Lombardia: una nuova legge per i servizi alla persona
Anche la Regione Lombardia si è dotata di una legge che regola il sistema dei servizi sociali alla persona. Il Consiglio Regionale ha infatti approvato a maggioranza la Legge 3/2008 "Governo delle rete degli interventi dei servizi alla persona in ambito sociale e sociosanitario", pubblicata ora sul Bollettino Ufficiale delle leggi regionali.
Un provvedimento preceduto da una lunga fase di confronto tra le organizzazioni sociali prima da parte della Giunta e poi della Terza Commissione del Consiglio durante la quale le associazioni delle persone con disabilità hanno espresso le loro osservazioni sia direttamente che attraverso il Forum del Terzo Settore.
La legge, come dichiara il titolo, si occupa di regolare la rete dei servizi che devono provvedere a "promuovere condizioni di benessere e inclusione sociale della persona, della famiglia e della comunità e di prevenire, rimuovere o ridurre situazioni di disagio dovute a condizioni economiche, psico-fisiche o sociali". Una impostazione che nonostante numerosi interventi e modifiche è rimasta inalterati nei vari passaggi che hanno portato all'approvazione del provvedimento.
Il testo della legge fa riferimento, già nei primi due articoli, a temi molto cari al movimento associativo delle persone con disabilità quali l'inclusione sociale, la personalizzazione delle prestazione, la presa in carico globale, la vita indipendente. Sarebbe interessante anche l'assegnazione ai Comuni del compito di organizzare il segretariato sociale, finalizzato a garantire la presa in carico, qualora venisse dotato degli strumenti per divenire un reale "punto unico di accesso" e di valutazione dei bisogni come l'affermazione del diritto della persona e della famiglia di essere coinvolti nella formulazione dei progetti che li riguardano.
Affermazioni che non hanno però modificato sostanzialmente un impianto normativo teso appunto a "governare la rete" dando per scontato che la rete dei servizi soddisfi a tutti i bisogni dei cittadini. In altre parole la legge dedica molto spazio alla descrizione e disciplina dei servizi esistenti, cercando di semplificarne il funzionamento e l'efficienza, non preoccupando di darsi strumenti per valutarne l'efficacia. Su questo aspetto critico si sono concentrate le osservazioni di grande parte del mondo del terzo settore che hanno richiesto interventi sostanziali di modifica.
Non è solo però l'impianto generale ad essere stato messo sotto osservazione; nel corso delle audizioni LEDHA ha presentato un documento che portava un proprio specifico contributo oltre quello già presentato dal Forum del Terzo Settore. In questo testo si richiedeva una netta assunzione del principio della necessità della presa in carico individuale e globale dei bisogni e dei diritti delle persone con disabilità, anche attraverso la istituzione di Sportelli unici di accesso ai servizi, e la riformulazione dell'articolo dedicato alla partecipazione alla spesa dei servizi in coerenza con il principio del riferimento al reddito della sola persona con disabilità.
Abbiamo già visto come nel testo approvato dal Consiglio alcune di queste preoccupazioni abbiano trovato risposta ma molte questioni cruciali rimangano aperte. La presa in carico viene annunciata come principio ma non viene previsto chi debba svolgere questa funzione, se non il segretariato sociale sopra accennato e con quali risorse e strumenti. Una lacuna che desta molte preoccupazioni anche perché si inserisce in un processo di riforma che tende a garantire il principio di libera scelta riducendo sempre più la distanza tra cittadino e l'ente erogatore del servizio, anche attraverso il sistematico ricorso al sistema dei titolo sociali e sociosanitari (buoni e voucher). In questo scenario il rischio che le persone con disabilità ed i loro familiari non trovino un supporto adeguato nella fase di elaborazione del proprio progetto di vita, che precede ed orienta la scelta dei servizi, appare molto di più di una preoccupazione.
Una prima risposta a questi timori verrà dalle modalità ed ai contenuti con cui la Giunta da una parte ed i comuni dall'altra daranno vita proprio al servizio di Segretariato sociale. Un servizio chiamato dalla stessa legge ad essere quel punto di riferimento per cui la presa in carico delle persone possa dirsi tale e che quindi dovrebbe offrire mezzi di valutazione, coinvolgere attivamente le persone con disabilità ed i loro familiari, governare il processo di presa in carico che deve essere globale e continuativa e quindi non può esaurirsi con l'invio della persona ad un servizio.
Sull'altro tema posto da LEDHA all'attenzione del Consiglio regionale, quello cioè relativo alla partecipazione alla spesa dei servizi, il testo approvato sembra in prima battuta accogliere le istanze del mondo associativo facendo riferimento alle "normative in materia di Indicatore della situazione economica equivalente (ISEE)" che come è noto prevedono il riferimento alla situazione della sola persona con disabilità. Un risultato positivo che viene completamente annullato da un richiamo esplicito alla partecipazione dei "soggetti civilmente obbligati secondo le modalità stabilite dalle normative vigenti." Un riferimento che va oltre persino al nucleo di familiari residenti per allargarsi a tutta la cerchia parentale citata dall'art. 433 del Codice Civile. Una norma inserita impropriamente dal Consiglio regionale nonostante la Magistratura a più riprese ne abbia affermato l'infondatezza dando ragione alle argomentazione delle associazioni. La speranza è che nel corso del confronto che la Giunta dovrà attivare per definire le modalità concrete di attuazione di questo articolo si possano definitivamente chiarire questi aspetti, dando finalmente una risposta positiva alle attese delle tantissime persone con disabilità che da anni chiedono solo di poter "pagare il giusto" per l'accesso ai servizi.
Un auspicio che in qualche modo può essere esteso all'insieme dei provvedimenti previsti dalla nuova legge regionale che dovranno essere adottati nei prossimi mesi e che ci si augura possano tenere conto in misura ancora maggiore del punto di vista delle persone con disabilità e dei loro familiari.