Lavoro e disabilità, i dati della nuova Relazione al Parlamento
I dati, relativi al triennio 2016-2018, fotografano la situazione pre-Covid. In Lombardia sono più di 77mila le persone con disabilità occupate, tante quanto l'intera macro-area Sud e Isole
Ha più di 50 anni, è uomo e vive in Lombardia. Svolge una professione esecutiva nel lavoro d’ufficio del settore privato. Ha un contratto a tempo indeterminato e full-time. È questo il ritratto del “tipico” lavoratore con disabilità che emerge dalla IX Relazione al Parlamento sull’attuazione della Legge 68/99, realizzata dall’Inapp (Istituto nazionale per l’analisi delle politiche pubbliche), su mandato del ministero del Lavoro e delle Politiche sociali. I dati su lavoro e disabilità in Italia, rispetto all’applicazione della legge 68/99, si riferiscono al triennio 2016-2018 e che “testimoniano gli effetti positivi delle riforme introdotte nel 2015 nel sistema del collocamento mirato, sebbene solo parzialmente attivate”, scrive l’agenzia Redattore sociale.
Con oltre 77mila persone impiegate nel 2018, la sola Lombardia occupa tante persone quanto l’intera macro-area Sud e Isole. Il dato, si legge nel rapporto, è in parte spiegato dalla presenza di un tessuto produttivo ad alta densità (che giustificherebbe però alti tassi in regioni con densità analoghe) ma anche dall’elevata presenza di persone con disabilità, che in Lombardia sono circa il doppio rispetto a regioni come il Piemonte o il Veneto”. Le persone iscritte all’elenco del collocamento mirato in Lombardia a fine 2018 erano poco più di 37mila, di cui circa 9.500 invalidi civili. Nel corso del 2018 sono state 5.071 le assunzioni di lavoratori con disabilità presso datori di lavoro privati e 84 quelli assunti nel settore pubblico. Nello stesso anno, tuttavia, le cessazioni di rapporti di lavoro ammontano a circa 1.700 unità.
I dati nazionali
A fine 2018 gli iscritti all'elenco del collocamento mirato erano poco più di 733 mila, un numero in linea con i dati rilevati nel biennio 2014-2015. Il 94% degli iscritti è rappresentato dagli invalidi civili, mentre il 60% delle persone iscritte al collocamento mirato provengono dal Sud e dalle Isole. In tutte e tre gli anni si registra una minore presenza di donne rispetto agli uomini, confermando una situazione presente anche negli anni precedenti. I cittadini stranieri superano le 150mila unità e rappresentano un quinto del totale degli iscritti dichiarati. "Un ulteriore dato utile riguarda la concentrazione dei titoli di studio sul livello medio-basso -si legge nella prefazione al rapporto-. Oltre il 50% degli iscritti termina il proprio percorso scolastico con la scuola dell'obbligo e arriva al massimo ad avere la licenza media o la qualifica professionale".
Gli avviamenti al lavoro presso datori di lavoro pubblici e privati comunicati nel 2016 sono stati 28.412, divenuti 34.613 nel 2017 e infine 39.229 nel 2018 (il 40% riguardano donne). In tutto il triennio il settore privato assorbe il 96% degli avviamenti complessivi. In generale, “l’andamento degli avviamenti mostra un evidente trend positivo nell’ultimo quinquennio, tra il 2014 e il 2018 – si legge nell’indagine - che appare in linea con le tendenze generali del mercato del lavoro, verosimilmente favorito anche dai processi di riforma normativa introdotti dal D.Lgs. 151/2015”.
Se si guarda ai livelli di occupazione prevale, a livello di genere, una disparità che penalizza le donne (41,2% di occupate in Italia rispetto al 58,8% degli uomini). Ma è interessante notare come tale disparità si concentri in alcune Regioni, fino ad arrivare a minimi in Calabria (29% di donne occupate), Molise (28%) e Campania (29,4%), Regioni in cui il gender gap si unisce ad un tasso di occupazione già di per sé basso.
Resta poi l’enorme tema dei cosiddetti “posti scoperti”: circa 145mila su un totale di oltre 500mila posizioni all’interno delle aziende private (piccole e grandi) e del settore pubblico che, per legge, devono essere riservate alle persone con disabilità circa il 70% sono stati coperti. Al 31 dicembre 2018 i posti scoperti all’interno del settore privato erano 112mila e circa 33mila quelli nel pubblico.