CDD e RSA, ancora limitazioni per le persone con disabilità
LEDHA chiede a Regione Lombardia di intervenire affinché le persone con disabilità possano ricominciare ad usufruire regolarmente dei servizi di cui necessitano. E ricevere le visite di familiari e parenti
Da settimane, l'Italia e la Lombardia sono tornate in "zona bianca". Da settimane la maggior parte delle limitazioni imposte ai cittadini per contenere la diffusione del Covid-19 sono cadute. La netta maggioranza dei cittadini italiani ha potuto quindi tornare a vivere una quotidianità in cui abitudini e comportamenti sono molto simili a quelli precedenti lo scoppio della pandemia sul posto di lavoro, in famiglia e nel tempo libero.
Ma non per tutti è così. Nonostante la Lombardia sia in “zona bianca”, molte persone con disabilità che frequentano i servizi semi-residenziali (ad esempio i Centri diurni o CDD) possono accedervi solo alcuni giorni a settimana, a rotazione con altre persone o a giorni alterni. Solo in alcune situazioni, questi servizi sono stati riattivati a tempo pieno e/o con forme alternative, in modo da garantire comunque il proseguimento complessivo delle attività. Allo stesso modo, sebbene la quasi totalità degli ospiti sia vaccinata, per chi vive all'interno di servizi residenziali (RSD) le possibilità di ricevere visite e di uscire sono ancora molto limitate.
A fronte di questa situazione, LEDHA-Lega per i diritti delle persone con disabilità ha scritto a Regione Lombardia per chiedere all'assessore al Welfare (Letizia Moratti) e all'assessore alla Famiglia, solidarietà sociale e disabilità (Alessandra Locatelli) di garantire a tutte le persone con disabilità, inserite all'interno di strutture semi-residenziali, di riprendere a frequentare a tempo pieno i servizi in cui sono inserite.
"Non ci risulta a oggi alcun tipo di indicazione da parte di Regione, pur trattandosi di una materia di sua competenza -si legge nella lettera-. Al fine di annullare queste disparità di trattamento rispetto al resto della popolazione, vi chiediamo di adottare tutte le misure necessarie al fine di garantire a tutte le persone con disabilità, in conformità con quanto stabilito nei loro progetti individuali, di frequentare a tempo pieno i servizi semiresidenziali in cui sono inserite”. Allo stesso modo, LEDHA chiede che le persone con disabilità “possano uscire dalle strutture residenziali, a parità di diritti con il resto della popolazione”.
Nello specifico, per quanto riguarda le persone fragili che vivono all’interno dei servizi residenziali (RSD e RSA), l’ordinanza del ministero della Salute dell’8 maggio 2021 ha stabilito le modalità con cui possono essere effettuate (in sicurezza) le visite all’interno delle strutture e le uscite degli ospiti. “Ci risulta che Regione abbia provveduto a promuovere, presso le strutture residenziali lombarde l’applicazione dell’ordinanza -scrive LEDHA-. Purtroppo, tale attività di comunicazione non ha sortito effetti positivi nei confronti delle persone con disabilità né dei loro stessi familiari. Infatti, le uscite e le visite sono ancora molto limitate, seppur si sia ora in una situazione di sostanziale controllo dell’emergenza e tutto il resto della popolazione non sia più sottoposto a restrizioni simili”.
“Riteniamo fondamentale che anche tutte le persone con disabilità, come con le stesse possibilità e limiti offerti agli altri, possano ricominciare ad usufruire regolarmente e completamente dei servizi di cui necessitano, nel rispetto dei loro interessi, delle loro richieste e delle loro esigenze specifiche, nonché ricevere visite dai propri familiari e amici all’interno delle strutture in cui risiedono e uscire in autonomia, senza quindi dover subire discriminazioni fondate sulla disabilità, sanzionabili ai sensi della Legge 67/2006”, conclude la lettera.