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Persone con disabilità

A cura di Ledha

Archivio notizie

25/07/2022

Gli impatti della pandemia da Covid-19 sui dititti delle persone con disabilità

Una ricerca internazionale ha indagato l'accesso ai servizi sanitari da parte delle persone con disabilità e le loro famiglie. Il focus su Italia e Lombardia

“I diritti delle persone con disabilità nel contesto di una crisi sanitaria” è il titolo di una ricerca internazionale promossa dall’università di Laval (che ha coinvolto ricercatori canadesi, francesi e italiani) con l’obiettivo di indagare l’accesso ai servizi sanitari da parte delle persone con disabilità e le loro famiglie durante la pandemia da Covid-19. Il tema è stato poco studiato e la ricerca -curata e diffusa in Italia da Fondazione orizzonti sereni (Fonos) e Dpi Italia con il contributo di Fondazione Cariplo- offre un primo spaccato di “come questa fascia di popolazione sia stata colpita da un carico sproporzionato di problemi rispetto agli altri cittadini, come ha affermato la commissaria europea all’Uguaglianza, Helena Dalli”.

La ricerca si è concentrata sul primo anno della pandemia (da marzo 2020 a marzo 2021), cercando di cogliere gli elementi essenziali di come le persone con disabilità di tutte le età non abbiano avuto un uguale attenzione e protezione rispetto agli altri cittadini. Prima di tutto nel campo della salute, ma anche in molte aree dei loro diritti (educazione, lavoro, assistenza). Dopo una prima parte di analisi dedicata al contesto nazionale, la ricerca ha concentrato la sua analisi sulla situazione in tre regioni italiane (Lombardia, Marche e Campania): “Quello che emerge da queste descrizioni è la disomogeneità della tipologia di welfare regionali, che giustifica le tensioni tra governo e regioni nella gestione della pandemia. Infatti, le pandemie riconosciute dall’Organizzazione mondiale per la salute sono di competenza dei governi. In Italia non è tanto il decentramento di competenze che ha creato dibattiti accesi, spesso inficiati da veri e propri interessi regionali conflittivi con i provvedimenti nazionali, quanto la diversificazione dei modelli di welfare che non consentiva di applicare i criteri di regolamentazione che si scontrava con varie difficoltà di applicazione a livello territoriale”, evidenzia la ricerca.

In Lombardia l’impatto della pandemia nella vita delle persone con disabilità e dei loro familiari è stato particolarmente forte e significativo: “Gli effetti del virus e delle diverse misure adottare per contenerne la diffusione hanno accentuato la disuguaglianza di trattamento e di opportunità per le persone con disabilità rispetto al resto della popolazione”, si legge nel capitolo della ricerca dedicato alla regione curato da LEDHA-Lega per i diritti delle persone con disabilità.

In estrema sintesi, durante il primo anno di pandemia le persone con disabilità hanno avuto, in caso di contagio, un minore e in alcuni casi nullo accesso alle cure, in particolare se anziane e ricoverate in servizi residenziali; hanno visto sospendere i servizi di sostegno (sia di carattere assistenziale sia quelli socio-educativi e riabilitativi) lasciando l’intero onere di cura ai familiari conviventi. Alunni e studenti con disabilità non hanno avuto supporti specifici per facilitare la frequenza scolastica a distanza, in particolare (ma non solo) nella seconda parte dell’anno scolastico 2019-2020.

I mesi del lockdown sono stati quelli più difficili, segnati da maggiori sofferenze e difficoltà, ma per le persone con disabilità la prima fase della ri-apertura ha visto una ripresa lenta e solo parziale dei servizi di sostegno a carattere domiciliare e semi-residenziale; mentre all’interno dei servizi residenziali, le persone con disabilità hanno visto proseguire il periodo di confinamento (con preclusa la possibilità di uscire dalle strutture e di ricevere visite da parenti e familiari), in alcuni casi per oltre un anno oltre al termine del lockdown generalizzato di cui ha potuto beneficiare il resto della cittadinanza. Anche la possibilità di accedere in via preferenziale alla vaccinazione anti-Covid-19 per le persone più fragili è arrivata solo a seguito di un’intensa pressione da parte delle associazioni maggiormente rappresentative verso le istituzioni.

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