Problemi con il personale e alla struttura dell'Rsd. La denuncia dei familiari
L'agenzia Redattore sociale ha raccolto le testimonianze dei parenti di 40 persone con disabilità ricoverate in una struttura a Bresso (MI). Difficoltà emerse durante la pandemia da Covid-19 e che non sono state risolte
Nei giorni scorsi la giornalista di “Redattore sociale” Chiara Ludovisi ha raccolto le testimonianze e le preoccupazioni di un gruppo di familiari (soprattutto fratelli e sorelle) di una quarantina di persone con grave disabilità che vivono nella residenza sanitaria per disabili (Rsd) “Il faro” di Bresso, in provincia di Milano.
Un lungo articolo pubblicato online raccoglie testimonianze dei parenti delle persone ricoverate nella struttura che si dicono preoccupati per il fatto che i loro cari non ricevano le attenzioni e le cure di cui hanno bisogno, che siano trascurati e soffrano di solitudine.
Secondo quanto denunciato dai familiari, le difficoltà nella struttura (che era stata inaugurata nel 1998) hanno iniziato a emergere con la pandemia da Covid-19 e da quel momento la gestione, affidata a una grande cooperativa, ha iniziato a presentare sempre più criticità in diversi aspetti.
“Da un anno a questa parte sono iniziati i problemi con il personale, soprattutto dell'area educativa: da inizio 2022 ad oggi si sono dimesse dieci persone, di cui le ultime due erano state assunte a gennaio. Accanto alle dimissioni, ci sono sempre più problemi legati alla struttura: perdite idriche, escrementi di topi nel controsoffitto e condizioni igienico-sanitarie che lasciano molto a desiderare: abbiamo sporto anche denuncia ai Carabinieri, ma senza ottenere risultati -ha raccontato GM a Redattore sociale-. Nei fine settimana accade spesso che, per mancanza di personale, gli ospiti restino a letto per 13, anche 14 ore”.
A sostenere le denunce dei familiari è anche la Commissione incaricata dal Comune di Bresso di monitorare il funzionamento della struttura, che ha inviato a Redattore sociale un lungo commento in cui sottolinea l’assenza di attività ricreative (come le uscite o le vacanze) ed evidenzia come a fronte di 40 persone ricoverate siano presenti appena tre operatori socio-sanitari con una sola persona per il turno notturno che inizia alle ore 21. “Sono sicura che questo non sia un caso isolato, ma una delle tante strutture che, soprattutto dopo il Covid-19, non riesce più a garantire ai suoi ospiti una presa in carico adeguata, dignitosa direi”, riferisce la Commissione.
R., mamma di un'ospite della struttura, racconta a Redattore sociale le difficoltà vissute durante la pandemia e denuncia la carenza di educatori: al momento ne sarebbero rimasti solo due, più la coordinatrice. “Quindi accade molto spesso che durante la giornata non sia presente alcun educatore, i ragazzi passano il tempo in salone senza sapere cosa fare, allo sbando. Questa situazione è pesante per loro, li rende nervosi, insofferenti, lamentano spesso di sentirsi annoiati -ha raccontato la donna-. Mia figlia, come tanti altri, vive con sofferenza questa situazione, i ragazzi si sentono trascurati e abbandonati. Più volte tali criticità sono state segnalate al Comune di Bresso, proprietario della struttura, dalla Commissione consultiva e dagli stessi parenti, senza che nulla sia migliorato. Chiediamo un maggior interessamento e controllo da parte del Comune, per migliorare lo stato di vita dei nostri cari”.
L’attuale gestore ha smentito a Redattore sociale ogni accusa: “All'interno della residenza, gli ospiti sono seguiti con cura, attenzione, personalizzazione degli interventi educativi ed assistenziali (…) Ogni eventuale problema tecnico o strutturale è stato tempestivamente preso in carico dandone informativa a tutte e famiglie e alla committenza, sempre garantendo tempestive soluzioni”.