Questo sito utilizza cookie. Proseguendo la navigazione si acconsente al loro impiego in conformità alla nostra Cookie Policy.
Informativa estesa         

Persone con disabilità

A cura di Ledha

Archivio notizie

08/09/2008

Un ponte che non porta tutti

La vicenda del ponte di Calatrava a Venezia
rischia di indebolire la cultura dell'accessibilità.

Un ponte per punti: una scheda per ricostruire la vicenda, le dichiarazioni di professionisti, opinionisti, politici e le mie riflessioni

Ecco la cronistoria, per situare nel tempo cosa è successo:

Parola alle parole. Ecco i virgolettati, le dichiarazioni di politici, eminenze ecclesiastiche, opinionisti e tecnici dopo il 25 agosto:

Cacciari, sindaco di Venezia, il 25 agosto, ha precisato in un briefing con gli operatori dell'informazione "Prendo atto di una situazione che non consente di inaugurare il Quarto Ponte come pensavo fosse bene per la città; credevo che la città apprezzasse che fosse il presidente della Repubblica a inaugurare un'opera che passerà alla storia come uno dei monumenti più significativi di architettura a Venezia; ma poiché alcuni settori pensano di manifestare contro, e con un presidente della Repubblica non possono esserci manifestazioni contro, l'inaugurazione non ci sarà, né ora né mai: non inauguro un'ovovia. E il ponte si aprirà quando sarà tutto pronto, la data la decideranno i Lavori pubblici". Così, il sindaco di Venezia, Massimo Cacciari, la conclusione della travagliata vicenda, che ha definito "un coccolone estivo"

Galan, presidente della Regione Veneto, il 1° settembre ha dichiarato che "Il ponte di Calatrava sul Canal Grande e' bellissimo e mi chiedo, sorpreso, perche' il Comune di Venezia ha rinunciato alla cerimonia d'inaugurazione. Non e' assolutamente vero che i veneziani sono contrari a quest'opera". E' un'opera tanto importante ed affascinante - secondo il governatore veneto - che il sindaco Ciacciari dovrebbe invitare tutto il mondo a vederla".

Giorgio Malavasi, opinionista di "Gente Veneta", settimanale della diocesi di Venezia afferma che "D'altronde, di fronte alla certezza delle proteste, che si poteva fare? Anche perchè una manifestazione di handicappati, o una bordata di fischi da persone in carozzella è oggi l'unico tipo di evento di fronte al quale nessun prefetto, nessun questore e nessun capo di vigili si sentirebbe di intervenire. Qualunque altro manifestante sarebbe allontanato e tenuto a bada, i disabili no. Il che dice di un problema pesante e tutto da affrontare".

Calatrava, il grande progettista del ponte ricorda, in conferenza stampa del 1° settembre che "i disabili potevano pensarci prima, ora è tardi per pensare a modifiche al ponte".

E Scola, patriarca di Venezia, il 2 settembre afferma che "il ponte di Calatrava mi piace moltissimo. Non entro nel merito di queste polemiche, del costo e degli aspetti tecnici ma e' bello che a Venezia di nuovo si possa inserire nell'antico".

Che dire di un sindaco che evita, di un presidente della regione che nega, di un patriarca che non entra nel merito di una polemica nata dalle persone con disabilità della sua città? Di un opinionista che commisera e di un architetto che dice che ora è tardi quando è dal 2002 che le persone con disabilità veneziane e italiane si battono per evitare questa vergogna. E poi Calatrava stesso, un anno fa, aveva dichiarato in un suo comunicato stampa esattamente il contrario, e cioè che all'inizio, tanto tempo fa, aveva proposto al Comune di Venezia di affrontare e risolvere progettualmente l'accessibilità del ponte, ma che il Comune aveva ritenuto sufficiente l'alternativa del vaporetto.

È mai possibile questo disprezzo per la verità e per i diritti? Certo, è possibile, perché i giornalisti non fanno il loro dovere e mandano in onda servizi televisivi "velina" su Cacciari e il suo ponte prediletto, liquidando la questione accessibilità in mezza frase, senza commento.

Come accettare che si parli di questo ponte come di un'opera d'arte contemporanea e nello stesso tempo non si capisca che è proprio questo il punto: se è un'opera d'arte tutti hanno diritto di fruirne perché è scritto nelle leggi, perché è stata realizzata con i soldi (tantissimi) di tutti, persone con disabilità comprese.

Dunque siamo a questo: una dichiarata e concorde insofferenza nei confronti delle ragioni di chi chiede semplicemente il rispetto delle leggi in vigore in Italia, e il rispetto della Costituzione. Anzi, a questo proposito, suona addirittura provocatoria la decisione della giunta veneziana di chiamare il ponte sul Canal Grande progettato da Calatrava "Ponte della Costituzione".

Comincio seriamente a pensare che nel riflusso ideologico generale stiano per essere risucchiate anche le minime conquiste di civiltà ottenute dal movimento delle persone con disabilità in Italia.

Il tono di Galan, di Cacciari, dell'opinionista del settimanale diocesano, è tale da non prestarsi ad equivoci: i disabili sono dei rompiscatole, non capiscono l'arte, non lasciano fare a coloro che sanno, e che possono. In fondo che cosa vogliono?

Nessun pensiero, nessuna riflessione sul perché mai le persone disabili abbiano insistito sull'accessibilità per tutti (non solo per chi è in sedia a rotelle, ma anche per anziani, ipovedenti e distratti a causa del lacunoso sistema di illuminazione notturna) di un nuovo ponte a Venezia. Il fatto è che le reazioni sono poche, rimangono fra persone che si stimano, che coltivano il diritto e il buon senso.

Un ponte che oltre a non portare tutti, sembra non importare a tutti.

E' dunque il momento che le associazioni delle persone con disabilità mettano in campo tutte le proprie energie migliori per evitare che la vicenda si concluda nel nulla o, peggio, in un secco arretramento culturale sul tema, decisivo, della progettazione inclusiva.

Un'impresa titanica, se si tiene conto della grande massa di stupidaggini, inesattezze, leggerezze, dette e scritte in queste settimane di fine estate. Ma un'impresa che ci tocca da vicino. Al momento le associazioni non sembrano attente a questo smottamento dei diritti, e credo che questa distrazione potrebbe nel futuro essere pagata a caro prezzo, non solo a Venezia, ovviamente.

Franco Bomprezzi - portavoce di LEDHA

Condividi: Facebook Linkedin Twitter email Stampa