Le "buone prassi" dell'ufficio scolastico di Bergamo
Leggendo il documento dell'Ufficio Scolastico Provinciale, redatto in vista del rinnovo del Piano di Zona 2009-2011 dell'Ambito 1 di Bergamo, non si può fare altro che condividerne scopi e metodi.
Si tratta di un'assunzione leale di impegni, in continuità con il lavoro già avviato e in un'ottica che le Associazioni delle persone con disabilità hanno sempre auspicato: la co-responsabilizzazione ed il lavoro in rete di tutti i "portatori di interesse".
Gli alunni prima di tutto, tutti gli alunni, nessuno escluso. Bambini, adolescenti e giovani, con uno sguardo particolare rivolto a quelli tra loro che manifestano particolari difficoltà: persone fragili, con comportamenti a rischio (protagonisti, attivi o passivi, di atti di bullismo, consumatori di sostanze psicoattive, vittime di abusi e violenze); stranieri e disabili.
Poi gli adulti: le famiglie degli alunni; i docenti; gli psicopedagogisti; gli operatori sanitari; gli assistenti educatori e gli operatori sociali degli Enti Locali; le realtà del Terzo Settore.
La scuola come centro di promozione non solo culturale, ma anche sociale e civile; come luogo di incontro di tutte le anime della società e di formazione per tutti, rispettoso delle esigenze e delle caratteristiche individuali di coloro che intende educare ed istruire, capace di valorizzare e non appiattire le differenze.
Alla disabilità il documento riserva un ampio spazio, ribadendo la volontà dell'Ufficio scolastico di concordare con gli operatori sanitari, gli Enti Locali e tutte le altre Agenzie Educative Territoriali le iniziative rivolte agli alunni con disabilità, dentro e fuori la scuola, in vista della costruzione del loro progetto di vita.
È insolito sentir parlare di "progetto di vita" e non solo di "progetto educativo individualizzato" (P.E.I.). Le famiglie degli alunni con disabilità sentono molto assillante il problema del tempo "libero" dei loro figli che spesso, soprattutto per i più gravi, è "vuoto": vuoto di amicizie, di impegni, di interessi e divertimenti. Occuparsi di questo, oltre che del tempo-scuola, e progettare un'armonizzazione tra attività scolastiche ed extrascolastiche significa soddisfare un bisogno fondamentale e compiere un intervento che avrà ricadute positive sul benessere generale dell'alunno e di chi gli sta accanto a casa e a scuola.
È proprio ciò che prefigurava l'articolo 14, oggi largamente inapplicato, della Legge 328/2000, demandando ai Comuni il compito di predisporre, su richiesta degli interessati (i disabili e le loro famiglie, in caso di minori) un progetto individuale di vita in cui contemplare, in modo dinamico e con attenzione all'evolversi dei bisogni con il procedere dell'età, tutti gli interventi messi in atto in modo coordinato per promuovere "nei percorsi dell'istruzione scolastica o professionale e del lavoro" il benessere e la piena integrazione delle persone disabili prevista dall'articolo 3 della Legge 104/92.
L'attivazione per il 2008-2009, da parte del Piano di Zona dell'Ambito 1 di Bergamo, di una équipe socio-psicopedagogica multifunzionale , già felicemente collaudata nel biennio precedente, con compiti di formazione, consulenza, ricerca e orientamento a insegnanti, genitori, assistenti educatori , operatori sociali e associazioni, rappresenta uno strumento efficace, insieme alle altre misure che il Piano di Zona dovrà predisporre, per realizzare questo obiettivo.
L'équipe ha sede presso il Centro risorse e documentazione per l'integrazione a Bergamo (in via per Azzano 5, zona Colognola, nella sede dell'Istituto superiore "Belotti"), finanziato dalla Provincia di Bergamo e dall'Ufficio scolastico provinciale a seguito di protocollo di intesa del 2003.
Nella stessa direzione l'ampia iniziativa "Spazio risorse Autismo", con gli articolati sotto-progetti per l'autonomia, il tempo libero, la musicoterapia orchestrale e l'orientamento professionale, ma anche la recente pubblicazione dell'opuscolo "Guida per l'inclusione degli alunni disabili" realizzata dal Gruppo di lavoro dell'Ufficio Sostegno alla persona e Interventi educativi dell'Ufficio Scolastico Provinciale di Bergamo.
Gli alunni con disabilità vivono gran parte delle loro esperienze, non solo fisiche ma anche psicologiche, in luoghi e situazioni che i loro compagni di scuola spesso ignorano: ospedali, centri di riabilitazione, ma anche famiglie spesso lasciate sole ad affrontare al loro interno e all'esterno problemi "più grandi di loro".
La scuola che conosce e fa conoscere agli altri alunni e alle loro famiglie il vissuto dei compagni con disabilità, soprattutto se grave o gravissima, e le difficoltà che essi incontrano ad inserirsi nei vari contesti di vita, crea, come dice il Documento, la "cultura della differenza" e facilita le relazioni all'interno del gruppo classe; la scuola che accompagna, ascolta e valorizza la competenza delle famiglie, ne allevia il compito di far fronte in solitudine alla cura e all'educazione dei figli; la scuola che parla con i professionisti della sanità e gli operatori dei servizi sociali dei Comuni contribuisce a creare un linguaggio comune e modalità di operare condivise; la scuola che mette a disposizione figure competenti e motivate (dal dirigente scolastico, ai docenti, curricolari e di sostegno, agli ausiliari addetti all'assistenza di base) e si predispone per l'accoglienza, contribuisce alla piena inclusione degli alunni con disabilità.
Come Associazioni di persone con disabilità ci auguriamo che le buone prassi e i buoni propositi, che traspaiono dal Documento dell'Ufficio scolastico provinciale di Bergamo e sono in piena sintonia con l'articolo 24 della Convenzione ONU sui diritti delle persone con disabilità, non vengano ostacolati dagli annunciati tagli di risorse previsti dalla Finanziaria 2009 e dai Piani programmatici e Schemi di regolamento di razionalizzazione ad essa correlati.
Donatella Morra - Rappresentante Ledha presso il Gruppo di Approfondimento Tecnico sul percorso di integrazione scolastica dell'alunno disabile