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Persone con disabilità

A cura di Ledha

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05/03/2010

Le avventure di Mister Noir: Mors Ridens

Un nuovo appassionante episodio del primo eroe/detective con disabilità della letteratura italiana, creato dallo scrittore Sergio Rilletti. L'appuntamento è ogni venerdì su Personecondisabilità.it

Prologo

Ore 22
Il vasto salone scintillava di luminosità, i cristalli Swarovski che tempestavano i lampadari riflettevano la luce da ogni sfaccettatura, e Stefano Biovisi, uomo d'affari famoso per la sua compostezza e serietà, stava conversando con Madame Beauvoir, affascinante nobildonna di origini francesi nonché padrona di casa.
L'uomo stava spiegando, con molta perizia, come aveva fatto ad incrementare il giro d'affari della propria società. Ogni parola scivolava via con sobrietà, com'era caratteristico del suo stile.
Un giovane cameriere, abile come un giocoliere, volteggiava tra gli invitati reggendo un vassoio carico di calici di champagne. Lui offriva, ogni invitato prendeva il bicchiere più vicino, e lui volava verso nuovi astanti. Il vassoio si svuotava, ma i due calici centrali, che, seguendo le istruzioni del maggiordomo, avrebbe dovuto servire per ultimo a due personaggi in particolare, con destrezza restavano sempre lì.
Mentre il cameriere continuava le sue evoluzioni, Madame Beauvoir era sempre intenta a conversare col suo interlocutore. -- Quindi, secondo lei, -- disse l'elegante signora, -- l'espansionismo criptico è una tecnica consigliabile al mercato moderno? -
Biovisi, dentro di sé, rimase perplesso, era la prima volta che sentiva quel termine, ma non batté ciglio (non più del necessario almeno), e, dato che la donna si riferiva comunque alla sua teoria, sciorinò una risposta perfettamente plausibile con il suo pensiero. - Be'... sì. Ogni azienda dovrebbe avere un assetto ergonomico, in modo da poter dipendere solo da se stessa. -
Il cameriere si presentò loro con una giravolta e gli ultimi due bicchieri rimasti sul vassoio. Una ragazza prosperosa e maldestra urtò violentemente il cameriere: lui perse l'equilibrio, passò tra i due prestigiosi astanti per recuperarlo, e si rigirò verso di loro. - Pardon! -
Madame e Biovisi si servirono, e lui bevve un sorso, quel tanto che bastava per umettarsi le labbra. - ...Un'azienda che si ripiega su se stessa, adatta per un dépliant - disse, concludendo il suo discorso. E sorrise.
Madame inarcò un sopracciglio: per la prima volta nella sua carriera, quell'uomo aveva fatto una battuta.

 

1. Un Non-Morto come cliente

Ore 10 del giorno dopo.
La ragazza dai lunghi capelli castani e lo sguardo ridente entrò nell'edificio e tenne loro aperta la porta. Biovisi e gentile consorte entrarono, e tutt'e tre si infilarono all'ascensore.
La ragazza chiese a che piano dovessero andare (-- Terzo, ma non piano: in fretta! - rispose l'uomo, galvanizzato), e premette il pulsante.
-- Grazie - disse l'uomo.
-- Prego - rispose la ragazza.
-- Come vuole - concluse lui; e trattenne a stento una risatina nervosa.
La ragazza inspirò profondamente, inarcò le sopracciglia, e, con un'espressione che esondava pazienza da tutti i pori, si voltò dall'altra parte. Sperava che non fosse vero, sperava che quella coppia dovesse andare in uno degli altri due appartamenti che c'erano su quello stesso piano, ma aveva l'orrendo sentore che quello fosse proprio un aspirante cliente del suo capo.
L'ascensore arrivò, e lei si avviò a passi lunghi e ben distesi verso la porta di fronte. Suonò il campanello, e le aprì una donna peruviana tarchiata di mezz'età. - Buongiorno, seňorita Elena! -
-- Grazie per l'augurio, Consuelo - rispose lei quasi ridendo e avviandosi a grandi passi verso lo studio del suo capo.
Consuelo fissò i due individui, un uomo e una donna, fermi davanti alla porta e davanti a lei. - Ehi, seňorita! Sono con lei questi due seňores? -
Elena alzò la mano sinistra e scosse la testa, come per dire "Non voglio neanche pensarci!".

Mister Noir, sulla sua possente carrozzina elettrica, troneggiava alla scrivania del suo ufficio quando vide arrivare Elena. Era stranamente trafelata, come chi vuole fuggire da un conoscente indisponente, ben sapendo però di non avere scampo. - Problemi? - chiese lui.
-- Sì. Aspirante cliente in vista, ancora più strambo dei soliti. -
-- In che senso? -
In quel momento sentì la voce squillante di Consuelo Gomez avvicinarsi. -- Sì sì, certo che c'è. Vi intenderete di sicuro: anche lui fa molte bathute - disse, finendo la frase sulla porta dell'ufficio.
-- Ah, che piacere conoscerla, Mister Noir! Ho sentito parlare molto di lei! - esclamò l'uomo, stringendogli vigorosamente la mano tra le sue. - E lei di me? -
-- Ha un nome? -
-- Certo! - E scoppiò a ridere. - AH! AH! AH! Che bella battuta ho fatto! -
Mister Noir scoccò uno sguardo inceneritore a Consuelo, per aver osato paragonarlo a lui: lei se ne andò all'istante.
-- Forse, amore, è meglio che parli io - intervenne la donna; poi, rivolgendosi al detective, aggiunse: - La situazione è molto grave --.
-- Vedo. -
-- Fino a ieri non era così, era serio e compito, un luminare dell'alta società, molto apprezzato e ben voluto da tutti; poi, ieri sera, siamo andati ad un party di Madame Beauvoir... e si è ridotto così; o meglio: l'hanno ridotto così. - E scoppiò a piangere, producendo soltanto un delicato rumore di stantuffo nel soffiarsi il naso.
Mr. Noir ed Elena Fox si guardarono un momento, poi lei parlò. - Sì, signora... - disse, cercando di assumere un tono docile e particolarmente conciliante. - Ma non riusciamo a capire perché siete venuti qui! -
La donna assunse un'espressione grave. - Mio marito è stato avvelenato. - Si interruppe un momento. - Quando eravamo alla festa, mio marito stava conversando con Madame Beauvoir, quando, ad un certo punto, contravvenendo alla sua etica professionale, ha elargito una battuta di spirito. Capisco che voi non ci troviate nulla di strano, -- proseguì vedendo le espressioni dei due investigatori, -- ma mio marito faceva della serietà un punto di forza: sosteneva che solo la perenne compostezza in tutte le occasioni poteva garantire l'affidabilità di una persona. E infatti aveva ragione. Con il suo comportamento è diventato un punto di riferimento per tutti i dirigenti d'impresa. -
-- Signora, continuiamo a non capire: perché dice che suo marito è stato avvelenato? - intervenne di nuovo Elena Fox.
-- Ha cominciato ieri sera, al party, con una leggera battuta a Madame Beauvoir; ma poi ha continuato, e più il tempo passava più la situazione peggiorava. Giunti a casa gli ho dato un tranquillante; speravo che con un buon sonno tornasse alla normalità, invece niente: il sonno gli ha fatto incrementare le forze, e le battute sono aumentate. L'ho portato al pronto soccorso del Sacco, ma l'attesa era interminabile... e quando, dopo un po', mio marito ha visto un certo infermiere, ha iniziato a gridare e ad inseguirlo: l'infermiere si è dato alla fuga, e mio marito è fuggito dall'ospedale ridendo come un pazzo. - Si fermò, per guardare le espressioni impassibili dei due detective; poi continuò. -- L'ho raggiunto, e insieme siamo andati dal dottor Matteo Bulnaghi, nostro amico e medico generico, e lui... dopo avergli spalancato gli occhi scrutandoli con una luce e un'espressione da far spavento... mi ha preso in disparte e mi ha annunciato che Stefano era stato avvelenato, che ormai aveva solo 12 ore di vita, e che solo il suo assassino poteva salvarlo. E, detto ciò, ci ha indirizzato da lei - concluse, guardando Mister Noir.
-- Mi dispiace signora, glielo dico con la morte nel cuore, ma io non sono l'assassino di suo marito. -
La donna si raddrizzò sulla sedia, scandalizzata; Elena intervenne immediatamente. - Vuole assumerci, signora? -
-- Certo. -
-- Quando siete andati dal dottor Bulnaghi? -
-- Circa mezz'ora fa. --
Mister Noir si sporse sulla scrivania. - Dovremmo dare la caccia ad un presunto assassino di un non-morto, nella speranza che si redima e ci dia l'antidoto??? -
-- Esatto. -
-- Ah! Ci sarà da morir dal ridere! -
La donna lo guardò inorridita; Elena, sempre in perfetta sintonia con l'imbarazzo del cliente, sorrise a occhi e bocca chiusi, e disse: -- Ehm!... Sono sicura che andrà tutto bene, non si preoccupi! --.
Mr. Noir cominciò a fissare la nuova cliente come chi sta aspettando qualcosa, lei lo guardò tra l'infastidita e l'imbarazzata. - Be', ho dimenticato qualcosa? -
-- Sì. Di presentarvi - disse.
E la donna cominciò a decantare le incredibili gesta imprenditoriali di suo marito. Mister Noir cominciò a guardare l'orologio.
Una cosa comunque era certa: entro le 9.30 di quella sera, o entro le 21.30 se preferite, in un modo o nell'altro quel caso sarebbe stato chiuso.

 

2. Infauste coincidenze

Ore 11
Mister Noir ed Elena Fox entrarono nella sala d'attesa del dottor Bulnaghi. Tutte le sedie erano occupate; Elena, mostrando il tesserino d'identificazione con la destra, e spingendo la carrozzina del suo capo con la sinistra, andò dritta e senza indugio dalla giovane segretaria del medico, bruna e di bell'aspetto, che alzò subito il dito indice e sparì dietro la porta alle sue spalle; un attimo dopo ricomparve e li fece accomodare.
La scrivania era proprio davanti alla porta, l'ambiente era bianco e "asettico": se un moscerino si fosse depositato su un muro, sarebbe stato individuato e annientato all'istante. Appena li vide, il dottore andò loro incontro e strinse la mano a entrambi: era un saluto caloroso, quasi confidenziale, che non sfuggì a Mister Noir. -- Salve, che piacere conoscervi! Siete venuti per conto del signor Biovisi, immagino. -
-- No, siamo venuti per conto nostro. -
Prima che il sorriso del dottore potesse congelarsi, Elena disse: -- La signora Biovisi ci ha detto che secondo lei suo marito è stato avvelenato. -
Il medico abbassò lo sguardo e cominciò a stropicciarsi le mani. - L'ho visitato. Il cuore batte molto più veloce, non può reggere così: tra meno di 11 ore morirà... Sì, è stato avvelenato. Ma non in modo tradizionale... --
Non in modo tradizionale??? Elena aggrottò le sopracciglia.
-- ...Stefano Biovisi è appassionato di magia nera. --
Elena gonfiò le guance prima di emettere un lungo sbuffo liberatorio.
-- Sì, lo so. Siete già stati coinvolti in una vicenda di magia nera e sette sataniche: me l'ha detto un nostro amico in comune. -
-- Chi, un consigliere? -
-- Nooo, un prete - rispose Bulnaghi non capendo la battuta. - Don Fausto, don Fausto Giglio; vi ricordate di lui, vero? - disse sorridendo; poi, tornando sull'argomento: -- Ma non parliamo di questa vicenda, qui; aspettatemi al bar qui di fronte, tra un'ora. -
I due detective rimasero impietriti: l'ultima, nonché la prima, volta che avevano incontrato don Fausto avevano dovuto affrontare la collera dello spirito di un uomo che non era mai nato, proveniente dal Medioevo .

Ore 12.10
Seduti al tavolo di un bar, nell'attesa dell'arrivo del dottor Bulnaghi, i due investigatori stavano consumando il loro pranzo a base di un panino a testa: con insalata mozzarella e pomodoro lei, con tutto il resto lui.
-- A cosa stai pensando? - chiese Elena, prima di addentare il suo panino.
-- Ai thriller e alle soap opera. Nei thriller, se qualcuno dà appuntamento al detective per dirgli qualcosa di vitale importanza, muore prima; e nelle soap opera, se un personaggio viene ricordato con insistenza, ricompare... anche se è gia morto. -
-- Scommetto che è una teoria del tuo biografo - disse lei con un velo di ironia, prima di dargli da sgagnare il panino.
-- Sì, perché? - rispose lui prima di addentarlo.
-- Bah!... così! - esclamò lei facendo volteggiare la mano con noncuranza.
Elena non riuscì ad addentare di nuovo il suo panino: sentì un tonfo, focalizzò la scena di fronte a lei, e vide il corpo del dottor Bulnaghi sbalzato per aria da un'auto che fuggì via. Elena corse accanto all'uomo, che le disse soltanto tre semplici parole, poi spirò.
La detective tornò indietro e, dopo essersi schiarita la voce, disse: -- Il dottore mi ha detto tre parole: Don Fausto Sa --.
No, non era possibile: il dottore era morto, e loro avrebbero dovuto incontrare di nuovo don Fausto. Tra tutte le teorie che sparava il suo biografo, proprio quella doveva essere esatta!

Ore 12.45
Giunti a casa di don Fausto, Elena suonò il campanello. Si sentirono dei passi avvicinarsi, e la porta si aprì: alto, moro, e col pizzo tagliato concavo sulle guance, don Fausto apparve in tutta la sua mefistofelica bruttezza. Appena li vide, don Fausto li fece entrare, in un atto di genuina, burbera ospitalità.
Elena piazzò il suo capo accanto al divano, e lei si accomodò al posto immediatamente alla sua destra.
Don Fausto li raggiunse, e assunse un'espressione grave. - Siete venuti per il dottor Bulnaghi, vero? -
-- Non proprio - rispose Mr. Noir. - Siamo qui per Stefano Biovisi. -
-- E chi è? -
-- Un serissimo dirigente d'impresa che rischia di morir dal ridere. -
Il prete aggrottò le sopracciglia: non gradiva molto le battute di Mister Noir. Elena intervenne. - Sì. Bulnaghi era il medico generico di Stefano Biovisi, e, poco prima di morire, ci ha detto che l'imprenditore è appassionato di magia nera, che morirà... -- consultò l'orologio -- ...tra meno di 9 ore, e che lei, don Fausto, sa! -
Il prete mugolò in tono grave: i due detective non erano andati a consultarlo come sacerdote, né come amico della vittima, ma come esperto di esoterismo. Scomparve dietro una porta; ricomparve subito dopo con un libro di grande formato, nero; si sedette sul divano di fronte a Elena, e l'aprì con sicurezza ad una pagina già selezionata. Vedete? - disse posando il libro sul tavolino, e voltandolo dalla loro parte: la pagina, rigorosamente scritta in latino, mostrava il disegno del muso ridente di un'orribile iena ridens, dove, sopra e sotto, campeggiavano due parole: MORS RIDENS. - Questo è un veleno voodoo che si ottiene attraverso la distillazione del sangue della iena maculata, detta anche iena ridens. E' trasparente e insapore... --
-- Mh! Meglio della cicuta! - approvò Mister Noir.
-- ...E provoca degli effetti devastanti, come la perdita della memoria e battute sempre più deliranti. - Si fermò un momento. - Però questo veleno ha un punto debole. Come ho detto si tratta di voodoo, il distillato di sangue di iena dev'essere sottoposto ad un rito magico, che assorbe e conserva l'essenza dell'anima di chi effettua il rito. -
-- Non posso far vomitare l'anima al mio cliente per scoprire il suo assassino: non mi pagherebbe. -
Don Fausto gli lanciò un'occhiata irata. - Come ho detto poco fa, la vittima perde la memoria, ma dentro di sé contiene l'essenza dell'animo dell'assassino, quindi questo Biovisi sa perfettamente chi è il suo assassino... senza però immaginarlo. -
- E questo sarebbe il punto debole? -
-- Sì. Perché lui può guidarvi dal suo assassino. Non potete chiederglielo apertamente, ma se lo fate parlare, e riuscite a districarvi in quello che dice, lui vi porterà a chi l'ha avvelenato e, quindi, all'antidoto. E' inevitabile. -
Mr. Noir si allungò sulla carrozzina, incrociò i piedi, e guardò l'orologio appeso alla parete: stando alle parole di don Fausto lo aspettavano 8 ore e 40 minuti d'inferno.

 

3. La morte vien ridendo

ore 13.10
I due investigatori si recarono subito dai coniugi Biovisi per aggiornarli sulle eclatanti novità.
-- Come "appassionato di magia nera"? - esclamò la signora.
-- Signora, la prego, si scandalizzerà alle 9.30 di stasera. Ora ci dica chi frequenta suo marito - disse Elena.
-- Mio marito frequenta tutta gente dell'alta società, soprattutto medici e scienziati. -
-- Chi? - incalzò il detective.
-- I suoi amici sono il professor Mandriani, esperto zoologo, e il dottor Buonvita, biologo all'Istituto Auxologico. Sono loro che Stefano frequenta di più. --
Mr. Noir guardò incuriosito Biovisi, e poi si rivolse alla moglie. - Ma suo marito non parla più? -
-- Da quando gli ho detto che parlavo io si è spento. -
-- Bene, lo riaccenda! -
La donna lo guardò con due occhi grandi così.
-- Era così simpatico - azzardò Elena, voltandosi subito da un'altra parte.
La donna guardò stupita pure lei.
-- Se vuole salvare suo marito dobbiamo parlare con lui, quindi lo riaccenda e seguiteci tutt'e due! - tagliò corto Mister Noir.
La donna non ebbe il tempo di sbigottirsi: il cellulare di Elena suonò: era il commissario Cordieri.

Ore 13.43
Al di là della sua scrivania, il commissario faceva saettare lo sguardo dalla coppia di investigatori alla coppia che era con loro. -- Chi sono? -
Mr. Noir li guardò distrattamente per un attimo. - Lui è un non-morto in attesa di traslazione, lei è la sua futura vedova; sono nostri clienti, e glieli abbiamo portati qui perché potrebbero esservi utili sul caso per cui ci avete convocato. -
-- E come mai questa sollecitudine? -
-- Perché abbiamo meno di 8 ore per trovare il suo assassino e l'antidoto prima che lui, il non-morto, muoia. -
Cordieri rimase immobile, esasperato. -- Vabbe', comunque, cosa sapete della vittima: il dottor Matteo Bulnaghi? -
Stefano Biovisi latrò: -- Che ora è più morto di quando era vivo --, e rise istericamente.
-- Grazie - rispose seccamente Cordieri.
-- Eh, "grazie"! Tre grazie. Come la Nina, la Pinta, e la Santa Maria. -
Il commissario guardò Mr. Noir tra l'incuriosito e l'infuriato, che, col suo solito aplomb, spiegò: -- E' un effetto collaterale del veleno che ha ingerito: lo fa diventare umorista, e più passa il tempo più l'effetto peggiora --.
-- Ok, allora spicciamoci! -
Elena lo aggiornò velocemente sullo strano caso di Stefano Biovisi e su quanto avevano scoperto in quelle poche ore.
-- E chi sono questi due professori, Buonvita e Mandriani? - domandò alla signora Biovisi.
-- Sono rispettivamente un biologo e uno zoologo, amici di mio marito. -
-- Sì sì. Amici per la pelle altrui - blaterò Biovisi.
Il commissario guardò interrogativamente la donna.
-- Stanno lavorando insieme allo studio di un nuovo farmaco - spiego lei.
-- Conoscevate la vittima? --
-- Io, praticamente no. In effetti era più amico di Stefano che mio. -
-- E di Antonia Moretti, la sua assistente, cosa può dirci? --
-- Poco di più. La vedo sempre ai ricevimenti di Madame Beauvoir. Mi sembra una ragazza fuggevole: ci fa sempre divertire con le sue dissertazioni sugli uomini, ma quando parla di sé resta sempre sul vago. Probabilmente ha un fidanzato, un ragazzo che lei chiama "Il Guaglione", col quale si vede spesso in un locale e che, a quanto dice, pende dalle sue labbra. In effetti sono un po' stupita che Madame la inviti ai suoi cocktail: non appartiene al nostro rango. --
-- Va bene, va bene. Per ora potete andare, ma rimanete a disposizione - li congedò sbrigativamente Cordieri vedendo che Biovisi stava fremendo.
Mister Noir guardò l'orologio: erano quasi le 14.

 

4. Alla ricerca di Cuccuruddu

Ore 14.13
Mentre Elena Fox guidava con destrezza per le strade di Milano in direzione dell'ospedale Sacco, a Mister Noir vennero due flash: l'inseguimento di un infermiere da parte del suo cliente, e l'investimento del povero dottor Bulnaghi. Secondo don Fausto, il subconscio di Biovisi era in possesso del nome del colpevole.
Possibile che quell'infermiere c'entrasse qualcosa? Certo, perché no!
- Saprebbe riconoscere l'infermiere che suo marito ha fatto scappare? -
-- Certo, perché no? -
Se non altro erano in sintonia. Consultò il suo orologio: erano le 14,15. - Elena, accelera, dobbiamo arrivare prima del cambio turno. --
Il turno cambiava alle 15.

Arrivare al pronto soccorso del Sacco è facile, e anche accedere all'accettazione è semplice, ma farsi accettare come persone dai volontari e dal personale paramedico è molto più complicato.
Il quartetto si presentò al banco dell'accettazione. - Si ricorda di me, vero? - si presentò la signora Biovisi. -- Sono venuta stamattina con mio marito. -
-- Sì, mi ricordo di voi, - rispose la corpulenta infermiera, inarcando un sopracciglio in un'espressione estremamente arcigna, - ma ve ne siete andati, e quindi avete perso il turno. -
-- Sì, ma ora vorremmo ritrovarlo. Dov'è? - esclamò Biovisi con un'aria svanita. L'infermiera si arcignò ancora di più.
-- Senta, è importante - riprese la moglie, mentre Biovisi si guardava attorno. - Stiamo cercando un infermiere biondo ossigenato che era di servizio prima. -
-- Si rivolga alla polizia. Avanti un altro - rispose l'infermiera, con la stessa espressività e solerzia di un dispensatore automatico di merendine guasto.
-- Guardi che è molto importante... - tentò di riprendere la signora Biovisi.
-- Senta, io la capisco, la capisco molto, ma... si guardi intorno: le sembra un commissariato questo? --
Proprio mentre la signora e i due investigatori si stavano guardando chiedendosi se fossero capitati nel reparto psichiatrico, una voce femminile dallo spiccato accento napoletano risuonò altisonante. - Uhè, compaisà! Sei ancora accà? -
I due detective e gentile signora si voltarono verso quella voce, e videro una donna sui 45 anni, mora e riccia, non molto alta ma dall'aspetto prorompente come il suo carattere, avvicinarsi in divisa da volontaria. - Ma non eri scappato da questa gabbia di matti? -
L'imprenditore la guardò in modo simpaticamente attonito.
- Salve, signora Anna, è un piacere rivederla - disse la donna stringendole calorosamente la mano.
-- Signòra, non chiamatemi Signòra, che mi fate sentire più anziana di quello che sòno! -
-- Noi siamo tornati qui per trovare un infermiere che era di servizio stamattina... --
-- Chi, quello che ha fatto scappare? - esclamò, quasi ridendo, indicando Biovisi.
-- Sì. Lo conosce? -
-- Certo, lo conosco benissimo: si chiama Pasquale Cuccuruddu, milanese doc da tre generazioni, e lo stavo proprio cercando. - Non era vero, che lo stava cercando, ma doveva dirlo a beneficio delle orecchie burocratiche dell'infermiera all'accettazione. - Avanti, seguitemi! -
Anna si avviò a grandi passi verso il reparto, premette il pulsante che apriva la grande porta scorrevole, e iniziò a percorrere, seguita dall'allegra combriccola, il lungo corridoio-anticamera del Pronto Soccorso.
Mister Noir consultò l'orologio: erano le 14,50.
Anna cominciò ad aprire e a richiudere tutte le porte, ogni volta che incontrava lo sguardo incuriosito, e magari a volte un po' infastidito, di pazienti, astanti, medici, e infermieri.
Poi, ad un certo punto, incontrò due volontari che trasportavano un uomo su una lettiga con una flebo. - Ciao, ragazzi, come va? Istu è un mio compaisà. -
-- Un tuo compaisà, Anna? - domandò quello alla testa della lettiga, sorridendo.
-- Certo. Tutto il mondo è paese, quindi istu è un mio compaisà. - Si fermò un momento con uno sguardo divertito. - Anche iddu è un mio compaisà -- disse vedendo un dottore algerino transitare accanto a loro.
-- Ciao, sorella - disse il dottore.
-- Ciao, fratello - rispose lei. - Visto? Siamo addirittura parenti! - Poi, facendo un gesto sbarazzino con la mano, come per cancellare tutto e tornare indietro, disse: -- Vabbuo', ragazzi; noi stiamo cercando Cuccuruddu. Addo sta? -.
-- Nella sala infermieri. Ma se ne sta andando. -
Il gruppo si fiondò subito nella sala infermieri. C'erano due infermieri giovani, un lui e una lei, e il capo-reparto, alto e brizzolato, che sbraitò: -- Che cosa succede qui?! --.
Nessuno parlò, ma alla vista del giovane infermiere biondo ossigenato, Biovisi emise un piccolo strillo e svenne.

 

5. Un biondo "oscuro"

Ore 15
Mentre Biovisi, seguito dalla moglie, era stato portato via per farlo rianimare, i due detective erano rimasti soli con Anna, il capo-reparto, la capo-infermieri, e Pasquale Cuccuruddu.
Il capo-reparto continuava a spostare lo sguardo da Elena Fox a Mister Noir, cercando di capire se stessero scherzando. Alla fine guardò Pasquale, che a sua volta guardò tutt'e tre con aria smarrita. - Io non l'ho mai visto prima - disse, riferendosi a Biovisi.
-- Ne sei proprio sicuro? -
Il biondo ci meditò un po', poi confermò.
-- Sappiamo che Stefano Biovisi frequenta abitualmente il professor Buonvita e il professor Mandriani, li conoscete? -
-- Non possiamo certo conoscere tutti i dottori di Milano! - rispose allegramente il capo-reparto.
L'investigatore portò la sua attenzione su Cuccuruddu, che però negò con veemenza: vero o falso che fosse, il ragazzo non avrebbe mai contraddetto le parole di un suo capo.
Un bravo guaglione!
Fu inevitabile: questa sua considerazione si sovrappose a ciò che aveva detto la signora Biovisi a proposito di Antonia Moretti. L'infermiera, a detta della donna, aveva un ragazzo, probabilmente ancora in fase di corteggiamento, che incontrava spesso in un locale: Mister Noir decise di tentare quella strada. - Immagino che tu esca alla sera. -
-- Sì, perché? -
-- Dove vai di solito? -
-- Ovunque. -
-- Sì, ma avrai un locale preferito. -
-- L'Honky Tonks, in zona Sempione. Bella musica, deliziose cameriere, buoni cocktail. -
-- Ci vai spesso? -
-- Sì. -
-- Ti sei fatto degli amici in quel locale? -
Si affrettò subito a rispondere di no.
Mr. Noir si fermò, pensoso. Il ragazzo aveva mentito. Perché?
I due investigatori chiesero dove avevano portato Stefano Biovisi, e si congedarono, ringraziando soprattutto Anna per l'interessamento.
-- Tuttoapòsto! - rispose lei.

Giunti in una stanza, i due detective videro Biovisi attaccato al cardiofrequenzimetro, un apparecchio per monitorare la regolarità dei battiti cardiaci, con le cannucce dell'ossigeno infilate nel naso; sua moglie era accanto a lui. - Dovrà stare qui fino alle 8, poi i medici decideranno cosa fare. -
Elena elargì uno splendido sorriso al malato. - Non si preoccupi, andrà tutto bene. Noi ora andiamo in giro a fare qualche domanda, ci vediamo dopo. -
Ripassando davanti alla sala infermieri, il detective notò che Cuccuruddu era sparito mentre Anna era ancora dentro ad ascoltare la severa ramanzina dei suoi capi, con la tipica espressione di chi, una volta uscito da lì, avrebbe ricominciato a servire al meglio gli altri... indipendentemente dalle regole.
Mr. Noir guardò l'orologio: erano quasi le 15,15. Mancavano 6 ore e 15 minuti alla morte di Stefano Biovisi, e le prossime cinque ore avrebbero dovuto farle fruttare senza il suo delirante aiuto.

 

6. Mister Noir da Madame Beauvoir

Ore 16
Mister Noir aveva meditato a lungo su cosa fare, e decise di cominciare dal luogo dove tutto era iniziato: la villa di Madame Beauvoir.
I due detective privati attraversarono il cancello che circondava la sontuosa villa privata (con giardino), avviandosi verso la porta.
Dal campanello scaturirono quattro note melodiose quando Elena lo premette.
Si sentirono dei piccoli passi veloci; poco dopo la porta si aprì.
Il maggiordomo che si presentò, un anziano calvo e leggermente curvo, si ritrovò davanti una ragazza sui 25 anni in abiti sportivi, e un tipo sui 30 in carrozzina con un abito elegante e nero. - Volete vedere Madame? -
-- Possibilmente - rispose Elena.
-- Aspettate. Vedo se c'è. - E richiuse la porta.
Passi che si allontanano. Silenzio. Passi che si riavvicinano.
Poi, finalmente, la porta si riaprì. - Madame ha detto che c'è -- disse il maggiordomo, e li fece accomodare con un leggero inchino ingobbito.
Mr. Noir si guardò attorno incuriosito: il locale era immenso e sfarzoso, con pavimento in marmo, lampadari con cristalli Swarovski, e, di fronte, una scala che portava al mezzano. Alla sua destra il locale si allungava in una sorta di corridoio dove si affacciavano diverse porte. Qualche metro davanti c'era un'elegante signora bruna, con un lungo abito nero, che li stava aspettando.
-- Salve, signora - iniziò Elena. - Siamo Mister Noir ed Elena Fox, due detective privati. Veniamo a farle qualche domanda su quanto è accaduto ieri sera a Stefano Biovisi. -
-- Povero caro, è stato terribile. Quell'uomo è un genio dell'imprenditoria; tutto ciò che cura è un successo. Mi stava parlando con la solita flemma e professionalità che lo contraddistingue, quando, all'improvviso, elargì una battuta. Da lì in poi fu un delirio: ogni occasione era buona per dire una battuta, lanciando nello sconforto tutti gli invitati. -
Al detective non sfuggì la leggera acredine con cui Madame aveva pronunciato le ultime parole, ma evitò di porre l'inutile domanda "In che rapporti siete con Stefano Biovisi?"; invece chiese - Cosa sa di lui? -, individuandola subito come la portinaia dell'alta società.
-- Pare che stia finanziando degli studi per un nuovo farmaco basato su estratti di animali. Ma, sa, sono voci di corridoio. -
-- E chi transitava nel corridoio? -
-- Prego? -
-- Sì, insomma... Da chi l'ha sentito? - tradusse Elena Fox.
-- Dal Circolo delle Anatre. - Rise. - E' un gruppo di signore, mogli dei membri più facoltosi della nostra società, che si divertono a parlare delle attività dei loro mariti. Io non mi permetterei mai di definire il loro gruppo così, ma i loro mariti sì. -
-- E questo stormo ha una leader? - riprese Mister Noir.
-- Sì. Monica Vaccino, sposata al professor Nicola Mandriani. -
Il detective cominciò a fare il primo collegamento. - Mandriani è un documentarista, giusto? -
-- Sì. Il professor Mandriani è un amante degli animali. -
-- E quindi ha sposato una donna che fa di cognome Vaccino. - Dopodiché, l'investigatore tentò il colpo: -- E cosa sa dirci del professor Buonvita? --.
-- E' un biologo di indubbio prestigio, lavora all'Istituto Auxologico. In questo momento sta studiando, in collaborazione col professor Mandriani, la compatibilità delle cellule delle iene con quelle umane. -
Mr. Noir si concesse qualche secondo di meditazione. - Tornando a ieri sera, ci risulta che fosse presente anche l'assistente del dottor Bulnaghi. -
-- Sì, Nina! - si affrettò a dire lei. - E' una brava ragazza che invito sempre. -
-- Perché? --
-- Come "perché"? -
-- Lei in fondo è solo l'infermiera di un medico generico, non appartiene certo all'alta società; perché la invita? -
-- Gliel'ho detto, perché è una brava ragazza: mi aiuta sempre a reperire informazioni. -
-- Informazioni di che tipo? -
-- Sui membri dell'alta società, ovvio! - La voce era leggermente salita di tono. -- Devo tenermi sempre informata su coloro che ho il piacere e l'onore di invitare!... Lei mi aggiorna, e io, per ricompensarla dei suoi sforzi, la invito ai miei cocktail. Ma perché me lo chiede? -
-- Solo per soddisfare la curiosità della mia cliente, la signora Biovisi, è lei che si stupisce - disse, con una studiata irritante nonchalance.
Madame abboccò. - Lei ha occhi solo per suo marito. Pensa che solo perché è riuscito a costruire un impero finanziario dal nulla, esista solo lui! -
-- Mi dispiace molto di averla irritata, Madame - mentì spudoratamente il detective, che invece aveva appena avuto la conferma che la donna era invidiosa del successo di Biovisi. - Può dirmi chi ha preparato e servito i cocktail? -
Madame, pensando che le scuse fossero genuine, abboccò di nuovo, tornando alla sua abituale cortesia di nobildonna. -- I cocktail li ha preparati Alfredo, il mio maggiordomo di fiducia, ma li ha serviti Mario, il cameriere. -
-- Possiamo parlarci? -
-- Con Alfredo, che vi ha aperto, sì, con Mario no perché è fuori servizio. -
Senza che Madame dovesse consumare altra voce, Alfredo si presentò. - Dite pure, signore. -
-- Lei, ieri sera, ha preparato un cocktail che poi Mario ha servito, giusto? -
-- Certamente -- rispose lui con un leggero inchino. - L'ho preparato seguendo una ricetta del signor Biovisi, di cui ho l'onore di considerarmi amico: ginger, lime, e daiquiri. --
Il detective ringraziò e, sospinto da Elena Fox, si congedò dai suoi ospiti.
Doveva scoprire cos'era accaduto quella sera e che rapporti intercorrevano tra l'imprenditore e la nobildonna.
E poi, chi aveva ucciso il dottor Bulnaghi?
C'erano molte domande a cui Mr. Noir doveva dare una risposta, ma prima doveva far quattro chiacchiere con Mandriani e relativa consorte; e, prima ancora, andare a fare una visita al professor Buonvita, sperando che fosse ancora in laboratorio.
Una volta in auto, Elena telefonò a Chiara, una biologa amica di Mister Noir che lavorava con Buonvita, per chiederle se il professore fosse ancora in sede. Chiara glielo confermò: fino alle 18 il professore sarebbe stato in laboratorio.
Erano le 17.

 

7. Uniti dalle iene

Ore 17.45
Il professor Buonvita era un luminare della biologia, e i suoi articoli venivano sempre pubblicati da riviste specialistiche di notevole prestigio quali Nature, Science, e Blood, ma sui propri orari di permanenza in laboratorio era alquanto imprevedibile: andò via prima del previsto, e i due investigatori lo intercettarono appena in tempo quando uscì dall'ospedale. -- Veniamo per conto di Stefano Biovisi - disse Elena, mostrandogli il tesserino.
Il professore si bloccò immediatamente. - Come sta? - domandò, manifestando un sincero interesse.
-- Potrebbe stare anche un po' meglio se nessuno l'avesse avvelenato. -
Gli occhi di Buonvita si spalancarono di colpo, come se gli avessero inferto un colpo al cuore; Elena continuò: -- Stiamo cercando chi l'ha avvelenato e l'antidoto -. Si fermò un momento. - Sappiamo che lei, Mandriani, e Biovisi, state studiando un nuovo farmaco; un farmaco realizzato sull'innesto di geni animali nei corpi umani. -
-- ...E avete cominciato dalla iena maculata, detta anche Iena Ridens. Perché? - incalzò Mister Noir.
Il professore li fece spostare di qualche metro e, cominciando a parlare a bassa voce, disse: - Perché la iena ha un sistema cardiocircolatorio che le permette di sostenere sforzi fisici davvero notevoli, come riuscire a mantenere una velocità di 50 km/h anche per lunghi tragitti. Se riusciamo a immettere le cellule del dna dell'animale nel corpo umano, produrremo un leggero ampliamento del muscolo cardiaco, che nella iena ridens è molto più grande, con la conseguenza di una migliore circolazione del sangue e, quindi, un minor affaticamento della persona. Il farmaco che stiamo sperimentando serve proprio a questo. -
- Lei cosa pensa di Madame Beauvoir? -
-- E' una nobildonna, di grande fascino, che ama vivere nell'agio più assoluto ma volendo essere considerata parte attiva dell'alta società. E' per questo che organizza questi cocktail. -
-- Come sono i rapporti tra Madame e Biovisi? -
-- Formalmente buoni. C'è stato qualcuno che ha messo in giro la voce che Biovisi sia affiliato ad una setta satanica, ma io non ci credo. - Si interruppe un momento. - Ora è impegnato nella sua nuova attività: la direzione dell'Honky Tonks, di cui è diventato proprietario. --
L'investigatore collegò questo nuovo elemento ai due decisi dinieghi di Cuccuruddu, e soprattutto alla sua dichiarazione di non conoscere l'imprenditore. - Biovisi sceglie lui stesso il personale di quel locale? -
-- Non so, non credo. L'unica volta che ci sono andato, con Mandriani e lo stesso Biovisi, l'unico cameriere col quale ha scambiato due parole è stato un ragazzo biondo ossigenato che si chiamava, mi pare... Pasquale. -
Il cellulare di Buonvita suonò, lui rispose (era sua moglie), e si accomiatò dai due detective allontanandosi di buon passo.
A Mr. Noir non servì neanche guardare Elena; lei lo portò subito all'auto. Destinazione: casa Mandriani-Vaccino.

Ore 18.45
L'abitazione dei Mandriani, appena fuori Milano, non appariva sontuosa come la villa di Madame Beauvoir, ma come una bella cascina. I due coniugi si fermarono a parlare sulla soglia; non per maleducazione o mancanza di fiducia, ma per smania di aiutare il loro amico.
Lui raccontò della sua decennale amicizia con Biovisi, dell'orgoglio dell'amico di essere riuscito a realizzare il suo sogno di diventare un imprenditore di successo, e della sua avversione verso i "nati ricchi". A proposito dell'interesse dell'amico per lo studio del nuovo farmaco a base di iena, spiegò che Biovisi era sempre stato affascinato dall'idea di contribuire ad un progetto scientifico... e di entrare nella Storia. -- Anch'io, in un certo senso, collaboro a questo progetto, fornendo, in qualità di scienziato documentarista, tutte le mie conoscenze riguardo alle iene. --
Lei raccontò della sua amicizia con Claudia Biovisi, la moglie di Stefano, di com'era bello confidarsi con lei, e di come avevano istituito il cosiddetto "Circolo delle Anatre", con il quale si divertivano a mettere in giro sciocchezze così verosimili che le altre dame le diffondevano e le commentavano come fossero notizie vere. -- Tra queste, -- continuò ridendo, -- il fatto che mio marito, durante una spedizione nell'Africa sud-sahariana, sia stato morso da una iena ridens contraendo la terribile Crocuita crocuita, che, in realtà, altro non è che il nome scientifico della specie. --
-- Lei è stato morso da una iena? - chiese, con stupore, Elena.
-- Si, ma mi hanno medicato subito. Anzi, ho fatto prelevare due campioni di bava dall'animale, dopo che l'hanno abbattuto: una per me, e l'altra per il professor Buonvita. -
-- E a cosa le serve? -
-- Sono uno scienziato: la bava dell'animale contiene il suo dna. --
Mister Noir passò ad un argomento molto più piacevole: l'infermiera del dottor Bulnaghi. - Tornando al vostro Circolo delle Anatre, -- disse rivolgendosi alla donna, -- cosa sa di Antonia Moretti? -
Lei fece un'espressione un po' perplessa. - Non parla molto di sé, ma, da quel che ho capito tra una battuta e l'altra, ha un amico che stravede per lei e a cui, lei, ha fatto un potentissimo regalo. --
I due detective si guardarono perplessi: potendo esserci di mezzo la magia nera, la parola "potentissimo" non piacque loro neanche un po'.

 

8. Passe-partout per le tre caravelle

Ore 19.13
Risaliti in auto, diretti di nuovo all'ospedale, Elena guardò in tralice il detective. - A cosa stai pensando? -
-- Al fatto che se avessi la pipa di Maigret ragionerei meglio. -
Elena lo guardò stupita.
-- Questo è un caso strano. Non c'è nessuno che tenta di farci la pelle, la colpevole ideale sarebbe Madame Beauvoir, ma non abbiamo niente di concreto per provarlo. --
-- Chissà!... Magari siamo capitati in uno di quei casi in cui il colpevole è veramente il maggiordomo. -
-- ...E ora sappiamo che Pasquale Cuccuruddu ci ha mentito, e che conosceva già Biovisi - concluse il detective, ignorandola.
-- Probabilmente non voleva ammettere di avere un doppio lavoro. -
-- Probabile - convenne flemmatico. -- Per ora pensiamo a tornare all'ospedale e a prelevare, con o senza il consenso dei medici, Biovisi. Se è come penso, quello di stamattina non è stato un tentativo di aggressione, da parte sua, ma una richiesta d'aiuto. Non solo, ma, stando alle parole di don Fausto, Biovisi è l'unico a conoscere, inconsapevolmente, il nome del colpevole. - Il detective meditò per qualche secondo, poi disse: -- Chiama don Fausto, e chiedigli se la bava di iena può essere usata come antidoto -.
Elena eseguì, mettendo il cellulare nell'apposito sostegno e inserendo il vivavoce. Don Fausto confermò che, certo, anche la bava dell'animale, contenendo il suo dna, poteva servire allo scopo.

Ore 19.45
Giunta a destinazione, Elena parcheggiò con destrezza e velocità davanti al Pronto Soccorso del Sacco.
Entrò nell'ospedale, decisa a raggiungere nel più breve tempo possibile i coniugi Biovisi. Approfittando d'un volontario che stava attraversando la grande porta scorrevole del reparto, Elena vi si fiondò dietro. Appena la vide arrivare, il volontario la bloccò. -- Va' viaaaaaa!!!!!!!!!!!!!!! - ululò come una iena; Elena tentò di calmarlo dicendo che era con suo nonno (e indicò un anziano in carrozzina), ma il volontario continuò ad ululare -- Va' viaaaaaa!!!!!!!!!!!!!!!, che se no mi sgridano! -.
Elena sbuffò. Il volontario non sapeva che lei aveva mentito, e comunque si era incaponito su una regola che, approvandola o non approvandola, lo faceva mancare di sensibilità: Elena gliela fece ritrovare subito, sferrandogli una ginocchiata in mezzo alle gambe.
Dopodiché compì un leggiadro saltello, e si diresse verso la stanza dov'era ricoverato Biovisi. - Presto, si rimetta in piedi e andiamo. -
-- Ma i dottori... -- tentò di protestare la moglie.
-- Vuole salvare suo marito o no? -
-- Sì. -
-- E allora andiamo! -
Il terzetto uscì dalla stanza, avviandosi lungo il corridoio. Elena vide ancora il volontario di prima, e decise che non era stato punito abbastanza. Lei già non sopportava i pusillanimi che, per paura di perdere il proprio posto di lavoro, obbedivano ottusamente agli ordini; figuriamoci quei pusillanimi volontari che, non potendo neanche perdere un lavoro retribuito, non avevano neppure questa attenuante!... Elena gli si avvicinò, e gli sferrò un destro in faccia che lo fece crollare a terra e perdere i sensi.
Uscirono dall'ospedale, salirono di corsa in auto, e si allontanarono da lì.

Ore 19.55
I due detective sapevano che il subconscio di Biovisi conosceva il nome del colpevole, ma sapevano pure che l'imprenditore aveva perso la memoria.
Dato che Alfredo, il maggiordomo di Madame Beauvoir, aveva dichiarato con orgoglio di essere suo amico, Mister Noir decise di cominciare da lì. -- Ma perché tutti i maggiordomi si chiamano Alfredo? - domandò, come parlando tra sé.
-- Perché, se si chiamassero in un altro modo, farebbero un altro lavoro - rispose Biovisi. - Potrebbero fare i dottori, ma bisognerebbe pagarli a ore. -
Il detective ragionò che, in effetti, Alfredo si considerava amico di Biovisi, come il dottor Bulnaghi, col quale l'imprenditore si confidava... come con uno psicologo.
Immediatamente gli venne un flash: Alfredo aveva dichiarato che, per realizzare i cocktail, aveva seguito una ricetta dello stesso Biovisi, elencando tre ingredienti; però ciò non toglieva che avesse potuto aggiungere un ingrediente in più.
Decise di proseguire il discorso di prima: se portava al risultato che pensava, aveva risolto il caso. -- Già, in fondo i dottori sono come i portieri d'albergo: hanno sempre il passe-partout. -
-- C'è chi ha il passe-partout e chi ha il passe-parmì. -
-- Il mio passe-parmì ce l'hai ti - disse rivolto verso Elena; poi, rivolgendosi a Biovisi: -- Mentre il tuo passe-partout... --.
-- ...Ce l'ha Cuccuruddù! -
Mister Noir, in un moto d'entusiasmo, allungò la mano sinistra all'indietro per scambiare una stretta d'intesa con Biovisi.
-- Il fatto che vi siate capiti mi preoccupa un po' - annunciò Elena, scoccandogli una rapida occhiata in tralice. - Che devo fare? -
-- Andare a casa loro - disse, indicando i due clienti. - L'antidoto è lì. -
Elena lo guardò un paio di volte, stupita e scurissima, capendo perfettamente cosa voleva dire.
Ora però dovevano indovinare dove fosse esattamente l'antidoto.
Mister Noir cominciò a pensare dove potesse nascondere qualcosa un tipo come Stefano Biovisi. Lui era un imprenditore di successo, un uomo che accettava sempre nuove sfide, un esploratore; un esploratore come Cristoforo Colombo, a suo modo.
Gli tornò alla mente la battuta che Biovisi aveva fatto in commissariato.
-- Eh, "grazie"! Tre grazie. Come la Nina, la Pinta, e la Santa Maria. -
Il nascondiglio dell'antidoto doveva essere sicuro e ben visibile, in modo che Cuccuruddu potesse trovarlo con facilità. Si rivolse alla donna: -- Suo marito ha l'hobby del modellismo? -
-- Sì, in questo periodo sta costruendo la Santa Maria di Cristoforo Colombo. --
-- Ok! Ora andiamo a casa vostra e salviamo suo marito! - esclamò.
In caso contrario avrebbero attuato il Piano B.

Ore 20.20
Claudia Biovisi ed Elena Fox erano entrate da poco nella casa, quando ricomparvero tutte trafelate e risalirono di corsa in auto.
Questa volta fu Mr. Noir a guardare di sottecchi la sua assistente. - Qualcosa mi dice che bisogna attuare il Piano B. -
Elena annuì, avviò il motore, e partì.
Eh già, il Piano B.
Poteva esserci un solo motivo per cui l'antidoto non fosse nella caravella: quel cucciolone di Cuccuruddu era partito con la sincera intenzione di aiutare il suo datore di lavoro notturno, col quale condivideva anche la passione per la magia nera, ma poi era andato nel panico, non voleva più tornare in ospedale (non sapendo come giustificarsi coi colleghi), e aveva chiesto aiuto a Nina Moretti, di cui era innamorato.
Già, Nina Moretti!... Un nome che ricordava quello di una Pinta di birra. Un altro indizio dato da Biovisi.
La Moretti, intesa come Nina, gli aveva detto che ci avrebbero pensato insieme, attirandolo nella villa di Madame Beauvoir.
E così, ora, il povero cucciolone si ritrovava tra le spire di due affascinanti arpie.
-- Chiama Cordieri - disse Mr. Noir.
Erano le 20,30. Mancava solo un'ora, ormai, e dovevano ancora raggiungere la villa di Madame Beauvoir.

 

9. Piani incrociati

Ore 21.08
Giunti alla villa, Elena suonò il campanello con decisione. Venne ad aprire il maggiordomo.
-- Alfredo. Siamo qui in quattro. Vogliamo parlare con tutti, lei compreso. Lei c'è? -
-- Sì, signorina, io ci sono. Entrate pure. -
Appena entrati, l'occhio allenato di Elena Fox scorse, dietro una porta socchiusa, le figure di Pasquale Cuccuruddu e Nina Moretti; i due giovani si sussurravano paroline dolci. Poi, all'improvviso, sulla scala di marmo che portava al mezzano, comparve Lei: Madame Beauvoir. -- Buongiorno, signori. A cosa devo questa vostra visita? -
-- All'antidoto - rispose asciuttamente Elena Fox, non perdendo mai di vista la stanza con i due giovani.
-- Non so di cosa state parlando. -
Il campanello suonò di nuovo: era il commissario Cordieri con i suoi uomini.
-- Stiamo parlando di invidia, di ipocrisia, e dell'omicidio del dottor Bulnaghi - precisò l'investigatore, mentre Cuccuruddu, nell'altra stanza, stava per dare la fiala a Nina.
-- FERMO! - urlò Elena Fox, estraendo d'un tratto la pistola. Si avvicinò alla porta, la spalancò, e allungò la mano libera per prendere la fiala. Nina tentò di precederla, ma lei le fece saettare il calcio della pistola sul naso, facendola svenire sul colpo. - E adesso andiamo - disse, sfilandogli la fiala di mano.
Una volta che vide tornare la sua assistente, Mister Noir, rivolgendosi alla nobildonna, cominciò: -- Lei e il signor Biovisi non vi sopportate: lei, Madame, non sopporta lui perché è riuscito a diventare un imprenditore di successo partendo dal niente, e lui non sopporta lei, Madame, perché il successo ce l'ha per ereditarietà. L'odio di Biovisi è tale che decide di sopprimerla attraverso un'alchimia di magia nera; però, nonostante la complicità di Alfredo, le cose non vanno come previsto: i bicchieri vengono scambiati, e Biovisi beve per sbaglio quello avvelenato destinato a lei. -- Si fermò un momento, scrutandola bene negli occhi. - Lei, fino a questo momento, è innocente, ma poi decide di approfittarne. Avvertita del nostro interessamento dalla sua complice, Antonia Moretti detta Nina, fa eliminare il dottor Bulnaghi prima che possa parlare con noi; dopodiché, incarica Nina, che in tutti questi mesi ha irretito Pasquale condividendo con lui la passione per la magia nera, di convincerlo a dare l'antidoto a lei, in modo da essere sicura che Biovisi morisse!... Detto ciò... -- Il detective fece cenno ad Elena di avanzare.
Lei fece due passi verso Biovisi. - Tenga - disse, porgendogli la fiala contenente bava di iena ridens.
Lui la prese e se la bevve tutta d'un fiato, sotto l'espressione inorridita di Elena Fox.
Dopo qualche istante, l'imprenditore Stefano Biovisi si stiracchiò il collo e le spalle, tornando alla sua espressione professionale di sempre.
-- Amore, sei proprio tu? - chiese la moglie.
-- Certo, cara, sono proprio io. -
E lei gli mollò un sonoro schiaffone, gridando - Assassino! -, e scappando via disperata.
-- Mi sono perso qualcosa? - chiese stupito.
E fu ancora più stupito quando vide lui e Madame Beauvoir accomunati dalle manette e dalla reciproca accusa di tentato omicidio.

 

Epilogo

Ore 22
Quella sera Elena Fox, invitata da Consuelo Gomez, si fermò a cenare a casa di Mister Noir. Avevano gustato un ottimo risotto ai funghi, guarnito, però, da mille particolari sulla loro ultima indagine-lampo che avevano dovuto raccontare a lei. I due detective erano abituati a risolvere casi impossibili in brevissimo tempo, ma stavolta ne avevano risolto uno addirittura in giornata, e Consuelo voleva sapere bene com'era andata.
Ora era andata a preparare il secondo, e lui, finalmente, era rimasto solo con la sua amica-assistente.
Era bello averla come ospite, vederla in un ambito completamente rilassato, ammirarla nel suo lato più tenero. Avrebbe voluto dirle qualcosa, avrebbe voluto dirle che era contento di averla come amica, che le voleva molto bene.
Era lì, stava per dirle tutto questo, quando tornò Consuelo Gomez. - Però c'è qualcosa che non mi torna, seňor. Il seňor Biovisi come si è procurato veleno e antidoto, era davvero affiliato ad una setha? Nina e Cuccuruddu si frequentavano veramente per amore della magia nera? E soprathutho: questa fantomatica setha satanica, che si intuisce essere sempre presente ma non compare mai, come si chiama? - Si interruppe un momento, prima di vibrare l'affondo finale: - Non pensa che dovrebbe dare delle risposte a tutho questo? -.
-- Assolutamente no - disse, accomodandosi meglio sulla carrozzina, leggermente spazientito. - Noi dovevamo salvare la vita ad un nostro cliente, e ci siamo mossi il più velocemente possibile, compiendo mirabolanti deduzioni per raggiungere questo obiettivo. Ora che il nostro cliente è salvo, e che l'abbiamo fatto pure arrestare, possiamo ritenerci soddisfatti! -
-- Vabbe', vabbe', ho capito: bisognerà aspethare che questa setha si faccia di nuovo viva per saperne di più. - E se ne andò.
Il detective alzò gli occhi al cielo; Elena, solidale con lui, si morse il labbro inferiore e inclinò la testa per non scoppiare a ridere.
Mister Noir tentò di recuperare la concentrazione di prima. Con lo sguardo indicò a Elena la bottiglia di vino. Lei ne versò due bicchieri; con la destra prese quello per sé, con la sinistra quello per lui, e aspettò che lui le afferrasse il polso.
-- Alla nostra amicizia - disse Mr. Noir.
E i loro bicchieri tintinnarono.

 

 

NOTA DELL'AUTORE

Non so se si è capito, ma la storia che avete appena letto è leggermente inventata. Le nozioni sulle iene ridens, e le tre riviste scientifiche che ho citato, casualmente sono reali, ma se qualcuno volesse elaborare un farmaco come quello che ho descritto, non venga a chiedermi consiglio: per quanto ne so è solo frutto della mia sfrenata fantasia!
Anna, a cui ho riservato un piccolo "cammeo", invece esiste davvero. Nella realtà è una efficientissima e spumeggiante volontaria del Servizio Tempo Libero dell'Aias Milano, che ha saputo rinvigorire il Gruppo Cinefili al quale partecipo da vent'anni.
Ogni altro riferimento a fatti e personaggi è puramente casuale. Il che significa, ovviamente, che la casualità... esiste!

 

 

S. R.

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