Le avventure di Mister Noir: Inseguimento a ruota
Episodio fuori serie di Mister Noir, celebre eroe/detective con disabilità della letteratura italiana, creato dallo scrittore Sergio Rilletti. In esclusiva per Personecondisabilita.it. L'appuntamento è ogni venerdì.
Il 9 Aprile 2006, durante un'assolata domenica primaverile - nonché primo giorno delle elezioni parlamentari - io mi ritrovai a vagare da solo in mezzo al parco di Monza, all'affannosa ricerca del gruppo di amici che mi aveva bellamente mollato a bordo della mia piccola carrozzina elettrica, su un terreno a tratti accidentato, per andare a farsi un giro in risciò.
Dopo circa un'ora di tensione, in cui ho dato sfogo a tutte le mie capacità per cercare di chiedere aiuto ai passanti, incontrai due ragazzi, due autentici angeli custodi, che mi aiutarono a rintracciare i miei amici, tirandomi fuori da un brutto impiccio!
Questa premessa non c'entra molto col racconto che segue, se non per lo spirito di intraprendenza che unisce me e Mister Noir, il mio eroe seriale... ma c'entra davvero tanto con la dedica che voglio fare.
Voglio dedicare questo racconto a quei due ragazzi (lei si chiama Lisa; lui, purtroppo, non mi ricordo), che, contrariamente a quanto accade nella storia che state per leggere, hanno pienamente dimostrato cosa sia la vera solidarietà!
Non so se questa dedica mi aiuterà a rintracciarvi, ragazzi, ma mi auguro proprio di sì.
Per il momento, Grazie mille!
Era un'assolata giornata di agosto, e Mister Noir, celebre detective privato di Milano, era in vacanza a Celle Ligure, una località balneare in provincia di Savona, curioso di vedere se era vero che era una città priva di barriere architettoniche, com'era acclamata. Stava andando verso il centro del paese, a bordo della sua carrozzina elettrica, non immaginando che, da lì a poco, sarebbe diventato il terrore di un ragazzino.
Era approdato da un paio di giorni in compagnia di Consuelo Gomez, la sua domestica filippina brontolona ma tuttofare, e aveva già esplorato tutto il paese in lungo e in largo. Mancava solo di esaminarlo "in profondità"; ma quello... l'avrebbe lasciato fare ai sommozzatori.
Percorrendo l'alberata Via Sanda, dove l'attraversamento per entrare e uscire da certe abitazioni era degno di uno sport estremo, arrivò in Via Colla, dove una statua del Mosè, degradato da spartiacque a spartitraffico, divideva... due strade.
Mr. Noir affrontò le prime due rampe della giornata, salendo e scendendo da un marciapiede, che gli consentivano di proseguire su quel lato della strada e di attraversare, più avanti, sulle strisce pedonali.
Era rassicurante per Mister Noir constatare che il Comune si era adoperato per abolire quella barriera, permettendo a tutti di attraversare la strada in perfetta sicurezza... e legalità.
Arrivò alle strisce.
Guardò a sinistra e a destra.
Non arrivavano macchine.
Guardò meglio.
Non c'erano nemmeno gatti neri.
Attraversò.
A sua insaputa l'ora di terrore del ragazzino si stava avvicinando. A pari passo con la sua carrozzina.
Giunto in Via Boagno, che tutti conoscono come Piazza del Municipio, la piazza principale del paese, salì sul Lungomare Ponente, che costeggia e corteggia il centro storico, mostrando le case colorate, che danno sollievo solo a guardarle, i locali, e alcuni negozi.
Svoltò a destra, dirigendosi verso la zona dei locali, e si avviò verso il Tutifruti, dove si potevano gustare delle buone crêpe servite da graziose cameriere, per la delizia di papille e pupille "degustative".
Un bambino, vedendolo sfrecciare a bordo della sua carrozzina elettrica, spalancò gli occhi e disse: -- Mamma, mamma; ma come fa ad andare quel signore? --.
Mister Noir rallentò, per ascoltare la risposta, e la donna rispose che la carrozzina aveva un motore.
Il detective se ne rallegrò: la suddetta mamma apparteneva alla categoria dei mammiferi intelligenti, a pari merito con chi spiegava che il pilota in questione non poteva camminare, che a loro volta erano un po' meglio di chi diceva che il suddetto pilota era malato; sicuramente molto meglio di quelli che abbaiavano ai propri simpatici e incuriositi pargoli di non fare certe domande, confondendoli e costringendoli a stringere le loro mani di adulti abbaianti come se fossero dei guinzagli; e sicuramente meglio anche di chi, peggio di un gatto nero che ti attraversa la strada mentre guidi, rispondeva beatamente che era una sedia elettrica.
Giunto in fondo alla passeggiata passò davanti al Tutifruti, e Manuel, il giovane proprietario del locale, lo salutò sorridendo. Mr. Noir, che non conosceva affatto Manuel ma che era consapevole di assomigliare in modo sorprendente al suo biografo, assiduo frequentatore del locale, capì subito l'equivoco e ricambiò il saluto.
Ruotò su se stesso di 180 gradi, e tornò indietro.
Era quasi giunto all'altezza di Via Boagno, o Piazza del Municipio per intenderci, quando un ragazzino biondino e ricciolino, che era in compagnia di un amico alto e bruno più grande di lui, lo apostrofò dicendo: -- ******oide! -.
Mister Noir oltrepassò il piccolo "insultatore" senza dargli molta importanza, ma poi, non sopportando di essere scambiato per un androide costruito in Mongolia né per un asteroide precipitato in Mongolia, ci ripensò e decise di reagire facendogli un bel discorsetto, non vedendolo più come ragazzino ma come futuro adulto. Non era ben sicuro che il tipino avrebbe compreso le sue parole, data la difficoltà del detective nell'articolazione del linguaggio e l'assenza di Elena Fox, la sua bella e intrepida assistente che fungeva anche da "interprete", ma era sicuro che si sarebbe fatto capire. Eccome!
Si girò e puntò il ragazzino.
Il ricciolino, che evidentemente aveva smesso da poco di tenere al guinzaglio i propri genitori abbaianti, lo squadrò di soppiatto e decise di raggiungere con l'amico un gruppetto di amici che si era messo a ridosso di un edificio, dall'altro lato della strada; Mister Noir girò la carrozzina, e scese dalla rampa della passeggiata per raggiungerlo.
Appena lo vide arrivare, il ragazzino confabulò col suo amico una manovra diversiva per seminarlo, inforcò la bici, e volò via, svoltando a destra e scomparendo tra i vicoli di Celle.
Il piano, nella mente del ragazzo, era molto semplice: lui scappava, l'handicappato si gettava invano al suo inseguimento, lui lo seminava, raggiungeva nuovamente i suoi amici, e, mentre il carrozzinato lo cercava disperatamente da ogni parte, loro avrebbero tranquillamente potuto cambiare posto.
Peccato però che l'investigatore, intuendo perfettamente tutto ciò, non si scompose affatto: gli amici del biondino erano lì, quindi era lì che il biondino doveva tornare. Non c'era nemmeno pericolo che i ragazzi se ne andassero: solo uno di loro sapeva cosa stava succedendo, mentre tutti gli altri erano troppo impegnati a schiamazzare e a sparare mortaretti per schiodarsi da lì.
Si mise comodo e aspettò.
Dopo qualche minuto, come previsto, il ragazzino tornò; ma, appena vide il carrozzinato salutarlo sorridente, frenò di colpo, girò la bici impennando sulla ruota posteriore, e scappò via di corsa.
Anche questa volta il detective intuì subito le mosse dell'aspirante depistatore, e, mentre il biondino pensava di scomparire all'orizzonte per poi risalire sulla passeggiata e infrattarsi in uno stabilimento balneare, Mister Noir, con il solito aplomb che lo contraddistingueva, si avviò con calma e risalì sulla prima rampa che incontrò.
In fondo, voleva solo parlargli!
Il biondino apparve sulla passeggiata, e, appena lo vide, sterzò di colpo ed entrò ai Bagni Lina. Il detective si rilassò: lì, il tipino non poteva certo scorazzare avanti e indietro con la bici, né trovare un'altra via di fuga; quindi... era in trappola.
Mr. Noir, piano piano, senza fretta, lo seguì.
Entrò. Il biondino era appena dentro l'atrio, di fronte al bancone del bar, con la bici già rivolta verso l'uscita, con il capo chino e l'aria mesta, come chi rimpiange di aver commesso un terribile errore.
Mr. Noir allungò una mano come se volesse abbrancarlo, ma lui partì di corsa strillando: -- Lasciami!!!!! Ma che cosa vuoi??? --.
Il detective sogghignò. Non aveva spiccicato parola, ma si era fatto capire benissimo. Da quel momento in poi, sicuramente, il ragazzino non avrebbe più confuso le persone con strani androidi o asteroidi provenienti dalla Mongolia. Mai più!
Un paio di giorni dopo, ripassando nello stesso punto in cui era cominciato tutto, Mister Noir incontrò di nuovo il biondino e il suo amico bruno che stavano chiacchierando.
Il biondino lo salutò, e l'amico gli diede uno scappellotto.
-- Ahio! Ma l'ho solo salutato! -
Mister Noir apprezzò il gesto del biondino e decise di premiarlo, salutandolo con un amichevole sorriso. Forse, ora, avrebbe dovuto mettersi all'inseguimento del suo amico; ma quello, semmai, l'avrebbe fatto una prossima volta!...
S. R.
©Sergio Rilletti, 2006