Manovra contro i “Falsi invalidi”
Il Ministro dell'Economia la scorsa settimana ha annunciato che a pagare la Manovra sarebbero stati "falsi invalidi e veri evasori".
Autorevoli esponenti politici, hanno plaudito a questa decisione e i media hanno rimpolpato i fatti e i risvolti corredati da grafici e da statistiche basate chissà su quale fondamento.
Statistiche che hanno dimenticato ad esempio che l'Italia per l'invalidità civile spende meno della Polonia, dell'Ungheria, della Francia e della Germania e di molti altri. Che meno di noi spende solo la Grecia, l'Estonia, la Bulgaria, l'Iralnda. Che la nostra spesa è inferiore all'Europa dei 15 e anche a quella dei 27 (Fonte: Relazione sullo stato economico del Paese, Ministero dell'economia).
"Questo è un Paese che ha 2 milioni e 7 di invalidi - ha invece osservato Tremonti - 2.7 milioni di invalidi pone la questione se un Paese così può essere ancora competitivo."
Affermazione grave secondo FISH, in quanto la persona con disabilità, già esclusa dal contesto in cui vive, è anche additata come la causa delle disgrazie della collettività.
Medici, operatori, aziende di ausili e non, una milionata di badanti, patronati sindacali, servizi di trasporto. Senza contare il giro di affari attorno al contenzioso relativo al mancato riconoscimento dell'invalidità: 400 mila cause giacenti. Medici legali, consulenti di parte o di ufficio, patronati sindacali, avvocati, per un giro di affari di oltre due miliardi di euro. Se questo non genera competitività, un valore assoluto per la schiera degli economisti di cui Tremonti fa parte, sicuramente genera qualcosa di molto simile.
Su una cosa però non possiamo dargli torto. Migliaia di famiglie italiane hanno vissuto al di sopra delle loro possibilità. Sono quelle che si sono dovute fare carico, pressoché integralmente, di familiari con grave disabilità. Che si sono ridotte sul lastrico per dover affrontare i costi assistenziali, rinunciare alla carriera lavorativa, dedicare tutto il proprio tempo per colmare le lacune di un sistema assistenziale mal funzionante.
"I falsi invalidi secondo il Ministro Tremonti - commenta Pietro Vittorio Barbieri, presidente della Federazione Italiana per il Superamento dell'Handicap - sono le persone ai margini della società che - alla faccia del principio costituzionale della non discriminazione e del pieno sviluppo della personalità, e dei loro diritti fondamentali - vengono private dell'unica misura nazionale che ne incentiva, già in modo esiguo, la permanenza nel proprio contesto familiare, e che restituisce qualche seppur minima opportunità di inclusione sociale."
La FISH e le associazioni aderenti reclamano da tempo immemore un'opera di pulizia - ma anche di razionalizzazione del sistema - in questo come in altri campi.
Allo stesso tempo però, sono perfettamente consapevoli che un annuncio tanto roboante ed una campagna così accuratamente costruita non poteva non nascondere ben altro: il taglio delle prestazioni a persone con vera disabilità.
E si è iniziato da una "categoria" che già di tutele ne ha ben poche.
L'innalzamento della soglia percentuale dal 74% all'85% per vedersi erogare l'assegno mensile, non colpisce in alcun modo i falsi invalidi, bensì principalmente persone con disabilità intellettive di media entità espulse dal mercato del lavoro per lo stigma dell'improduttività e per lo stesso stigma privati della vita di relazione ordinaria. Il carico assistenziale ricade, ancora una volta, esclusivamente sulle loro famiglie.
L'entità della loro disabilità è troppo bassa per poter acceder a prestazioni superiori (pensione e indennità di accompagnamento), ma troppo elevata per poter acceder al mondo del lavoro.
Ricordiamo che per queste persone è già previsto, ai fini pensionistici, un doppio requisito molto rigido: essere iscritti alle liste di collocamento e non superare un reddito annuo lordo di 4.408 (quattromilaquattrocentootto) euro. Disoccupati e indigenti.
Oltre a qualche centro diurno, con funzioni più di sollievo che altro, la collettività ha messo loro a disposizione solo l'assegno mensile di assistenza (256 euro al mese). Poco più che un rimborso spese per il trasporto. Fin troppo facile prendersela con loro.
Inutile dire che se per lo Stato il risparmio sarà ridicolo, per i diretti interessati la nuova regola sarà una gravissima perdita.
La FISH e le associazioni aderenti tra cui LEDHA sono mobilitate per ogni iniziativa democratica affinché la discussione parlamentare possa riequilibrare una mancanza di equità così evidente.