Obbligatori gli ascensori nel metrò: ora a stabilirlo è una sentenza
Il Giudice impone all’azienda dei trasporti di Roma (Atac) e al comune di eliminare le barriere architettoniche che impediscono alle persone con disabilità di accedere alle stazioni sotterranee.
L'esposto è stato presentato da Alessandro Amoroso, avvocato e padre di Arianna, quindici anni e con gravi problemi di deambulazione.
La sentenza impone di costruire, entro un anno, ascensori nelle stazioni della metropolitana dove ciò è tecnicamente possibile e che tutti i mezzi di superficie circolanti siano dotati di piattaforma di salita e discesa
Il problema non riguarda solo Roma e coinvolge oltre un milione e centomila persone con disabilità motoria residenti in Italia che ora guardano con speranza alla sentenza pilota emessa dal giudice.
Questa sentenza ha un valore storico e rappresenta un importante punto di riferimento a livello nazionale.
Oltra a ribadire che la non accessibilità del trasporto pubblico è una forma di discriminazione verso le persone con disabilità - e che quindi viola le normative vigenti - la sentenza indica nell'installazione degli ascensori uno strumento indispensabile per garantire l'effettivo diritto all'accesso in metropolitana.
La sentenza conferma dunque indirettamente la bontà delle posizioni che da anni LEDHA ha assunto nei confronti di ATM e Comune di Milano, rivendicando l'installazione degli ascensori come mezzo irrinunciabile per garantire la piena accessibilità della metropolitana milanese.
Pur non disponendo di datti ufficiali aggiornati, a quanto ci risulta oggi su 94 stazioni del metrò milanese (linee rossa, verde e gialla) solo 36 sono dotate di ascensori. Questo significa che solo il 38% delle stazioni del metrò possono essere considerate oggi pienamente accessibili. I servoscala - laddove presenti - non possono essere ritenuti una soluzione soddisfacente, perché non garantiscono un accesso in autonomia e sicurezza alla metropolitana, e per di più risultano molto spesso fuori servizio.
Alla luce della disponibilità e degli sforzi che già hanno messo in campo per migliorare l'accessibilità del trasporto pubblico milanese, siamo certi che ATM e Comune di Milano sapranno tener in adeguata considerazione il valore della sentenza del tribunale romano, per dare ancora maggior impulso all'opera di miglioramento del servizio offerto a tutti i cittadini, in particolare per quanto concerne l'accesso alla metropolitana.
La sentenza-pilota, emessa dal giudice civile Federico Salvati, fa inoltre riferimento al divieto stabilito dalle leggi dello stato e dalla Convenzione Onu per i diritti delle persone con disabilità di discriminare in maniera diretta o indiretta le persone con disabilità e alle disposizioni che impongono di eliminare le posizioni di svantaggio che li colpiscono.
Gabriele Favagrossa, esperto mobilità LEDHA