Fattore famiglia e disabilità
Giovanni Merlo e Marco Faini ci svelano luci e ombre della delibera che avvia la sperimentazione del nuovo Fattore Famiglia, nata proprio quando è in discussione la riforma della legislazione nazionale.
Se da un lato si registra una maggiore attenzione alle condizioni di vita delle persone con disabilità preoccupa la previsione di calcolare la partecipazione alla spesa dei servizi anche rispetto alla quota sanitaria delle prestazioni.
Fattore famiglia e contenziosi con i Comuni
La questione della partecipazione alla spesa è uno dei temi più caldi che, da tempo, agitano il panorama dei servizi sociali regionali. L'incremento dei bisogni e delle richieste di servizi e la contrazione delle risorse disponibili ha spinto i Comuni a chiedere sempre più soldi alle famiglie delle persone con disabilità per l'accesso a prestazioni fino a pochi anni fa sostanzialmente gratuite o soggette a ridotte compartecipazione al costo, come ad esempio i Centri diurni o i Centri Socio Educativi.
Queste richiesta hanno portato ad un aumento di ricorsi di natura legale per via del mancato rispetto della legge nazionale che impone, per le persone con disabilità, il riferimento al reddito "del solo assistito". Nel tempo si è consolidato un orientamento della Magistratura decisamente favorevole agli argomenti delle famiglie e delle associazioni delle persone con disabilità.
Ci si aspettava che l'implementazione della nuova Legge regionale definisse in modo chiaro possibilità e limiti dell'azione dei comuni e facesse venir meno la necessità di ricorsi giudiziari.
Fattore famiglia e riforma Isee nazionale
Rimane senza risposta la domanda sul rapporto tra legislazione nazionale e quella regionale, soprattutto in questo periodo in cui, anche a livello statale, si dovrebbe arrivare entro la fine dell'anno alla riforma dell'Isee. La legislazione attuale, come quella futura, descrive infatti l'Isee come livello essenziale di assistenza.
Una legge regionale non può correggere un livello essenziale definito dallo Stato, se non prevedendo condizioni migliorative (in questo caso per il cittadino). Ciò significherà un inevitabile approfondito esame di merito (che soprattutto la Regione dovrà condurre) per capire se e su quali aspetti il FFL dovrà adeguarsi rispetto alla norma statale. Su ciò avanziamo un dubbio di opportunità rispetto alla scelta di Regione Lombardia di procedere a tutti i costi nella sperimentazione del FFL. Trattandosi, come si dirà più avanti, di una sperimentazione finalizzata alla raccolta di dati sull'impatto del nuovo strumento, ci si chiede, nell'eventualità che la norma regionale debba adeguarsi rispetto a quella statale, se i dati raccolti possano rimanere attendibili e utilizzabili ai fini della valutazione degli esiti. Trattandosi comunque di uno strumento di misurazione della capacità di spesa, se per qualcuno sarà considerato migliorativo (perché gli verrà richiesto meno) qualcun'altro potrà facilmente affermare che invece sarà peggiorativo perché gli verrà richiesto di pagare di più. Non si tratti di una questione teorica: se uno degli obiettivi del FFL era insieme ad una maggiore equità una riduzione o azzeramento dei contenziosi la mancata risoluzione di questi dubbi rischia di vanificare in tutto o in parte questi sforzi.
I criteri di calcolo dell'indicatore della Situazione Reddituale
Come elemento positivo si introduce la possibilità di detrarre, qualora già non detratti, i costi per spese sanitarie, abbattimento barriere architettoniche, ausili per la vita indipendente e assistente familiare. Si tratta di un trattamento favorevole e antidiscriminatorio nei confronti delle persone con disabilità sia rispetto all'Isee attuale che rispetto ai progetti del nuovo Isee nazionale, per quello che possiamo sapere dalle bozze attualmente in circolazione. Si pone comunque il problema degli incapienti: se come vedremo più avanti si valorizza, correttamente, la condizione economica del solo assistito, in che modo potranno sottrarre le spese sanitarie, di assistenza le persone con Isee vicino allo zero? Per quanto riguarda le spese di locazione, sarebbe inoltre opportuno prevedere di includere tra le deduzioni una quota/procapite delle spese di locazione.
Come elemento negativo si segnala il passaggio in cui si aggiunge al reddito il computo delle prestazioni previdenziali e assistenziali a qualsiasi titolo percepite: 100% in caso di inserimento in struttura residenziale, 50% in caso di inserimento in struttura diurna. E' un punto delicato perché rispetto alla normativa vigente, che esclude queste prestazioni dal reddito, si tratta sicuramente di un elemento peggiorativo che probabilmente potrebbe essere oggetto di ricorso: se invece guardiamo alle intenzioni del Governo rispetto al nuovo Isee, che prevedono l'inserimento in toto di tutte i contributi a qualunque titolo ricevuti, potrebbe rivelarsi addirittura vantaggioso.
Fondamentale il passaggio in cui viene ribadito come "per l'inserimento alle unità di offerta residenziali o semiresidenziali per disabili (art. 3 c. 3 della legge 104) si calcolerà il solo reddito della persona assistita". Rimane invece non affrontata la questione dell'accesso ai servizi domiciliari che, ad oggi, non contemplano modalità di partecipazione alla spesa ma per cui l'Isee o il reddito è di fatto un filtro per l'accesso. Osserviamo inoltre che il criterio della condizione di gravità rimane a nostro avviso un elemento su cui occorrerebbe riflettere criticamente. Siamo infatti in presenza di un criterio indicato dalla norma statale (L.104/1992), ma non sufficientemente definito in termini dei parametri e degli strumenti di valutazione. Inoltre, il concetto stesso di gravità pare non essere più del tutto coerente né con la Convenzione ONU sui diritti delle persone con disabilità (che non distingue i livelli di gravità, ma i livelli di intensità dei sostegni) né con lo strumento di classificazione definito dall'OMS (ICF), la cui implementazione è peraltro prevista dal PAR (piano di azione regionale) approvato dalla stessa Regione Lombardia.
Viene infine stabilita la maggiorazione del divisore dello 0,70% per ogni componente con disabilità grave (sempre ai sensi della legge 104) e in questo caso si tratta di un sensibile miglioramento rispetto all'Isee attuale (+0.5) ma soprattutto rispetto a quello futuro, che ad oggi non prevede alcuna maggiorazione.
Mettendo da parte per un attimo le considerazione sull'effettiva tenuta della Legge regionale rispetto a quella nazionale in tema di partecipazione alla spesa, l'analisi effettuata sino a qui porterebbe quindi alla conclusione che Fattore Famiglia affronti meglio la situazione di discriminazione vissuta dalle persone con disabilità sia rispetto alla normativa vigente che a quella che si sta prefigurando a livello nazionale, con l'unico neo dell'inserimento delle indennità nel calcolo reddito.
La sperimentazione
I servizi per cui si simulerà l'applicazione del Fattore famiglia saranno gli asili nido, i centri ricreativi diurni, il servizio di assistenza domiciliare, la quota sociale di RSA e RSD.
La norma è frettolosa e sbrigativa sulla definizione di prestazione/servizio. Come più volte segnalato dalle associazioni delle persone con disabilità, sarebbe bene precisare che si debba includere nelle retta "base" l'insieme di servizi e prestazioni connessi e complementari alla fruizione del servizio (p.e. trasporto) che sappiamo essere una voce di spesa di non poco conto e spesso posta interamente a carico delle persone e delle famiglie.
Molto preoccupante rimane la parte che riguarda la compartecipazione alla spesa sociosanitaria, prevista dalla Legge Regionale 3/2008 (art. 24 comma 2 bis, introdotto dalla Legge regionale 2/2012). In barba alle rassicurazioni date dopo l'approvazione della Legge 2/2012, appare evidente la volontà della Regione di chiedere quote di partecipazione alla spesa anche sulla quota sanitaria dei servizi, fino ad ora erogata indipendentemente dal reddito.
Quello che non è affatto chiaro da quando questa richiesta da "simulata" diverrà reale. In tal senso, la previsione inserita nel Documento Strategico Annuale 2013 di avviare ed estendere il sistema dotale unico crea ulteriori dubbi sul processo di riforma del welfare lombardo annunciato con la DGR 3481.
Dal punto di vista delle persone con disabilità in carico ai servizi sociosanitari questo passaggio non dovrebbe tramutarsi in un grave incremento di richiesta di partecipazione alla spesa, avendo in molti casi un Isee individuale molto vicino allo zero. Ma è anche vero che vi sono molte persone con grave disabilità che in età adulta percepiscono redditi derivanti da pensioni di reversibilità piuttosto che da rendite di patrimoni immobiliari o mobiliari che vedrebbero potenzialmente incrementare notevolmente le richieste di carattere economico. Al di là di queste considerazioni particolari, si tratterebbe in ogni caso di un grave attacco ai principi sanciti dai LEA, a garanzia del diritto alla salute e, ancora una volta, generatori di ulteriori possibili ricorsi giudiziali. Un punto su cui ci auguriamo si possa sviluppare nel prossimo futuro un confronto fra i diversi esperti presenti all'interno della rete delle organizzazioni di Terzo Settore.
Infine si prevede la costituzione di una Cabina di Regia regionale per la gestione del monitoraggio della sperimentazione di cui si prevede una composizione pubblica (Regione Lombardia, Asl, Comuni) e privata (Caf e sindacati) in cui brilla, la mancata previsione di rappresentanti delle organizzazioni di Terzo Settore.
Articolo già pubblicato su LombardiaSociale.it.