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Persone con disabilità

A cura di Ledha

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16/10/2013

Assolta dall'accusa di essere una falsa cieca, ora basta polveroni mediatici

Si è concluso con un'assoluzione "perché il fatto non sussiste" il processo contro la signora con retinite pigmentosa di Lugo (RA) accusata di aver truffato l'Inps e finita anche sotto i riflettori dei media nazionali.

Assolta "perché il fatto non sussiste". Dopo essere finita sotto i riflettori delle tv nazionali e aver avuto bloccati per circa due anni la pensione di invalidità e l'assegno di accompagnamento che le spettano, una parrucchiera sessantenne di Lugo affetta da retinite pigmentosa è stata assolta dal tribunale di Ravenna dall'accusa di aver truffato l'Inps.

L'indagine contro la signora aveva avuto inizio a metà del 2011, quando la Guardia di Finanza di Lugo l'ha filmata mentre percorreva in bicicletta la strada tra il negozio e la sua abitazione. Oppure al bar, con in mano un giornale. Quelle stesse immagini vengono poi trasmesse in televisione. Finiscono anche su Rai 1 in una puntata della trasmissione "L'Arena" condotta da Massimo Giletti. Durante la puntata si da gran risalto alla vicenda della "falsa cieca", ignorando però i contenuti della legge 138/2011 (che classifica e definisce le minorazioni visive) e senza dare al professor Sergio Zaccaria Scalinci, referente scientifico del Centro di studio per l'ipovisione e il glaucoma dell'Università di Bologna, che era ospite in studio la possibilità di spiegare che cosa sia e quali conseguenze comporti la retinite pigmentosa."È la legge a definire 'ciechi totali' non solo chi non vede da entrambi gli occhi, ma anche chi percepisce solo luci e ombre oppure ha un residuo visivo perimetrico inferiore al 3%, come capita a chi soffre di una grave forma di retinite pigmentosa", spiega Mirella Bighi dell'associazione Retinite Pigmentosa Emilia-Romagna, di cui la signora di Ravenna è associata.

Fino ad oggi senza cura, la retinite pigmentosa è una malattia genetica della retina che colpisce in Italia un cittadino ogni 5.000. Provoca prima una grave difficoltà nel vedere di notte o nelle condizioni di luce abbagliante, quindi un restringimento progressivo del campo visivo (la cosiddetta "visione a cannocchiale"), che può portare fino alla cecità assoluta.
"Io stessa - continua Mirella Bighi, affetta da retiniti pigmentosa - come la signora di Lugo riesco ad andare in bicicletta, ma solo nel breve tratto da casa alla fermata dell'autobus: lo conosco a memoria, so che è sicuro e senza ostacoli, e vado piano".

"Il giudice di Ravenna ha semplicemente applicato la legge - aggiunge la presidente dell'associazione Retinite Pigmentosa Emilia-Romagna -. Quello che ha fatto male, non soltanto alla diretta interessata, ma a tutte le persone che soffrono di retinite pigmentosa e si sono sentite additate come truffatori, è stato il polverone mediatico che si alzato. Speriamo - conclude - che la sentenza di assoluzione sia finalmente l'occasione per fare un po' di chiarezza sulla malattia e su quello che la legge prevede per chi ne soffre".

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