“Nella nostra scuola, non c'è stata discriminazione”
Risponde il preside dell'istituto di Lecco di cui avevamo parlato tempo fa e respinge le accuse della mamma di un ragazzo autistico: “Tutto il consiglio di classe si è preso in carico il ragazzo”.
"Da parte del nostro istituto non c'è stata discriminazione ai danni di Marco". Questa, in sintesi, la risposta del preside dell'istituto di Lecco alle accuse mosse dalla mamma di Marco (nome di fantasia, ndr) un ragazzo con sindrome dello spettro autistico di cui avevamo parlato qui. "Tutto il consiglio di classe, da me sollecitato, si è preso in carico il ragazzo con particolare attenzione, come da prova documentale dei verbali dei consigli di classe che sempre registravano i percorsi e le attenzioni da tenere con un alunno in difficoltà non sempre inquadrabili", scrive il preside.
Il dirigente scolastico riferisce di aver avuto, nel tempo, diversi incontri con la signora Marzia. "Oltre ai normali incontri tra genitori e docenti, ai Consigli di classe aperti (...) ho incontrato la signora in quattro colloqui individuali". Inoltre, proprio a seguito di tali incontri, "è la mamma a esprimere la tesi che sia meglio far cambiare scuola al figlio", aggiunge.
A seguito della comunicazione della diagnosi di disturbo dello spettro autistico, la scuola contatta la psicologa di riferimento e organizza un incontro con il coordinatore di classe e cinque docenti. "La psicologa ribadisce che un alunno con quella sindrome non è in grado di fare il liceo classico, a causa dell'incapacità di astrazione - scrive il preside -. Con la madre ci accordiamo sul fatto di favorire al meglio il passaggio, da lei già deciso, a un'altra scuola che non contempli lo studio di greco e latino". Successivamente, il consiglio di classe decide di non diversificare le prove di fine anno ("per non discriminare palesemente il ragazzo") ma di diversificare i criteri di valutazione.
"Tutte le attenzioni sopra descritte - conclude il preside - stanno a smentire qualsiasi discriminazione o disattenzione nei confronti del ragazzo. Anzi, mostrano a posteriori un investimento di tempo e di forze notevoli di personalizzazione dell'insegnamento".
"Diversi punti di vista si confrontano nelle parole dei diversi protagonisti di questa vicenda. - conclude Giovanni Merlo, direttore Ledha - Non è nostro compito esprimere valutazioni di merito su questo singolo caso: ci sembra corretto dare conto di come, l'ottica dei diritti umani, metta in gioco la sostanza dei rapporti fra persone e comunità sociali di appartenenza, andando ben oltre la sola disponibilità delle risorse ed il semplice rispetto delle procedure. A Marco vanno i nostri migliori auguri perché possa continuare con soddisfazione il suo percorso nella scuola come nella vita."