Una casa sul naviglio
A Trezzano, pochi chilometri da Milano, ha da poco festeggiato il primo anno di attività la "Comunità Alfieri", dove cinque ragazze con disabilità mettono alla prova la loro autonomia.
C'è la riunione bisettimanale, in cui si discute di quello che funziona e di quello che si vorrebbe cambiare. C'è il corso di terapeutica artistica una volta a settimana. Le camere da letto colorate e arredate con gusto. La lista della spesa da compilare tutte assieme per decidere il menu della settimana. C'è Maria che si occupa della gestione della cassa e sta seguendo un corso di informatica per imparare a gestire i file excel e gli altri programmi del pc. Ci sono le chiacchiere attorno al tavolo del soggiorno, le vacanze e le gite nel week end. In poche parole, la routine di una casa un po' speciale.
Siamo a Trezzano sul Naviglio all'interno della "Comunità Alfieri", un appartamento gestito dalla cooperativa sociale "Anita Onlus". Una comunità molto accogliente dove vivono cinque ragazze con disabilità. "Il fatto che siano tutte donne è un caso", spiega Nicola Aresta, 30 anni, educatore e co-fondatore della cooperativa. L'appartamento, infatti, ha anche una cameretta pensata per accogliere anche due maschi. "Ma per il momento abbiamo solo le nostre cinque ragazze. Che ci terrebbero molto ad avere anche un ragazzo per casa", sorride Nicola.
A gestire il progetto tre giovani operatori: Helena Anita Nzenza, Nicola Aresta e Gianluca Costa (sarebbe meglio citare per prima Helena visto che è il presidente)."Venivamo dall'esperienza di Cascina Bellaria, un progetto gestito dall'associazione Athala, che purtroppo ha chiuso - spiegano Nicola ed Helena -. Così abbiamo deciso di unire le forze per creare un nuovo progetto, coinvolgendo le famiglie di cinque utenti con cui già lavoravamo. Ci conoscevano e si fidavano di noi". Fin dall'inizio, lo sforzo è stato quello di creare una continuità rispetto all'esperienza precedente: "Abbiamo voluto dare un messaggio ai ragazzi, far capire loro che è possibile interrompere un cammino per ricominciare in un altro luogo", spiega Nicola.
Altra peculiarità di questa struttura, il fatto di far convivere utenti con disabilità fisica e cognitiva. "Non capita spesso - ammette Helena -. Ma questo per noi questa presenza è un elemento che arricchisce. Le ragazze si prendono cura l'una dell'altra, si aiutano a vicenda e si danno supporto. Ciascuna aiuta l'altra, in base a quanto può dare. Certo, litigi e discussioni non mancano..."
Inizialmente l'idea era quella di restare a Milano, ma i costi erano troppo elevati. Ma la scelta di avviare il progetto nell'hinterland non dipende solo da una questione di costi: "Con un primo monitoraggio abbiamo potuto verificare che qui non c'erano servizi residenziali per persone con disabilità", spiega Helena che a Trezzano è cresciuta. Inoltre, una realtà più piccola e a misura d'uomo rende più semplice la gestione dei progetti: "Le nostre ragazze possono uscire, andare a comprare il pane o prendere l'autobus - sottolinea Helena -. A Milano sarebbe tutto più complicato".
“Comunità Alfieri" ha aperto ufficialmente i battenti nel gennaio 2013. Ha da poco festeggiato il primo anno di attività, con i tre giovani educatori intenti ad avviare diversi progetti. Oltre al progetto di residenzialità per persone con disabilità, "Anita Onlus" organizza vacanze rivolte sia alle utenti della comunità che ad altri ragazzi con disabilità del territorio. "Capita anche che alcuni ragazzi frequentino le nostre attività di tempo libero, il laboratorio di terapeutica artistica e le feste - spiega Helena -. Inoltre, periodicamente, partecipiamo alle feste in piazza qui in paese, vendendo i prodotti che i ragazzi realizzano durante i laboratori". Ad animare ulteriormente i locali di "Comunità Alfieri" ci sono altri ragazzi che usufruiscono della struttura per dei week end di sollievo. "E, parallelamente, iniziare a muovere i primi passi verso l'autonomia - spiega Nicola -. Per valutare se è possibile avviare un percorso di avvicinamento alla residenzialità".
Infine, la cooperativa ha avviato un servizio di assistenza domiciliare rivolto ad anziani, minori e persone con disabilità. "Per quanto riguarda gli anziani il servizio ha una valenza prevalentemente sanitaria - sottolinea Helena -. Mentre, per quanto riguarda le persone con disabilità, ci viene chiesto di lavorare per mantenere e potenziare le abilità esistenti. Ma anche di portar fuori i ragazzi per andare al cinema o mangiare una pizza". Spezzando così quel circolo vizioso fatto di solitudine e barriere (fisiche e non) che rendono più difficile vivere una vita sociale ricca e gratificante.