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Persone con disabilità

A cura di Ledha

Archivio notizie

19/02/2014

Assenti "ingiustificati"?

Una recente delibera regionale fissa un tetto ai giorni di assenza per gli ospiti delle strutture socio-sanitarie. Un potenziale aggravio per i costi di gestione che non deve ricadere sulle famiglie.

Una recente DGR (del 20/12/2013) della Regione Lombardia stabilisce un tetto di 20 giorni l'anno alle giornate in cui l'utente non è presente e che vengono comunque remunerate dall'Asl. Il cosiddetto "vuoto-per-pieno". Da prime comunicazioni, anche informali, che sono giunte in Ledha in queste settimane sono emersi segnali problematici che stanno maturando all'interno degli enti gestori e che minano la serenità delle famiglie.

La delibera riguarda tutte le strutture socio-sanitarie della Lombardia: Centri diurni, Rsa, Rsd, Ciclio diurno continui, Cdi, Cdd, Css. E prevede "la remunerazione a carico del FSR delle assenze dell'utente, nell'ambito del budget assegnato all'Unità d'Offerta, entro il limite massimo di 10 giorni consecutivi di assenza e per un massimo di 20 giorni annui per utente".
Una situazione che, inevitabilmente, può comportare gravi disagi agli enti gestori i quali, dovendo pagare di tasca propria le assenze dopo il 21mo giorno, devono far fronte a una perdita economia importante. Difficile fare stime precise, ma è comunque possibile ipotizzare, per un ente gestore di medie dimensioni, una perdita di qualche migliaio di euro ogni anno.

La soglia di venti giorni d'assenza viene spesso raggiunta e superata nel volgere di pochi mesi. Prendiamo ad esempio l'utenza dei Centri diurni: molte delle persone che li frequentano hanno disabilità complesse e la loro salute è particolarmente fragile. Di fronte a questa situazione, alcuni enti gestori hanno ventilato la possibilità di rivalersi sulle famiglie per sostenere i costi dopo il 20mo giorno di assenza. E, in caso di mancato pagamento, è stata anche ipotizzata la possibilità che le persone con disabilità possano perdere il posto all'interno del servizio. Una situazione che ha creato confusione e grave disorientamento nelle famiglie.

"In caso di assenze superiori a venti giorni all'anno, l'ente gestore non è comunque legittimato a imporre all'utente il pagamento dell'intera quota non garantita dal FSR - spiega Giulia Grazioli, avvocato del Servizio legale di Ledha -. Un'eventuale richiesta di pagamento nei confronti della famiglia sarebbe infatti frutto di una interpretazione restrittiva e non corretta delle disposizioni regionali". A maggior ragione, in caso di rifiuto delle famiglie di assumere i costi relativi alle assenze oltre il 21mo giorno "un eventuale provvedimento di dimissioni dell'utente assumerebbe rilevanza penale", conclude l'avvocato Giulia Grazioli.

"Per l'ente gestore si tratta di un problema reale - commenta Paolo Camesasca della cooperativa Solaris di Triuggio (Monza e Brianza) -. Il servizio che viene erogato resta lo stesso, indipendentemente dal numero di ospiti presenti nella struttura". Inoltre Camesasca sottolinea un altro la norma in vigore precedentemente specificava che le uniche assenze remunerate dal FSR erano quelle "per motivi di salute. Ora si parla genericamente di 'assenze', senza ulteriori precisazioni".

"Comprendiamo le difficoltà che devono affrontare gli enti gestori. Ma in nessun modo queste devono essere scaricate sulle famiglie delle persone con disabilità - commenta Giovanni Merlo, direttore di Ledha -. Nè sul loro diritto di continuare ad avere una vita di relazione al di fuori del servizio cui sono in carico. Siamo certi che la Regione Lombardia e gli enti gestori troveranno al più presto un accordo per risolvere in maniera soddisfacente la questione".

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