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Persone con disabilità

A cura di Ledha

Archivio notizie

12/09/2014

Como, inizio della scuola a macchia di leopardo

La Provincia ha trasferito risorse e competenze ai Comuni, ma non tutti hanno attivato i servizi di assistenza agli alunni con disabilità sensoriale. Ghirotti (Cgil): "Una decisione che ha provocato il caos".


Un inizio di scuola in salita per tanti bambini e ragazzi con disabilità che vivono in provincia di Como. In parte per via della legge Delrio (che prevede il riordino delle competenze delle Province), in parte a causa del taglio delle risorse. La Provincia di Como - che attualmente è commissariata - ha infatti deciso di non gestire direttamente il servizio di assistenza alla comunicazione per i bambini e ragazzi con disabilità sensoriali. La scelta di Villa Saporiti è stata quella di trasferire fondi e competenze ai Comuni.
“Una decisione che ha provocato il caos - sottolinea Alessandra Ghirotti di Cgil Funzione Pubblica, che ha seguito la vicenda -. In alcuni casi i Comuni hanno accettato di svolgere il servizio, ma ciascuno l'ha fatto a modo suo. Altri Comuni invece si sono rifiutati perché non c'è una normativa che lo specifica". Un quadro a macchia di leopardo, dunque, in cui ogni realtà ha risposto in maniera diversa alle esigenze dei bambini con disabilità. E dove in molti casi è stata compromessa anche la continuità educativa dell'assistenza.
Prima dell'entrata in vigore della Legge Delrio, infatti, la Provincia di Como aveva affidato il servizio a un'ATI (associazione temporanea d'impresa, ndr) che riuniva due cooperative: 60 dipendenti in tutto, per assistere circa 110 bambini e ragazzi con disabilità sensoriale. "Oggi molte di queste persone hanno perso il lavoro - commenta Alessandra Ghirotti - E in molti casi i bambini non possono più appoggiarsi all'educatore che li ha seguiti per anni". Solo in alcuni casi, infatti, le due cooperative già attive sul territorio sono state accreditate presso l'ufficio di piano e, attraverso un voucher, le famiglie hanno potuto scegliere l'educatore.
“Come Cgil abbiamo denunciato questa situazione sia dal punto di vista occupazionale, sia per quanto riguarda i diritti dei bambini", sottolinea Alessandra Ghirotti. A complicare ulteriormente la questione, la riduzione delle risorse (anche se è difficile quantificare a quanto ammonti) e la conseguente riduzione delle ore di assistenza assegnate a ciascun bambino.

 

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