"Mio figlio senza educatore"
Riceviamo e pubblichiamo la lettera di una mamma che denuncia: per mio figlio solo cinque ore di assistenza a settimana. Con una risposta del Centro Antidiscriminazione "Franco Bomprezzi".
Stefania è la mamma di Patricio, 5 anni, affetto da autismo. A settembre Patricio ha iniziato il terzo anno di scuola materna, ma gli sono state assegnate solo cinque ore di assistenza settimanale. Dopo aver intrapreso “tutte le strade umanamente percorribili” (compreso il sit-in di protesta e un intervento in Consiglio comunale, al cospetto di giunta, sindaco, consiglieri e cittadini) Stefania ha deciso di scrivere al presidente del Consiglio, Matteo Renzi.
Caro Presidente del Consiglio Matteo Renzi,
chi le scrive è la mamma di un bambino autistico di 5 anni che frequenta una delle scuole materne comunali e, a causa degli esigui fondi stanziati a bilancio per l’assistenza all’autonomia e alla comunicazione, come tanti altri bimbi può usufruire solo di 5 ore a settimana di un’educatrice specializzata.
Il Comune di Corsico (Milano) ha indetto un bando di 186mila euro che va a coprire 11.844 ore di assistenza. Questo monte ore va suddiviso tra 94 bambini (dato non ufficiale), segnalati per l’anno scolastico in corso ai servizi sociali della città. Facendo un po’ i conti della serva, sarebbero all’incirca 126 ore ad alunno che spalmate sull’intero anno scolastico portano a una media di circa mezz’ora al giorno per ogni bambino.
Lei ha la benché minima idea di cosa significhi lasciare un figlio disabile in stato di gravità per ore nelle mani di persone che non hanno la adeguata preparazione? Lei si rende conto che il diritto all’inclusione è totalmente disatteso? Lei può anche solo lontanamente immaginare come si svolge la giornata di uno di questi bambini?
Glielo spiego io Caro Presidente: Mentre tutti i bimbi e ragazzi “normotipici” studiano, crescono intellettualmente e socialmente, gettano le basi per diventare gli uomini e le donne del futuro i nostri figli “speciali” passano il tempo correndo tra i banchi, urlando, arrampicandosi su sedie e banchi, facendosi pipì e cacca addosso, sporcandosi quando mangiano, con la candela al naso che nessuno asciuga….
Le faccio un’altra domanda caro Presidente Renzi: Lei ritiene che la dignità di questi cittadini sia di un livello accettabile? Ha dei figli anche lei, sua moglie è un’insegnante, è possibile che non trovi nella sua fitta agenda di Governo il tempo di soffermarsi a riflettere su quello che succede nella vita reale? L’Italia è fatta di queste cose, di miseria umana…
La prego di voler ascoltare il mio grido di dolore che è anche quello di centinaia di mamme e di papà come me. Non resti indifferente a queste mie parole e ci pensi. Trovi il modo di affrontare la questione. So che le riforme istituzionali sono un tema molto sentito, così come le grandi opere, il Jobs Act, la Sanità Pubblica ma io penso che la dignità dell’essere umano sia da mettere al primo posto e salvaguardata a prescindere.
Cordialmente la saluto
Stefania Capurso
La risposta dei legali del Centro antidiscriminazione “Franco Bomprezzi”.
“Quella descritta dalla signora Stefania è chiaramente e indubbiamente una discriminazione vietata dalla legge. In questo contesto la famiglia può sicuramente ricorrere alle vie legali per chiedere l'eliminazione della condotta discriminatoria. E inoltre ottenere dall'ente locale l'erogazione di un numero di ore adeguato a garantire l'assistenza del figlio”.