Dopo Expo, il servizio di mobility center continua a crescere
Il servizio di noleggio di scooter elettrici č giā attivo all'aeroporto di Malpensa e nel centro commerciale di Arese. Andrea Ferretti: la nostra č una sfida anche culturale.
Chi è stato a Expo, molto probabilmente, li ha notati. Piccoli scooter elettrici di colore rosso che trasportavano – di volta in volta – persone con disabilità, anziani, ragazzi con una gamba rotta o mamme col panbione. Attivato per la prima volta durante l'esposizione universale, il servizio del Mobility Center (che ha messo a disposizione dei visitatori di Expo una flotta di scooter elettrici a quattro ruote e carrozzine, ndr) è stato un successo. E non solo per i numeri, che comunque hanno raggiunto quota 15mila noleggi in sei mesi.
“Non me lo aspettavo – ammette Andrea Ferretti, co-fondatore di Mobility Center -. Non mi aspettavo questi numeri, l'attenzione da parte dei media. E nemmeno di riuscire a coinvolgere un numero di partner così diversi: settore pubblico, privato, terzo settore. C'è stato un incredibile gioco di squadra su questo progetto. Vorrei ringraziare in modo particolare LEDHA, Gabriele Favagrossa e Fosca Nomis, disability manager di Expo. Oltre ovviamente a Fondazione Triulza per averci ospitato nel Padiglione della società civile".
Expo è stato il banco di prova di questa azienda – tutta italiana - gestita da tre soci. Andrea Ferretti, Alessandro e Paolo Martelli sono attivi da vent'anni nel mondo dell'homecare, con lo scopo di realizzare, produrre e distribuire prodotti e servizi che cambino il mondo della disabilità e della terza età.
La scommessa (vinta) di Expo è stato il punto di partenza da cui la società ha avviato una serie di progetti che oggi hanno portato l'attivazione del “Mobility Center” in molti altri spazi pubblici.
Quali sono stati i progetti che avete avviato dopo Expo?
A metà marzo abbiamo attivato il noleggio degli scooter elettrici all'aeroporto di Malpensa, il primo scalo europeo dotato di questo servizio. Mentre il 14 aprile abbiamo lanciato ufficialmente il “Mobility Shop” all'interno centro commerciale “Il Centro” di Arese, con una flotta di 10 scooter messi gratuitamente a disposizione dei clienti dell'ipermercato.
Avete modelli di riferimento in Europa o negli Stati Uniti?
Quando abbiamo messo a punto questo progetto, non c'erno esperienze simili alla nostra i Italia. Abbiamo inventato ex-novo il servizio e le modalità di fuizione, ma anche il modo di comunicarlo. E nemmeno all'estero ci sono esperienze simili alla nostra, almeno non a questi volumi. Bisogna però evidenziare che in altri Paesi, soprattutto nel Nord Europa, è comune trovare realtà – ad esempio enti fieristici – che si sono dotati in proprio di una piccola flotta di scooter elettrici da mettere a disposizione dei visitatori.
A quali spazi o eventi vi rivolgete?
Abbiamo un obiettivo: portare questo servizio nel numero più ampio possibile di location. Una distribuzione capillare che abbracci fiere, musei e aeroporti. Vogliamo rendere normali per tutti esperienze che altrimenti non sarebbero fruibili da persone con ridotta mobilità.
Nel concreto, dove sarà possibile trovarvi nei prossimi mesi?
Abbiamo chiuso un accordo con un'importante catena di centri commerciali. Inoltre abbiamo definito l'accordo con Sea Aeroporti, la società che gestisce gli scali milanesi ma ci sono trattative in corso anche con altri importanti scali italiani. Abbiamo contattato anche diversi prestigiosi musei e, il 20 maggio, attiveremo il servizio nell'area del Porto antico di Genova e dell'acquario.
Il centro commerciale di Arese da poco si è dotato del vostro servizio di “Mobility shop”, come sta andando?
Molto bene. E' possibile utilizzare gli scooter gratuitamente per un massimo di due ore, in modo tale da dare anche ad altri la possibilità di usufruirne. Ma la richiesta è tale che molti vorrebbero poterlo tenere più a lungo. Inoltre, nei week end, il servzio di noleggio funziona a pieno regime. Abbiamo poi notato una cosa interessante: dei primi dieci clienti che si sono rivolti al servizio quattro erano anziani, quattro persone con disabilità e l'ultimo un ragazzo con la gamba rotta. Segno che c'è una richiesta trasversale: persone che altrimenti non potrebbero muoversi o farebbero fatica a farlo.
Il nostro impegno è anche di tipo culturale. Vorremmo che le persone si abituino a trovare ovunque questo servizio. A dare per scontato che ci sia, così come è scontato trovare il carrello al supermercato.