Viaggi accessibili e responsabili
L'associazione "Planet viaggi responsabili" organizza da diversi anni itinerari turistici rivolti anche alle persone con disabilità. Per un turismo accessibile e "giusto"
Un viaggio di turismo responsabile è un’esperienza che permette di viaggiare “secondo principi di giustizia economica e sociale, nel pieno rispetto dell’ambiente e delle culture”. Un’esperienza che si può compiere a pochi chilometri da casa propria o -più spesso- nei Paesi del Sud del mondo, dove il turismo rappresenta una forma di sostentamento economico importante per intere comunità. Il turismo responsabile è un turismo rispettoso dell’ambiente, delle culture locali, che non produce sfruttamento delle risorse naturali o lavorative.
Da alcuni anni, grazie al lavoro dell’associazione “Planet viaggi responsabili” anche le persone con disabilità motoria e disabilità visiva possono partecipare a viaggi di questo tipo. “Abbiamo iniziato a proporre viaggi accessibili alle persone con disabilità nel 2012 -spiega il responsabile Paolo Casarin-. E oggi offriamo una decina di viaggi l’anno per questa tipologia di viaggiatori”.
Il processo di messa a punto di questi viaggi è piuttosto lungo (anche 4-5 mesi): è necessario infatti verificare che le strutture siano accessibili. “Noi non facciamo crociere e non portiamo le persone in villaggi turistici -sottolinea Casarin-. Abbiamo organizzato anche viaggi in posti complicati come la Thailandia o il Messico: non è facile portare turisti non vedenti in Amazzonica. Ma la risposta dei viaggiatori è ottima”.
La maggior parte degli itinerari proposti da Planet riguarda le persone con disabilità visiva (ciechi e ipovedenti). Per il 2018 sono previsti viaggi in Italia (Sicilia e Sardegna), Europa (Grecia, Polonia, Spagna, Irlanda e Portogallo) ma anche Perù, Guatemala, Marocco. Mentre per le persone con disabilità motoria vengono proposti viaggi in Sardegna e a Cipro.
C’è poi un altro aspetto da non sottovalutare, legato al rapporto che si crea tra i visitatori e gli abitanti di molti dei Paesi che sono meta di questi viaggi. “In molte comunità le persone con disabilità sono percepite come poveri sfortunati che non possono fare nulla se non chiedere l’elemosina -spiega Paolo Casarin-. Veder arrivare dei turisti con disabilità per loro è un’esperienza molto forte, un insegnamento positvo. E ce lo dicono apertamente”.