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Persone con disabilità

A cura di Ledha

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06/02/2018

Persone con disabilità, obbligo di assunzione anche per le piccole aziende

Dal 1° gennaio 2018 anche le aziende con un numero di dipendenti compreso tra le 15 e le 35 unità dovranno coprire la quota di riserva. Potrebbero esserci 6-7mila nuovi posti di lavoro

Dal 1° gennaio 2018 i datori di lavoro che occupano un numero di dipendenti compreso tra le 15 e le 35 unità dovranno coprire la quota di riserva, riferita al collocamento obbligatorio delle persone con disabilità. La modifica alla normativa era stata introdotta con il Jobs Act (Dlgs 151/2015, articolo 3, comma 1) e fa scattare l’obbligo di assunzione di una persona con disabilità non più nel caso di una nuova assunzione (come avveniva fino al 31 dicembre 2017) ma contestualmente al raggiungimento della quindicesima unità computabile. I datori di lavoro interessati, devono presentare la richiesta di assunzione entro il 2 marzo 2018.

Per le aziende che occupano dai 15 ai 35 dipendenti, la quota di riserva (prevista dall’articolo 3 della Legge 68/1999) è fissata una unità. Qualora non venisse coperta, scatterà una sanzione: 153,20 euro per ogni giorno lavorativo di scopertura per ogni persona con disabilità non occupata). La normativa avrebbe dovuto entrare in vigore dal 1° gennaio 2017 ma ha subito uno slittamento di un anno.

Per le persone con disabilità che vivono in Lombardia –e che sono alla ricerca di un impiego- si tratta di un’importante novità. “Nel territorio della provincia di Milano ci sono circa 3mila aziende con queste caratteristiche che dovranno ottemperare all’obbligo. Possiamo stimarne 3-4mila nel resto del territorio lombardo -calcola Claudio Messori, responsabile delle politiche di inserimento lavorativo di Anmil-. In Lombardia potrebbero esserci 6-7mila nuovi posti di lavoro per le persone con disabilità”.

Tradurre questi numeri in posti di lavoro reali, però, non sarà facile. Rispetto alle aziende di medie e grandi dimensioni, per le piccole aziende –soprattutto quelle a conduzione familiare o ad alta specializzazione- potrebbe essere più difficile inserire una persona con disabilità all’interno del proprio organico. “È importante creare un canale per fare in modo che tutte le aziende possano concorrere all’assolvimento della legge in maniera ragionata e non impositiva -ragiona Messori-. Gli strumenti a disposizione non mancano, ci sono sgravi fiscali. Inoltre non bisogna dimenticare che dal momento in cui si attiva la convenzione con la Provincia, l’azienda ha due anni di tempo per completare il percorso di inserimento. Questo dà il tempo di individuare e formare la persona adatta”.

“L’integrazione lavorativa delle persone con disabilità non è una punizione. Nel nostro Paese solo il 25% delle persone con disabilità lavora, una delle peggiori performance a livello europeo -commenta Alberto Fontana, presidente di LEDHA-Lega per i diritti delle persone con disabilità-. Ci sono importanti incentivi economici, ad esempio la copertura del costo del lavoro fino al 70%. Inoltre ci sono realtà come Anmil o cooperative che offrono alle aziende un supporto concreto all’inserimento dei lavoratori con disabilità”.

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