Salute mentale, lettera aperta delle associazioni
In vista delle elezioni regionali, i rappresentanti di tre associazioni hanno diffuso un documento in cui denunciano le difficoltà che vivono in Lombardia le persone con problemi di salute mentale
“Urasam Lombardia”, “Rete utenti Lombardia” e “Campagna per la salute mentale” hanno inviato una lettera aperta ai candidati in lizza per le prossime elezioni regionali i per far conoscere loro “il punto di vista delle persone con sofferenza psichica e dei loco familiari sullo stato dei servizi di salute mentale in Lombardia, non proprio coincidente con la vulgata che li qualifica come servizi di eccellenza”.
Le principale criticità riguarda la mancanza di risorse per la progettazione della vita indipendente e dell’inclusione sociale. Il superamento dei manicomi (previsto dalla legge Basaglia del 1978) è avvenuto solo “de facto”, chiudendo le grandi strutture per lasciare spazio a piccole comunità (per un totale di oltre 4mila posti) che “assieme si posti letto in SPDC assorbono più del 70% delle risorse previste dalla Regione”.
“Non investendo così sul territorio, a causa dello spostamento delle risorse sulle residenze -si legge nella lettera- succede che le persone vi trascorrano molti anni, restino in queste strutture a causa dell’assenza di percorsi alternativi e di risorse per il reinserimento sociale. Tutto ciò provoca anche il poco ricambio degli ospiti ed una continua richiesta di posti letto perché il sociale non è nelle condizioni socio-economiche di sviluppare forme di accoglienza e di integrazione”. Inoltre, evidenziano le tre associazioni, le risorse messe a disposizione da Regione Lombardia sono inadeguate: circa 500 milioni di euro, meno del 3% del costo della sanità lombarda a fronte del 5% raccomandato dal Ministero.
In questa situazione, denunciano i firmatari della lettera, è difficile promuovere percorsi che portino all’autonomia delle persone con sofferenza psichica, lasciando così le famiglie in una situazione di abbandono e sofferenza. Non solo per la mancanza di risorse, ma anche per la carenza di personale qualificato, con organici ridotti alla metà di quanto previsto dal Progetti Obbiettivo nazionali, nemmeno per il ricambio del personale che invecchia. “La precarietà dei nuovi contratti di assunzione, a tempo parziale e determinato e a bassi salari, ha conseguenze deleterie sulla maturazione professionale degli operatori, a causa dell’elevato turnover” si legge nella lettera.
Una situazione che -di fatto- cancella i diritti delle persone con sofferenza psichica. “Esemplificativo di questa situazione ne sono l’abnorme uso dei Trattamenti sanitari obbligatori: “Obbligatori, per l’incapacità/impossibilità di prevenire e lavorare sulla dimensione relazionale e sulla continuità di cura di fronte a particolari situazioni di gravità”. Cui si sommano i tassi ancora troppo elevati delle “contenzioni” negli ospedali psichiatrici.