Muoversi oggi nel welfare lombardo
Pubblichiamo la parte introduttiva della relazione presentata da Maria Villa Allegri alla Conferenza programmatica di ANFFAS Regione Lombardia, il 12 ottobre. In allegato la versione integrale di cui si raccomanda la lettura.
"Le persone con disabilità e le loro famiglie nel welfare lombardo: luci ed ombre"
di Maria Villa Allegri*
Se vogliamo pensare e agire da forza sociale responsabile, come crediamo o aspiriamo di essere, dobbiamo capire quanta distanza, o quanta vicinanza, c'è tra la nostra linea associativa e le politiche sociali della Regione Lombardia.
Un passaggio inevitabile, ma anche difficile, considerando che:
- Le riforme regionali degli anni 2000 si sono innestate su un sistema di welfare complesso e articolato, definito dalla L.R.1/'86 e dal successivo PSA '88/'90; un sistema che negli anni ha consentito alle persone con disabilità e alle loro famiglie di utilizzare servizi, interventi e prestazioni che rendono le loro vite un po' meno faticose di quanto siano le vite di altri disabili e altre famiglie che vivono in altri territori regionali con sistemi di welfare dotati di minori opportunità.
- un sistema che si è modificato in questi anni, anche in relazione ai cambiamenti degli scenari nazionali e agli orientamenti che le ultime due legislature regionali hanno impresso al welfare lombardo: la crisi delle risorse degli anni '80, il mutamento degli assetti costituzionali e quindi l'aumento dei poteri dati alle Regioni, l'introduzione di nuove e articolate legislazioni generali e di settore: dai livelli essenziali di assistenza, alla Legge 328/2000, al fondo per la non autosufficienza, alla revisione delle procedure e delle competenze per l'accertamento dell'invalidità civile, la centralità del principio della "libertà di scelta" posto a fondamento del sistema di welfare regionale, ecc.. Cambiamenti che però, allo stato attuale, non ci pare abbiano indebolito il sistema che continua, nel suo insieme, a costituire una risorsa per le persone con disabilità e le loro famiglie.
E allora, se, tutto sommato, qui in Lombardia si procede bene, perché dobbiamo chiederci se gli orientamenti che la Regione ha assunto in materia di politiche sociali siano, passatemi il termine, compatibili con la nostra linea associativa?
Perché oltre ai cambiamenti attuati e a quelli in atto (...), anche noi, in questi anni, abbiamo perfezionato la nostra linea associativa, divenuta più netta nella sua finalità.
L'Assemblea nazionale (...) ha definitivamente sancito che chi si occupa di persone con disabilità e, soprattutto chi si occupa di disabilità complesse, come noi, si deve impegnare ad ogni livello (...) per favorire l'avvio e la crescita di processi di INCLUSIONE SOCIALE, e, non più, "solo" di integrazione sociale. Una linea associativa più attenta al tema dei diritti umani, quindi, e proprio per questo non solo più impegnativa, ma anche più severa, perché i problemi delle persone con disabilità devono essere i problemi di tutti, e non devono dipendere dalle risorse che non ci sono, dalle regole che sono insufficienti, dalle scarsa propensione al lavoro integrato, e via di questo passo:
- INCLUSIONE SOCIALE infatti vuol dire agire affinché la Società cambi le proprie regole di funzionamento, considerando che il proprio sviluppo - sociale, economico, culturale, scientifico, ecc - deve divenire uno sviluppo che tiene conto di tutte e di tutti, a partire da chi è in condizioni di maggiore difficoltà.
- INCLUSIONE SOCIALE vuol dire fare ciò che, non l'ANFFAS, ma l'OMS e l'ONU ci dicono di fare; il primo (L'OMS) tramite l'ICF, che ha rivoluzionato il concetto stesso di disabilità ("la disabilità è una condizione della vita determinata dal rapporto tra la condizione di salute della persona e la condizione di ambiente sfavorevole nella quale la persona vive"), il secondo (l'ONU) tramite la Convenzione sui diritti delle persone con disabilità. Due documenti che per noi sono divenuti i punti di riferimento fondamentali per valutare l'adeguatezza delle politiche.
Ecco perché la domanda a cui dobbiamo, a partire da oggi, tentare di rispondere, è una domanda difficile. Una domanda alla quale peraltro non intendo rispondere, non io da sola, non noi da soli come direttivo regionale, ma che invitiamo tutti e tutte noi ad assumere come domanda cruciale, perché è solo in base a come valutiamo le politiche adottate dalla Regione che potremo capire e quindi decidere le priorità di lavoro per i prossimi anni.
E' direi inevitabile quindi che a fronte di una domanda così complessa, gli elementi che il direttivo consegna oggi, (...) potranno apparire sbrigativi, forse drastici, a tratti ingenerosi, ed è per questo che in modo convinto, confido nel dibattito che seguirà per ampliare e completare l'analisi che mi accingo a presentarvi. (...)
*Presidente ANFFAS Brescia
Vice presidente nazionale ANFFAS
Consigliere regionale ANFFAS con deleghe alle Poltiche Sociali
Consigliere LEDHA