Anche Pietro ha votato
A differenza di altri Paesi europei, in Italia le persone con disabilità intellettiva possono votare. Occorre evitare il rischio di una "finta partecipazione" e trovare strumenti perché l'autodeterminazione possa manifestarsi
Maggio 2019. Una delle campagne elettorali che segna il passaggio dai cartelloni stradali ai social network, anche se a livello locale i candidati sindaci e le loro liste a un certo punto si mostrano nelle vie, con molta maggiore parsimonia rispetto al recente passato.
Il voto delle europee e delle amministrative si avvicina anche per Pietro, giovane con sindrome di Down. In Italia può votare, ma questo diritto non è riconosciuto in modo uniforme all’interno dell’Unione europea: in alcuni Paesi, infatti, le persone con disabilità intellettiva non sono ammesse al voto.
Si tratta di una di quelle situazioni in cui l’espressione dell’autodeterminazione è più forte e contemporaneamente è più delicato l’esercizio di libertà di scelta. Il rischio sempre presente mentre si consegnano strumenti di espressione è quello di determinare anche l’orientamento, consegnando alla persona un ruolo di finta partecipazione.
Questa volta però Pietro sapeva a chi dare il voto nelle elezioni amministrative, conosceva alcuni dei candidati e aveva espresso la sua preferenza. A casa ci siamo allora chiesti come accompagnarlo nella manifestazione del voto, già sperimentato in passato, ma in presenza di un quesito referendario. Anche in quell’occasione la domanda era complessa, così come la scelta. Ma era più semplice esprimere la propria preferenza, con un “sì” o con un “no”.
In passato, quando Pietro aveva ancora 15 o 16 anni, ci eravamo esercitati sul diritto di votare (non necessariamente in senso “politico”), sulla scelta tra diverse opzioni, la manifestazione del voto e la decisione conseguente. Il quesito, in quelle occasioni, era stato molto semplice e comprensibile: dove andare a fare un giro. Due le opzioni possibili: nel bosco o sul lago. Tre i votanti. Effettuata la votazione e il successivo scrutinio eravamo andati nel bosco.
Successivamente abbiamo affinato la simulazione del momento del voto. Abbiamo allestito una simulazione con seggio, presidente di seggio e collaboratori, cabina di voto, urna elettorale, e facsimile delle schede di voto. Si era considerata anche la possibilità di scheda bianca, quando non si avessero sufficienti elementi per scegliere una o l'altra opzione. L'espressione di quella possibilità era sembrata quella volta la più corrispondente alla situazione, nel confronto con Pietro, in una successiva occasione di voto. “Non capisco”, aveva semplicemente commentato Pietro di fronte alla complessità.
Quest'anno, per le comunali e le europee, si erano maturati elementi di scelta, almeno per le amministrative: c'erano alcune persone conosciute da Pietro candidate in una lista, c'è stata l'occasione di un breve incontro, sia pure senza approfondire i punti del programma della lista. Da parte di Pietro c’era una preferenza chiara.
Nella nostra simulazione abbiamo introdotto anche la presenza di una coda di persone al seggio, prima di entrare, e tutti i passaggi che avrebbero potuto presentarsi e che avrebbero potuto rappresentare una criticità. Ad esempio uscire dalla cabina dopo avere votato con le schede aperte, azione che avrebbe invalidato il voto. E tutti gli elementi liturgici della situazione, il riconoscere, l'attendere, lo stare, la relazione formale.
Dopo avere provato alcune volte e affinato i punti più delicati abbiamo scritto i passaggi che avevamo compiuto, concordando fra i partecipanti alla simulazione e cercando la forma che ne traducesse in forma chiara ma non banale i dettagli.
Abbiamo quindi tradotto in simboli, usando il modello inbook, un modello di rappresentazione in simboli con un forte orientamento linguistico, anche rispetto agli elementi astratti e funzionali della lingua, come la morfosintatssi, molto rilevante soprattutto per la lingua italiana. (informazioni e strumenti a questo riguardo si possono trovare nel sito del Centro studi inbook).
Dopo avere stampato e letto insieme un paio di volte i passaggi di questa sorta di vademecum è risultato chiaro che Pietro volesse riguardarseli ancora da solo.
In passato avevamo registrato la lettura automatica dalla sintesi vocale del programma di scrittura simbolica, ma in questo modo, anche se meglio di niente, veniva messo in secondo piano il tema della relazione, su cui invece avevamo costruito la simulazione fin lì. Ho allora letto il cartaceo facendo il modeling, mentre Pietro registrava il video con il suo telefono. Il modeling è una modalità di lettura che consiste nell'indicare col dito il testo in simboli che si sta leggendo, mantenendo una prosodia adeguata al contenuto, senza soffermarsi sulla singola parola, cercando di mantenere sincronia fra il testo indicato e ciò che viene pronunciato con la voce. Questa unità di rappresentazione simbolica, testo alfabetico sempre presente sopra il simbolo, indicazione e voce costituisce un forte supporto all'accesso al significato e, anche, alla possibilità di impadronirsi di quelle parti di rappresentazione inizialmente incomprensibili. Come accade anche con una lingua straniera.
Pietro ha così potuto rileggere dal cartaceo e dal video più volte, in camera sua, prendendosi un suo tempo. Con la libertà di sbagliare senza occhi indiscreti che lo osservassero.
Il giorno del voto ci siamo chiesti se volesse entrare per primo al seggio o dopo di me. Ha preferito entrare lui per primo. Al nostro seggio non c'era coda, la mattina. Il presidente di seggio e le altre persone presenti, per lo più giovani come lui, hanno avuto un atteggiamento di grande rispetto e di supporto, sia con Pietro, sia con me. Non c'è stata sbavatura con atteggiamenti paternalistici, così spesso diffusi nei confronti delle persone con disabilità, in particolare quella intellettiva.
Il voto di Pietro, come il mio, non ha cambiato singolarmente gli esiti della votazione. Ma c’è stato un guadagno di percezione di adultità, in un passaggio sociale importante, con una scelta consapevole.
L'ultima parte, l'attesa dei risultati, è forse ancora un'area su cui lavorare. Cosa succede adesso, con l'esito conosciuto, sia per le amministrative, sia per le europee? Rendere più consapevole Pietro del funzionamento sociale nelle nostre democrazie è un passaggio più complesso da affrontare con serietà, semplificando senza banalizzare. Un esercizio di consapevolezza necessario non solo per le persone con disabilità intellettiva.
Qui puoi scaricare la versione digitale, che mettiamo a disposizione di tutti per favorire l’accessibilità al voto.
Antonio Bianchi