Coronavirus, l'allarme delle cooperative sociali: "Siamo al limite"
Intervista a Valeria Negrini, portavoce del Forum del Terzo settore Lombardia: "Potremmo essere un argine al contagio, ma non riceviamo sufficiente attenzione dalle istituzioni"
"Siamo al limite!". È il grido d'allarme che arriva dal mondo delle cooperative sociali. Una realtà che, solo in Lombardia, assiste circa 100mila persone in condizione di fragilità (anziani, persone con disabilità, tossicodipendenti, malati psichiatrici, minori e famiglie fragili), e che a fronte dell'epidemia di Covid-19 fatica sempre più a garantire i propri servizi. "Senza presidi sanitari adeguati saremo costretti a chiudere. Quasi il 30% dei nostri operatori sono ammalati o in quarantena. Senza un aiuto non potremo garantire più nessun servizio essenziale", scrivono Massimo Minelli e Attilio Dadda, presidenti rispettivamente di Confcooperative e Legacoop Lombardia.
“Il nostro settore è in grande difficoltà", spiega Valeria Negrini, presidente di Confcooperative-Federsolidarietà Lombardia e portavoce del Forum del Terzo settore Lombardia. Negrini lamenta, da un lato, l'insufficienza di informazioni specifiche e uniformi rivolte a questo comparto. Dall'altro la difficoltà "ad applicare nei nostri servizi il protocollo del 14 marzo sulla sicurezza sui luoghi di lavoro -spiega- nei servizi socio-sanitari le prescrizioni del decreto, come l'obbligo a rispettare la distanza interpersonale di un metro, non si possono applicare. Queste sono norme pensate per imprese che producono, non per soggetti che curano".
A questa situazione si somma la cronica mancanza di dispositivi di tutela individuale (mascherine e guanti) che ormai sono introvabili. Strumenti che servono a tutelare sia gli operatori sia gli utenti dei servizi. "Spero che con l'entrata in vigore del decreto 'Cura Italia' si riesca a dare un supporto al nostro settore che potrebbe essere un argine al contagio. E che invece, in questo momento, paradossalmente, rischia di alimentare la diffusione del contagio". I primi contagi, infatti, si stanno registrando non solo tra gli operatori, ma anche tra gli utenti dei servizi. "Una delle difficoltà più grandi con cui dobbiamo fare i conti è far comprendere le nuove norme necessarie per il contenimento del Coronavirus a soggetti che già hanno dei problemi -spiega Valeria Negrini-. E soprattutto, una volta comprese le norme, è difficile far diventare questi comportamenti un'abitudine quotidiana".
"Anche il nostro settore sta dando prova di grande resistenza, volontà e capacità; è un settore a cui viene delegato molto, ma che non viene guardato dalle istituzioni con l'attenzione che merita -conclude Valeria Negrini-. Sono solita dire che noi veniamo 'prima e dopo' gli ospedali. E continueremo a farlo anche dopo questa epidemia. Ma dobbiamo essere messi nelle condizioni di poter operare bene per il bene della collettività e soprattutto delle persone e famiglie con maggiore difficoltà che, in questa emergenza, si trovano ancora più esposte e fragili".