Coronavirus, reagire č possibile
Associazioni e enti di terzo settore chiedono di essere messi nelle condizioni di poter garantire -in condizioni di sicurezza- i servizi essenziali alla vita delle persone con disabilitā
Le persone anziane con disabilità che vivono nei servizi residenziali sono le prime e principali vittime dell’emergenza che stiamo vivendo in questi giorni. Ogni giorno si allunga l’elenco delle persone che perdono la vita a causa del Covid19, con cui sono entrati in contatto all’interno delle residenze sanitarie lombarde. Non è più sopportabile, veder specificare ogni volta nei notiziari, che i decessi riguardano soprattutto "persone molto anziane con patologie pregresse" quasi a significare che si tratti di morti di poca o minore importanza: si tratta di persone che se non avessero contratto il virus sarebbero ancora vive, in relazione con i loro parenti e amici e con tutti noi. Morti che, in buona parte, si sarebbero potute evitare.
Si fanno sempre più numerose e frequenti le richieste da parte degli enti gestori dei servizi residenziali, di poter tornare a far essere le proprie Unità di offerta dei luoghi sicuri, capaci di accogliere e sostenere la vita delle persone con disabilità, anche in questo momento di grande difficoltà per tutti. Il Forum Terzo Settore Lombardia (l’organizzazione ombrello che raduna gran parte le principali sigle associative -tra cui Ledha- e dell’impresa sociale regionale) ha inviato una comunicazione urgente ai responsabili di Regione Lombardia in cui ricorda che associazioni, fondazioni e cooperative sociali "continuano a operare nelle strutture residenziali per disabili, anziani, minori e famiglie, persone con problemi di salute mentale e dipendenze, così come continuano a operare nelle carceri, nei servizi di bassa soglia e nei dormitori, nei servizi domiciliari". Il Forum inoltre denuncia “l’insufficienza o la totale assenza di dispositivi di protezione individuale ha già provocato il contagio e messo a rischio molti tra gli operatori, i volontari e gli utenti (…). È indispensabile invece che queste realtà possano aver accesso in modo sistematico e continuativo ai DPI o, se in grado di rifornirsi autonomamente, i loro ordini non vengano intercettati e sequestrati".
A livello nazionale è Anffas che lancia un appello per la tutela della salute delle persone con disabilità dentro e fuori le strutture residenziali. Anffas ribadisce la richiesta che tali strutture vengano equiparate, ai fini dell’emergenza "Coronavirus", "alle strutture sanitarie e vanno gestite con pari attenzione e modalità, fornendo loro, nell’immediato tutto l’aiuto di cui necessitano e priorità nella fornitura di dispositivi di sicurezza, materiale e personale". Si chiede, con la stessa forza, anche di prestare attenzione alle condizioni di vita e alla tutela della salute delle persone con disabilità che vivono a casa "relativamente alla urgente necessità di avere adeguati supporti domiciliari. Si sono, infatti, già verificati casi in cui i genitori sono venuti meno ed i figli con disabilità sono rimasti soli in casa, con minimi supporti da parte dei Comuni, o casi in cui genitori anziani si sono ammalati e i cui figli con disabilità sono di difficile gestione. Ed ancora quando sono le stesse persone con disabilità a risultare positive e non in grado di mettere in atto le misure di distanziamento o di utilizzo dei dispositivi atti a prevenire il contagio. Anche per gli Enti Locali si sta rivelando problematico trovare personale disponibile ed idoneo a garantirne l’assistenza".
A questi appelli, si aggiunge la preoccupazione condivisa da molte associazioni di persone con disabilità lombarde sul rischio di rimanere senza supporti domiciliari, vuoi per l’accertata positività al virus del personale di assistenza che per la scelta di alcuni enti gestori di servizi, di non inviare il personale di assistenza. Aumenta così il rischio di isolamento, abbandono e di mancanza di condizioni di vita dignitosi. Problemi che possono tramutarsi in dramma quando è la stessa persone con disabilità a rimanere contagiata e ad ammalarsi o quando la persona rischia di rimanere senza alcuna assistenza per il venir meno (a volte per malattia, purtroppo altre per morte) del supporto del caregiver familiare.
Di fronte a questi insieme di problemi e al perdurare del tempo dell’emergenza, appare evidente la necessità di avviare una serie di interventi coordinati e coerenti fra loro, che tengano in specifico conto le specifiche esigenze di tutela delle persone con disabilità, come bene evidenza il contributo di Luisella Bosisio Fazzi, che per via dei diversi ruoli e funzioni ricoperte in ambito associativo e di terzo settore è in grado di offrire una panoramica molto ampia del problema.
Il presidente di LEDHA-Lega per i diritti delle persone con disabilità, Alessandro Manfredi, ribadisce come l’impegno quotidiano dell'associazione in favore dei diritti delle persone con disabilità stia continuando senza sosta anche in questi giorni. "Il Centro Antidiscriminazione Franco Bomprezzi, continua nella sua opera di informazione e consulenza alle persone e agli enti, ogni giorno alle prese con situazioni in continua evoluzione. Come federazione regionale della associazioni delle persone con disabilità, facciamo e continueremo a fare opera di pressione e sulle istituzioni regionali, con massimo spirito collaborativo, affinché tengano in sempre maggior conto le esigenze i diritti delle persone con disabilità. Va in questa direzione l’appello a rinviare l’applicazione del nuovo Fna: facciamo nostre tutte le sollecitazioni che stanno arrivando dalle diverse associazioni, e faremo la nostra parte perché possano essere ascoltate e accolte dai diversi interlocutori regionali".