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Persone con disabilitą

A cura di Ledha

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13/04/2020

Coronavirus, tutelare le persone con sofferenza mentale

L'appello della Campagna per la salute mentale: "Le persone con disagio, familiari e operatori non possono soffrire nel silenzio come avvenuto in questi 40 giorni"

Maggiori attenzioni e immediate disposizioni a tutela delle persone con sofferenza mentale, degli operatori e di tutte le persone fragili che -in questi giorni segnati dall’emergenza Coronavirus e dai provvedimenti presi dal Governo per contenerne la diffusione- stanno vivendo una situazione di particolare sofferenza. È la richiesta che arriva dalla Campagna per la salute mentale, a nome delle numerose associazioni di familiari, operatori, utenti ed enti del terzo settore.

In Italia, secondo i dati rilevati dal Sistema informativo Salute mentale del ministero (aggiornati al 2017), sono oltre 850mila le persone con disturbi mentali assistite dai servizi specialistici: “Non si discute sulla drammaticità dell’attuale situazione determinata dalla pandemia Coronavirus, tantomeno su quanto la sanità sia sottoposta a un fortissimo stress e ad una sfida senza precedenti -si legge nel comunicato- ma le persone con disagio, le famiglie, gli operatori non possono soffrire oltre, nell’isolamento e nel silenzio come è avvenuto in questi 40 giorni”.

Da più di un mese, infatti, i centri di salute mentale hanno sospeso la loro “attività ordinaria”, tutte le attività riabilitative (di gruppo e individuali), gli incontri e i sostegni ai familiari, le borse lavoro e i tirocini. Solo le urgenze e le emergenze sono garantite. In questo contesto -denuncia la Campagna per la salute mentale- le famiglie si trovano a gestire questa complessa situazione dove le relazioni con i propri congiunti sono rese più difficili dalle attuali condizioni di isolamento. Inoltre, alcuni familiari di persone affette da disturbi mentali denunciano la creazione in Lombardia di Servizi psichiatrici di diagnosi e cura (SPDC) dedicati a persone con disturbi psichici positivi al Covid 19. Una pratica che porta a riproporre “modelli organizzativi emarginanti e ghettizzanti, che perpetuano la stigmatizzazione dei pazienti affetti da disturbo mentale”, come denuncia un familiare.

Ora più che mai, sottolinea la Campagna per la salute mentale, “occorre stringersi attorno ai servizi, ripensando alla tutela della salute mentale nell’era del Covid19”. Per questo motivo le associazioni chiedono “immediate e chiare disposizioni per la riattivazione dei servizi di prossimità, delle attività terapeutiche e riabilitative nel rispetto delle misure di prevenzione e protezione per operatori e le persone con sofferenza mentale”.

Con questo obiettivo, la Campagna per la salute mentale chiede che vengano definiti, a livello nazionale e regionale, i compiti dei servizi territoriali e non solo sulla base dell’urgenza/emergenza, assicurando adeguati dispositivi di protezione e protocolli di sicurezza per operatori e cittadini-utenti. Si chiede poi la valorizzazione e il sostegno della cooperazione sociale, la definizione di un piano straordinario di assunzioni di personale multidisciplinare, anche nei servizi di salute mentale, per sostenere l’attuale situazione e per poter implementare i servizi nel prossimo futuro. Infine, si chiede che siano pianificate, programmate e riavviate progressivamente e in sicurezza, tutte le attività di cura e riabilitazione dei Centri di salute mentale e dei vari servizi territoriali di prossimità.

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