Eccoli di nuovo: cancellato l'emendamento, trovato l'inganno
L'INPS tenta di reintrodurre dalla finestra l'emendamento alla Finanziaria, che colpiva in modo restrittivo i criteri per l'assegnazione dell'assegno di accompagnamento, cancellato dal Parlamento
Dopo la manifestazione del 7 luglio scorso con la cancellazione dell'emendamento che modificava i criteri di valutazione per accedere all'assegno di accompagnamento, pensavamo di avere un po' di tempo per rilassarci dopo le arrabbiature, le mortificazioni e l'amarezza dovuta alle parole del Ministro Tremonti ("il nostro Paese non può essere competitivo se ha tutti questi invalidi"), al tentativo di fare "cassa" sulla pelle delle persone con disabilità e delle loro famiglie, alle stigmate gettate sui cittadini Italiani con disabilità da vergognose campagne di stampa basate sulla disinformazione e sulla demagogia più becera sulla questione "falsi invalidi".
Invece No! Appena dopo le vacanze ci risiamo. Assessori, Professori di conservatorio etc etc... inondano i media con concetti aberranti. Tutto in un tratto si ritorna a parlare di eugentica, di Rupi Tarpee, di scuole differenziate, di dileggiamento su un progetto di legge sul riconoscimento della dislessia...
Sempre in questi giorni l'INPS, quatta quatta, riprende in circolari/note varie indirizzate alle sedi territoriali, il testo pari pari cancellato dal Parlamento sui criteri di interpretazione delle norme riguardanti l'assegno di accompagnamento e sul fatto che le persone per vedersi riconosciuta l'invalidità civile dovrà fare due, dicasi due, visite: una presso le commissioni ASL, una presso una commissione INPS.
Naturalmente continuando in quella campagna, dai costi elevatissimi e dai risultati incerti, per scovare i milioni di falsi invalidi chiedendo l'ennesima documentazione per verificare se persone con Tetraplegia, con Distrofia, con Atrofia Spinale, con Disabilità intellettive gravi siano come per miracolo guariti o tornati per magia a camminare.
La nota interna in questione, a firma del Direttore Generale dell'INPS e trasmessa alle sedi periferiche in data 20 settembre 2010, fa riferimento a raccomandazioni che appaiono discutibili sia sul piano medico-legale che su quello più generale in relazione alle condizioni di vita della persona e al suo bisogno di sostegno. Si descrive di fatto uno scenario in cui non solo le persone saranno chiamate a visita diretta, ma in particolare lo saranno le persone affette da condizioni di gravità: "Si sottolinea che l'accertamento sanitario diretto è da ritenersi prioritario al fine di garantire la massima coerenza metodologica e la trasparenza dell'iter valutativo e del e del conseguente giudizio medico-legale. Ciò soprattutto nei casi in cui si evidenzi una severa minorazione dell'integrità psico-fisica da cui derivano benefici assistenziali".
E' necessario capire se questa nuova "ondata" di chiamate a visita diretta è effettuata su base campionaria o se invece si è di fronte ad una sistematica azione di verifica. Nel primo caso sarà importante capire non solo i criteri di individuazione del campione, ma anche la sua ampiezza. Nel secondo, saremmo di nuovo di fronte ad una burocratizzazione del rapporto tra cittadino e Istituto e quindi all'ennesimo incomprensibile atteggiamento punitivo nei confronti di persone già penalizzate dalle disuguaglianze e dalle discriminazioni.
La pericolosità di questa nota interna si dispiega su più livelli.
A livello generale, perché l'INPS, dopo anni di dibattito sui criteri di accertamento dell'invalidità civile, emana in questa forma (nota interna) addirittura delle linee guida operative in invalidità civile che contengono esclusivamente criteri medico-legali e a livello specifico perché tali linee guida contengono indicazioni operative che non compaiono in nessun testo normativo, e quindi andrebbero perlomeno preliminarmente presentate e discusse a livello Ministeriale, oltre che a livello sociale .
Peraltro anche e soprattutto a livello culturale, perché contengono una visione della persona in situazione di svantaggio che a noi appare semplicemente inaccettabile.
In particolare va segnalato quanto viene scritto nel paragrafo dedicato all'indennità di accompagnamento: "...per quel che concerne gli atti quotidiani della vita, constatando la genericità dell'espressione e in accordo con la prevalente dottrina medico-legale, essi vanno intesi come quel complesso di attività che assicurano un livello basale di autonomia personale in un ambito per lo più intradomiciliare. Il prendere in considerazione le attività extra-domiciliari, in ambienti complessi come le moderne metropoli, porterebbe, infatti, ad una valutazione talmente estensiva da superare l'ambito medico-legale"
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In particolare è contro il diritto ad "una vita autonoma e indipendente" come dall'ex articolo 19 della Convenzione Onu per i diritti delle Persone con Disabilità, che riconosce a "tutte le persone con disabilità il diritto a vivere nella società, con la stessa libertà di scelta delle altre persone".
Fulvio Santagostini, Presidente LEDHA