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Persone con disabilità

A cura di Ledha

Archivio opinioni

7 Febbraio 2011

Quando lo zelo di strasforma in confusione

di Luisella Fazzi - Consigliere LEDHA

Di seguito una riflessione rispetto alla confusione che verte attorno alla Convenzione ONU per i diritti delle persone con disabilità. Di fatto legge del Parlamento italiano dal 24 febbraio 2009

Mi è stato segnalato un articolo a firma di Francesco Previte pubblicato lo scorso 5 gennaio sul link il cui inizio recita: "ma la ratifica esplicata dalla Unione Europea ha riconfermato l'eutanasia e l'aborto verso i disabili psico-fisici".

Inoltrandomi nella lettura di detto articolo mi sono imbattuta in una serie di citazioni inesatte e scorrette riguardanti i contenuti della Convenzione Onu sui Diritti delle Persone con Disabilità nonché un uso di linguaggi e di interpretazioni del testo convenzionale del tutto contrari alle parole scritte ed al loro significato semantico e giuridico.

Premetto che i testi delle Convenzioni, qualsiasi testo, vanno letti in toto non solo dal primo all'ultimo articolo ma anche il preambolo - che non è da confondere con una introduzione o una prefazione di romanzo - perché ripercorre e riprende il percorso dei diritti umani che hanno portato alla scrittura dei testi in questione.

La lettura del testo integrale, che suggerisco anche se porta via un po' di tempo, deve essere fatta alla luce del principio di universalità dei diritti che oltre a dichiarare che i diritti umani sono per ciascuno e per tutti, per chi ne è consapevole (ed è in grado di farli valere) e per chi non lo è, dice anche che per i diritti elencati nei vari articoli vige l'obbligo di rispettarli tutti dal primo all'ultimo.

Un primo consiglio quindi all'autore dell'articolo citato è quello di non riferirsi alle notizie giornalistiche e dei mass media Eu ( come lui stesso ha confessato) ma di raggiungere le fonti giuridiche e leggersi la Convenzione e la Legge di ratifica.

Se l'avesse fatto avrebbe potuto innanzitutto conoscere all'articolo 1 lo scopo della Convenzione:
promuovere, proteggere e assicurare il pieno ed eguale godimento di tutti i diritti umani e di tutte le libertà fondamentali da parte delle persone con disabilità, e promuovere il rispetto per la loro innata dignità
e che nel passaggio:
per persone con disabilità si intendono coloro che presentano durature menomazioni fisiche, mentali, intellettuali o sensoriali che in interazione con barriere di diversa natura possono ostacolare la loro piena ed effettiva partecipazione nella società su base di eguaglianza con gli altri
sgombra ogni dubbio sulla presunta differenziazione tra handicappati mentali e disabili fisici collocando tutte le persone, anche quelle con disabilità, sullo stesso livello di godimento di diritti umani e quindi dei diritti civili, economici, sociali inclusi quelli inerenti la salute (inclusa la prevenzione e la cura della malattia anche mentale).

Consiglio inoltre di leggere l'articolo 3 della Convenzione sui Diritti delle Persone con Disabilità che elenca i principi generali e cioè:

- Il rispetto per la dignità intrinseca, l'autonomia individuale - compresa la libertà di compiere le proprie scelte - e l'indipendenza delle persone;
- La non-discriminazione;
- La piena ed effettiva partecipazione e inclusione all'interno della società;
- Il rispetto per la differenza e l'accettazione delle persone con disabilità come parte della diversità umana e dell'umanità stessa;
- L'eguaglianza di opportunità;
- L'accessibilità;
- La parità tra uomini e donne;
- Il rispetto per lo sviluppo delle capacità dei bambini con disabilità e il rispetto per il diritto dei bambini con disabilità a preservare le loro identità.

E la ragione della Ratifica da parte dell'Italia della Convenzione, oltre ad essere la realizzazione dell'impegno assunto in fase di Firma, è da trovarsi nell'articolo 4 Obblighi generali:
Gli Stati Parte si impegnano ad assicurare e promuovere la piena realizzazione di tutti i diritti umani e libertà fondamentali per tutte le persone con disabilità senza discriminazioni di alcun tipo basate della disabilità. A questo scopo, gli Stati Parte si impegnano:
(a)............(i)

L'Italia, ratificando e inserendo nel contesto giuridico nazionale i principi e i valori convenzionali si è assunta l'impegno di rispettare i diritti umani astenendosi da azioni che potrebbero violarli, proteggere i diritti umani assicurando che tutti gli altri, diversi dallo Stato, li rispettino, assicurare i diritti umani assumendo tutte quelle misure legislative, finanziarie, politiche, sociali, educative, ecc. per migliorarne il godimento (dei diritti umani). Mi permetto una piccola correzione, quando si cita una Legge che ha superato l'iter parlamentare bisogna descriverla con la numerazione dell'atto finale e non del disegno di Legge. E quindi: Legge 3 marzo 2009 n. 18

Ed arriviamo alla questione citata dal signor Previte secondo il quale la Convenzione sui Diritti delle Persone con Disabilità e la sua Ratifica da parte di uno Stato significhi promuovere e permettere l'aborto e l'eutanasia. Ancora più avanti nell'articolo, che cito testualmente, lo stesso signor Previte dichiara che ( sempre da notizie giornalistiche) la formulazione degli articoli 23 e 25 ......offendono la dignità della persona perché se una certa metodologia ( quale metodologia?) venisse applicata si potrebbe correre il rischio della sterilizzazione, cioè della negazione di un diritto umano fondamentale.

Falso e bugiardo e sfido chiunque a trovare nel testo della Convenzione Onu sui Diritti delle Persone con Disabilità alcuna parola, alcun accenno all'aborto, all'eutanasia, alla sterilizzazione sia in forma esplicita che sottintesa.

Al contrario la Convenzione ONU interviene per dare dignità e valore alle persone con disabilità e proteggerle dal punto di vista legale da trattamenti che per secoli le hanno relegate ai margini della società, segregati in istituti, nascosti nelle case, uccisi, maltrattati, esclusi dall'accesso a diritti, beni e servizi.

Bisogna leggere il testo della Convenzione per conoscere che la stessa vieta trattamenti discriminatori, che hanno impedito e tutt'ora impediscono alle persone con disabilità di godere di tutti i diritti umani delle altre convenzioni ONU su base di eguaglianza rispetto agli altri cittadini. Bisogna leggere per scoprire la presenza di una serie di articoli che intervengono a modificare l'approccio tradizionale che relega le persone con disabilità nel ruolo di malati ai quali rispondere solo attraverso interventi di assistenza caritatevole

E che nessuno si permetta di affermare che la Convenzione nega il valore della carità e dell'assistenza, semplicemente respinge un approccio legato esclusivamente allo stato di bisogno e non al diritto .

Così si parla di diritti inalienabili, anche se spesso violati come il Diritto alla vita (art.10), l'Eguale riconoscimento come persona davanti alla legge (art. 12), la Protezione dell'integrità della persona (art 17), di trattamenti istituzionalizzati da superare attraverso la Vita indipendente e l'inclusione nella comunità (art. 19), la Mobilità personale (Art. 20), l'accessibilità (art. 9 e art. 21), il rispetto per la famiglia e la casa (art. 23), per la privacy (art. 22) , l'accesso in eguaglianza di opportunità alla salute (art. 25), all'educazione (art. 24), al lavoro (art. 27).

La Convenzione difende i diritti alla vita delle persone con disabilità al momento della nascita e non si dimentica delle persone con disabilità che vivono discriminazioni, mancanza di pari opportunità e ostacoli e barriere alla piena partecipazione sociale ed all'accesso a tutti i diritti di cittadinanza.

Noi, le persone con disabilità e le loro famiglie, difendiamo il diritto alla vita , la nostra vita, sapendo che questo diritto è sempre più debole e difficile da difendere stante l'unica, continua ed incessante propaganda della "indegnità della vita quando è presente una disabilità". Le Persone con disabilità accedono alla vita solo, e sottolineo solo, se i loro genitori sfidano questo stereotipo e resistono alle continue pressioni che i medici, detentori unici del diritto a sentenziare sulla qualità della nostra vita, fanno su di loro affinché decidano di interrompere quella vita "indegna di essere vissuta".
Questa Convenzione non potrà fermare quei genitori che rinunciano ai loro figli perché spaventati dalla disabilità. Certamente non fermerà quei genitori che vorranno generare vita nonostante la disabilità dei loro figli e nonostante la visione negativa e lo stigma che la società trasferisce sulle persone con disabilità.

Le persone con disabilità e le loro famiglie da molto tempo stanno cercando di spezzare la cortina di fumo che avvolge questi temi. Più volte, ed inutilmente, abbiamo chiesto spazio sui mezzi di comunicazione per confutare le tesi del Protocollo di Groeningen, del Collegio degli Ostetrici e dei Ginecologi londinesi che chiedono, loro sì, l'aborto dei feti e l'eutanasia dei neonati disabili.

Per quanto poi attiene al riferimento all'accesso ai servizi sanitari, compresi quelli relativi alla sfera sessuale e riproduttiva, significa finalmente ammettere che le persone con disabilità possano avere una vita affettiva e quindi riconoscere loro la possibilità di vivere questa vita, quando questa è possibile, non da eterni figli ma da protagonisti.

Affermare che questa Convenzione possa essere usata per negare il diritto alla vita della persone con disabilità significa pensare che la salute riproduttiva appartenga solo alle persone non disabili che possono decidere se abortire o meno. Questa Convenzione e questo articolo sono dedicati alle persone con disabilità, uomini e donne, che attualmente e normalmente non possono accedere, prima ancora che all'aborto, ai basilari servizi sanitari di prevenzione e cura delle patologie anche quelle riguardanti la sfera riproduttiva. Sto parlando degli screening di prevenzione per i tumori del collo dell'utero, dell'utero, della mammella, della prostata. Sto parlando dell'impossibilità , o peggio del rifiuto, a sottoporre ad esami complessi e costosi nonché a trattamenti chemioterapici persone con disabilità intellettiva. E che dire dell'esclusione a poter ricevere un organo ( Regione Veneto) per le persone con disabilità intellettiva grave e medio-grave.
E se per caso qualcuno sta pensando ad un via libera all'aborto sulle donne con disabilità, specialmente intellettiva, vittime di violenze ed abusi sessuali, rispondiamo che purtroppo questa Convenzione non potrà fermare tali abusi e le loro nefaste conseguenze, ma certamente farà diventare colpa grave questi abusi sempre e ovunque impuniti anche nella nostra cattolica Italia.

Leggete l'articolo 25, tutto, e troverete come con linguaggio chiaro e semplice viene trattato il diritto alla salute nonché piacevoli sorprese al paragrafo f)

Concludo parlando dell'intralcio burocratico ( testuali parole dell'autore) e dell'esborso di spesa dovuto alla istituzione, nella Legge di Ratifica della Convenzione, dell'Osservatorio sulla condizione delle persone con disabilità.
Questo Osservatorio è un obbligo, derivante dalla Ratifica, che le Nazioni Unite pone sugli Stati Parte. In pratica l'ONU, consapevole che ogni Ratifica rischia di diventare una nuova legge utilizzata solo nelle citazioni, chiede e controlla che gli Stati sviluppino attività di monitoraggio dell'applicazione della Convenzione attraverso un Organismo specifico.
In questo Osservatorio, le organizzazioni di persone con disabilità e di loro familiari, attraverso i loro rappresentanti, esercitano il diritto (riconosciuto dall'art. 4) di essere protagonisti del processo di inclusione sociale e della loro partecipazione alle decisioni che riguardano la loro vita.

Niente su di noi senza di noi.

Per quanto poi riguarda il costo di tale Osservatorio la Legge parla di 500.000,00 euro per un periodo di 5 anni. Pochi o tanti che siano non saranno le persone con disabilità a sprecarli in attività senza senso. Siamo abituati all'essenzialità ed inoltre ci teniamo alla nostra autonomia. Nei sei anni di scrittura della Convenzione abbiamo sempre partecipato agli incontri dell' Ad Hoc Committee, nelle sessioni invernali ed estive presso le Nazioni Unite di New York, senza pesare sul bilancio dello Stato. Abbiamo fatto sacrifici, abbiamo sputato sangue ma nemmeno un euro dei contribuenti è stato usato.

 

 

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