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Persone con disabilità

A cura di Ledha

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4 Aprile 2011

Ogni tanto fa bene tornare sui fondamentali

di Giovanni Merlo – Direttore LEDHA

A partire dalla definizione di Persona con disabilità, Giovanni Merlo illustra questo “concetto in evoluzione”, una sfida culturale ed educativa che riguarda tutti noi

Le associazioni delle persone con disabilità e dei loro familiari hanno fatto proprio, da tempo, l'approccio alla disabilità basato sui diritti umani, che la Convenzione ONU sui diritti delle persone con disabilità ha tramutato in norma internazionale, ora legge dello Stato Italiano. Alla luce di questo presupposto dobbiamo prendere atto che il tema della disabilità mal si presta a definizioni "inequivocabili". Non è un caso che la Convenzione nel suo preambolo al punto e, riconosca la disabilità come "un concetto in evoluzione". E' il primo, forse fondamentale, "cambio di paradigma" che questo approccio richiede a tutti ma in particolare alle istituzioni pubbliche che sono vincolate al rispetto di questa norma.
La scuola in quanto agenzia educativa e culturale per eccellenza della nostra società è chiamata a raccogliere questa sfida culturale, a convivere con questa situazione di indeterminatezza e fare la propria parte per accompagnare l'evoluzione del concetto di disabilità con esperienze educative significative ed innovative.

La Scuola Italiana deve iniziare a fare i conti, fino in fondo, con il fatto che la disabilità non è più (ma forse sarebbe meglio dire non è mai stata) un fatto oggettivo, granitico come la diagnosi di carattere medico che sembra definire per sempre gli orizzonti esistenziali di una persona,: è down, è autistico grave o anche è paraplegico, spastico, distrofico ecc. La disabilità non è più un fatto che, indipendentemente dal tempo e dal luogo dove appaia, determina rigidamente la vita di una persona. La disabilità diventa un concetto, una rappresentazione e per di più di in evoluzione. Con il tempo, ma speriamo prima possibile, dovremo mettere in soffitta o quanto meno ridimensionare le tabelle che pretendono di misurare la disabilità a partire dalla sola descrizione della capacità e difficoltà di una persona. Infatti la disabilità è ora inequivocabilmente definita come "risultato dell'interazine tra persone con menomazioni e barriere comportamentali, che impediscono la loro piena ed effettiva partecipazione alla società su base di eguaglianza con gli altri".

In questo contesto è innanzitutto necessario parlare di alunno con disabilità e prima ancora di bambino o ragazzo con disabilità. La dizione alunno disabile o tout court disabile indica infatti una qualità che sembra essere della persona, ovvero ripropone in modo sottile l'equivalenza tra la menomazione e la persona stessa.

La dizione "con disabilità" sottolinea invece il primato della persona, la cui dignità, i cui diritti non possono essere messi in discussione in base alle menomazioni o in generale alla condizione di salute della persona stessa.

La dizione "con disabilità" sottolinea come, sempre ed in ogni caso, la situazione di emarginazione e di discriminazione delle persone con disabilità sia connesso con la presenza di barriere di diversa natura che ne impediscono la partecipazione sociale su base di uguaglianza con gli altri.

Chi dunque è oggi l'alunno con disabilità?

Potrebbe essere forse definito come quel bambino o ragazzo le cui menomazioni e condizioni di salute siano percepite dal sistema scolastico come non conciliabili con la frequenza scolastica in condizioni di eguaglianza con gli altri.

Più precisamente è, sicuramente, quel bambino o ragazzo a cui la scuola non riesce a garantire pari opportunità di frequenza, crescita e apprendimento perché non in grado, per propri limiti e rigidità, di fare fronte alle esigenze educative e didattiche in qualche modo connesse alla sua menomazione o condizione di salute.

Il focus in altre parole deve rapidamente spostarsi dai cambiamenti richiesti al bambino a quelli che la scuola deve mettere in campo per garantire a quel bambino le stesse opportunità di crescita , apprendimento, sviluppo e relazioni garantite agli altri.

In questa visione i processi di sostegno all'inclusione scolastica sanciti oggi per legge (dalla certificazione alla diagnosi funzionale, dal Pei all'insegnante di sostegno, dall'assistenza materiale a quella educativa, dall'affollamento della classe ai rapporti con i servizi specialistici...) non devono essere considerati come la soluzione del problema di discriminazione dell'alunno ma come una serie di accomodamenti ragionevoli che lo Stato e la Scuola italiana hanno messo a punto in più di trent'anni di esperienza di scuola "integrata". Si tratta infatti di una serie di modifiche ed adattamenti necessari (...) per garantire agli alunni con disabilità il godimento e l'esercizio dei propri diritti umani.

Questo è il motivo per cui le associazioni definiscono i benefici oggi previsti per legge come condizione necessaria ma non sufficiente per garantire il diritto allo studio ed alla educazione dei bambini con disabilità che oggi frequentano le nostre scuola, nello spirito dell'articolo 24 della Convenzione ONU. Per questo motivo, l'assenza delle garanzie previste per gli alunni certificati ai sensi dell'articolo 3 comma 1 Legge 104/92 si può affermare il rifiuto di adattamento ragionevole come causa di nuova discriminazione .

Si tratta di accomodamenti, cioè di strumenti la cui efficacia non può essere data per scontata ma continuamente monitorata, verificata e valutata.

Nel contesto della scuola di oggi preoccupa che sia ancora presente e persistente l'idea che i "problemi dell'alunno disabile" o meglio "i problemi che la frequenza della scuola comune pone all'alunno con disabilità" debbano essere oggetto dell'attenzione dei soli specialisti e non, al contrario, mettere in discussione regole, programmi, consuetudini della scuola stessa affinché possano dimostrarsi efficaci con tutti i bambini.

Il concetto di integrazione e inclusione sta in fondo tutto qui: nella capacità della scuola di cambiare se stessa per produrre il cambiamento che è connaturato ad ogni processo educativo.

La strada per la piena inclusione dei bambini e ragazzi con disabilità passa dalla capacità della scuola italiana di riconoscere che

- la disabilità non è "un problema" ma che tutte le persone con disabilità sono parte della diversità umana e dell'umanità stessa;
- nonostante l'impiego di risorse umane e materiali, i bambini e ragazzi con disabilità continuino ad incontrare nelle nostre scuole ostacoli nella partecipazione e fatichino ad essere considerati come membri della scuola alla pari degli altri bambini e ragazzi;
- in quanto bambini, sono soggetti a maggiori rischi di discriminazioni ma anche di violenze, morali e materiali.

La Scuola italiana deve quindi prendere coscienza che sarà veramente inclusiva solo quando

- tutto l'ambiente fisico, tutte le strutture, tutti i materiali didattici saranno pienamente fruibili su base di eguaglianza da parte di tutti gli alunni, indipendentemente dalle loro condizioni di salute e dalle loro menomazioni;
- nessun bambino o ragazzo verrà escluso dalla scuola di tutti in ragione della sua disabilità;
- tutti i bambini, senza distinzioni connesse alla disabilità, potranno sviluppare al massimo livello possibile la propria personalità, i propri talenti, la propria creatività e le proprie abilità fisiche e mentali;
- non vi sarà più una distinzione tra didattica "normale" e didattica "speciale" ma la didattica sarà sempre per tutti con il massimo livello di personalizzazione possibile.

Giovanni Merlo - Direttore LEDHA

 

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