La riforma del welfare lombardo: un Patto vuoto
Per Confcooperative la riforma del welfare lombardo non è accettabile. Atrraverso il comunicato che segue ne illustra le ragioni.
Perché così non va!
Le difficoltà delle cooperative a cui vogliamo dar voce, sono difficoltà di contesto per la crisi che investe tutti i settori, i tagli delle diverse spending review a fronte della crescita dei bisogni delle persone. In questo scenario Regione Lombardia introduce con semplici atti amministrativi, senza alcun confronto, una riforma del sistema delle regole socio sanitarie incalzante, onerosa perché di fatto riduce le risorse disponibili per gli operatori e appesantisce di oneri burocratici le imprese del settore.
Non vogliamo fare i "Buoni"
Regione Lombardia ha puntato tutto sul rapporto diretto con i cittadini, erogando loro direttamente denaro e voucher e non servizi; quegli stessi servizi che nel tempo anche la cooperazione sociale ha creato e fatto crescere. Noi diffidiamo della politica dei voucher!
I "buoni" al massimo riducono costi di servizi (e non è nemmeno detto che ci riescano), ma lasciano in capo alla famiglia l'onere di organizzare da sé la ricerca del fornitore, la verifica della qualità, oltre a prevedere -spesso- complicati meccanismi di attivazione.
La strada che abbiamo sempre percorso cerca di rendere il più semplice possibile l'accesso ai servizi cercando di offrire alle famiglie "pacchetti" già organizzati, scelti e valutati, spesso programmati con chi li utilizza.
L'ingiusto mercato dei bisogni
Con l'utilizzo dei voucher e con il connesso disimpegno degli enti pubblici, si incappa nelle dinamiche tipiche del mercato profit: i gestori si rivolgono solo ad aree dove ci sono clienti, tralasciando zone dove i potenziali "utenti" sono pochi o raggiungibili con alti costi. La cooperazione sociale invece nasce nel territorio e lì rimane.
Non solo: il meccanismo del voucher è tipicamente individuale. Ciascuno (o meglio quelli che riescono ad accedere ai voucher) resta da solo con il suo bisogno e il suo "buono". La cooperazione sociale invece aggrega le persone e i loro bisogni dando servizi alla Comunità.
Ci abbiamo provato!
Federsolidarietà Lombardia - Confcooperative con il mondo del Terzo Settore lombardo, ha condotto una seria interlocuzione con Regione Lombardia sui temi del Patto per il welfare, cercando di tener aperti spazi di dialogo. Una delle preoccupazioni più rilevanti era quella legata alla progressiva deriva prestazionistica che la nostra Regione sta dando al sistema del welfare.
Purtroppo, subito dopo l'apertura di un dialogo per verificare l'inserimento - ad oggi non avvenuto - nella bozza di Patto per il welfare di alcune proposte avanzate dal Forum del Terzo Settore e dalla Consulta Cattolica delle Opere Socio-Assistenziale (reti nelle quali operiamo e ci riconosciamo), Regione Lombardia ha emanato una serie di atti amministrativi che, proseguendo verso la scelta di impostare il welfare sulle sole prestazioni, di fatto stanno modificando completamente il sistema socio sanitario.
Siamo provati!
Le cooperative sociali di Federsolidarietà sono molto preoccupate per gli effetti che le delibere di quest'anno avranno, sia dal punto di vista dell'appesantimento burocratico (e quindi dei costi crescenti richiesti dal sistema di accreditamento che ne minano la stabilità economica) sia, parimenti, per gli effetti sugli utenti ed in particolare su quelli più fragili.
Il welfare che vogliamo
In fatto di welfare abbiamo esperienza, competenza e storia. Vogliamo un welfare che:
- Riduca le disuguaglianze anche attraverso una funzione redistributiva delle risorse.
- Superi la logica delle erogazioni monetarie per sostenere la rete dei servizi.
- Orienti la spesa all'integrazione e al territorio: spostare poche risorse dalla sanità al sociale garantisce i servizi territoriali, rispondendo alle esigenze di welfare leggero più vicino ai bisogni dei cittadini.
- Sostenga le famiglie, premiando chi investe nella cura prima che nei consumi.
- Garantisca un patto intergenerazionale.
- Promuova politiche attive del lavoro in un momento in cui il lavoro resta l'unica protezione dalla fragilità sociale dei nostri utenti.
- Combatta la precarizzazione del lavoro, che mina qualunque ipotesi di ripresa economica, a partire dalla valorizzazione dei 65.000 operatori della cooperazione sociale nella sola Lombardia.
Per noi questi temi sono prioritari perché sono alla base della nostra stessa esistenza: la centralità della persona e la prossimità, il territorio con le proprie reti e relazioni con i cittadini, il dialogo con le Istituzioni, i servizi pubblici e quelli privati espressioni della comunità civile, sono aspetti per noi irrinunciabili, perché rappresentano il fulcro della democrazia partecipata a cui ci ispiriamo.
Per questo motivo, sentendo il peso e la responsabilità dei tempi attuali, riteniamo essenziale richiamare tutte le nostre cooperative alla massima vigilanza e difesa dei valori a cui facciamo riferimento e intendiamo, d'ora in avanti, richiamare l'attenzione dell'opinione pubblica su quanto sta avvenendo. Per dare seguito a ciò, è nostro fermo proposito nelle prossime settimane chiamare le cooperative ad una mobilitazione straordinaria.