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Persone con disabilità

A cura di Ledha

Archivio opinioni

22 Aprile 2013

Intervista sul sistema dotale

di Rossana Bolchini

La Responsabile "Area Fasce Deboli", dell'Agenzia per la Formazione, l'Orientamento e il Lavoro Sud Milano, pone alcune condiderazioni sul sistema Dote di Regione Lombardia.

 

Una breve premessa: la dote rappresenta, nel sistema dell'offerta dei servizi per la formazione, l'istruzione ed il lavoro in Regione Lombardia, il diritto soggettivo, messo in capo alla persona (fisica o giuridica), di usufruire di specifici servizi per la propria crescita formativa e per favorire la propria collocazione nel mondo del lavoro. Una scelta quindi di carattere strategico, con la quale la Regione ha inteso sottolineare la centralità dei bisogni della persona, che viene in tal modo messa al centro del sistema dei servizi, anziché essere oggetto di questi ultimi; conseguentemente, anche una scelta di carattere organizzativo, che ha visto il sistema evolversi da unità di offerta "a progetto", a una offerta di servizi necessariamente di natura "standard", sia nei contenuti, sia nel sistema di tariffazione. Tanto è che le procedure di ammissione al finanziamento pubblico non vedono più una fase di carattere valutativo (se non per le procedure di accreditamento delle strutture, anche queste in realtà di tipo standard), ma utilizzano unicamente metodologie "a sportello".

Se quanto sopra è vero, ne discendono problematiche di impatto sui soggetti, sulle strutture, sui risultati.

 

1)Impatto sui soggetti: se il target di riferimento è quello dei soggetti deboli, parlare -sotto il profilo didattico - di "centralità" della persona è un fatto affermato oramai da lungo tempo: è proprio la condizione "soggettiva" della persona "debole" che richiede tipologie di intervento che assumano la specificità del soggetto quale elemento centrale, applicando le metodologie e gli strumenti più adatti per massimizzare il raggiungimento di risultati. Quelli che un tempo venivano definiti "percorsi individuali", sembrerebbero trovare quindi nel sistema a dote una naturale collocazione.

Per quanto concerne invece l'aspetto più "ideologico" del sistema, e cioè la "libera scelta" dell'unità di offerta nel quale fruire del servizio, pur ipotizzando che precedentemente potesse esistere un qualche problema al riguardo, va sottolineato come il soggetto debole, per sua natura, in una società sufficientemente organizzata ed attenta ai problemi sociali, normalmente è sempre "in carico" a qualche Istituzione o Ente che ne cura i progetti di inclusione. Parlare di "libera scelta" dei soggetti erogatori in una istituzione carceraria fa ovviamente sorridere, ma per alcuni versi corrisponde ad una situazione di qualsivoglia soggetto debole in carico ad un servizio, ad una cooperativa, ad una comunità.

La scelta personale o familiare, dell'Istituzione/Ente di supporto viene ben prima del servizio di cui usufruire. Di norma il debole è già in carico a qualche struttura. Il che spiega poi, anticipando alcuni temi più di carattere organizzativo, come con le metodologie di ammissione al finanziamento pubblico (a sportello) proprie del sistema dotale si siano amplificate al massimo fenomeni di "accaparramento" di doti, tra l'altro già noti anche per alcune fattispecie di interventi per soggetti "normodotati": perché l'utenza è già lì e chi l'ha in carico ha tutte le informazioni necessarie ad accedere al sistema di prenotazione.

Esistono poi alcune specificità connesse alla condizione di soggetto disabile, con particolare riferimento a quelle di natura intellettiva o mentale:

a) Molto spesso le famiglie di queste persone disabili ed i soggetti stessi sopravvalutano le proprie capacità, i limiti e le potenzialità, proprio perchè la loro patologia ha permesso percorsi formativi e curriculari anche di profilo alto, ma con risultati di assoluta debolezza nell'area della "tenuta" lavorativa. Tali risultati sono conseguibili solo attraverso una alta specializzazione delle strutture di riferimento e la "libera scelta" non spinge necessariamente in questo senso: la cosa unita alle logiche di accaparramento sopra citate e ad uno scarso, se non assente sistema di controlli sugli esiti, favorisce soluzioni poco efficaci.

b) Sovente il soggetto psichiatrico, rifiuta metodologie di tipo standard per l'accesso ai servizi: la stessa consegna di un documento, come la tessera sanitaria o la declinazione di informazioni di tipo anagrafico, rappresenta un ostacolo per taluni insuperabile, ingenerando sospetti e paranoie, sino alla "fuga".

 

2) Impatto sulle strutture: esiste un problema di fondo in un sistema di servizi a domanda individuale, che è il limite delle risorse messe a disposizione. Un sistema che mette le persone ed i loro bisogni al proprio centro, richiederebbe - a pari del sistema sanitario - di essere un sistema sempre aperto.

Se un cittadino è malato, si rivolge al proprio medico di base che prescrive accertamenti o cure: tali servizi sono usufruibili presso qualsivoglia struttura accreditata, pubblica o privata, in tempi più o meno brevi. Così non è purtroppo per i servizi (in specie quelli al lavoro). L'incertezza della continuità dei finanziamenti (spesso contraddistinti da dinamiche stop and go), e il fabbisogno inevaso delle strutture che hanno in carico i soggetti, fanno si che l'apertura del bando (con le metodologie a sportello sopra descritte) veda "bruciare" le risorse a disposizione in poche ore, se non minuti.

Oggi la capacità di una struttura accreditata di ottenere un finanziamento pubblico, non sta nella capacità di produrre progettualità innovative, ma nella sua capacità organizzativa di risultare vincente nel "click day". Nella migliore delle situazioni i soggetti interessati sono invitati a presentarsi per l'ora di apertura del bando agli sportelli dell'ente e, scattata l'ora x, tutto poi dipende dalla velocità dell'operatore nell'inserire i dati e bloccare la dote. E' ovvio come una realtà di questa natura appaia molto distante dagli scenari che si volevano delineare.

Da un lato esiste una più diffusa potenzialità delle strutture di accedere al finanziamento, non essendoci valutazione: quindi il sistema è meno "bloccato". Dall'altra, se non si trovano soluzioni, le criticità rischiano di sopravanzare i vantaggi. Probabilmente il sistema del fondo regionale disabili (che per sua natura è una fonte "sostenibile" perché riproducibile nel tempo) può aiutare a superare la prima delle criticità, che è quella della corsa degli enti all'accaparramento: se c'è sicurezza di un flusso permanente di risorse, probabilmente anche la mentalità degli enti legata al "bando", quale occasione unica di ottenere risorse per il proprio lavoro, andrà scemando e verrà meno la corsa alla prenotazione.

D'altra parte l'introduzione di meccanismi più severi di controllo (anche sull'efficacia degli interventi) può contribuire a normalizzare la situazione. A condizione che tutti gli attori abbiano una ragionevole certezza sulla continuità del flusso e sull'entità delle risorse.

Altro aspetto da considerare è quello che all'introduzione di meccanismi standard propri della dote (il pip e le specifiche tipologie di servizi) che ha portato grandi innovazioni nella semplificazione della gestione amministrativa, non è corrisposto un analogo sforzo nella definizione degli standard delle singole tipologie di servizio, ragione per cui effettivi output di alcuni azioni rimangono in una zona di penombra: in generale occorre sottolineare come manchi un generale misuratore di efficacia che, per programmi in larga parte rivolti all'occupazione, non può che non essere l'esito occupazionale o - per gli interventi non direttamente a questo finalizzati - forme di customer satisfaction che devono necessariamente toccare uno spettro più ampio di soggetti coinvolti nell'azione.

Accanto ai vantaggi della standardizzazione occorre però che sia compiuto uno sforzo per non disperdere anche l'indubbia capacità delle strutture del nostro sistema di offerta di produrre innovazione e progettualità: il rischio è quello che questi aspetti che hanno fatto del sistema lombardo una delle eccellenze in Europa, non venga adeguatamente valorizzato.

Altri aspetti organizzativi:

- abbandoni anticipati rispetto al termine del percorso, che rappresentano un'alea che non può ricadere solo sull'operatore, anche perché impliciti nella peculiarità della debolezza.

 

3) i risultati

a) l' accaparramento blocca le risorse e quindi riduce le opportunità

b) occorre inserire obiettivi occupazionali

c) occorre prestare maggiore attenzione ai contenuti dei servizi

 

 

 

 

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