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Persone con disabilità

A cura di Ledha

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9 Maggio 2013

Racconto di un padre

di Claudio

Le riflessioni di un genitore, papà di un ragazzino con sindrome di Down, dopo la lettura de libro “Una notte ho sognato che parlavi”.

 

Un padre, il giornalista Gianluca Nicoletti. Tommy, il figlio autistico di 15 anni fisicamente già più che adulto. E il mondo che li circonda. Un mondo fatto di amici, famiglie fragili, burocrazia imperante, speranze, paure e incertezze. Ma una certezza rimane: quella di sapere che tuo figlio sarà con te per sempre, e che per sempre dipenderà da te.

Il libro "Una notte ho sognato che parlavi" (Mondadori, 2013) è un racconto con la voce del padre. Scorci di quotidianità, crisi, esplosioni e tenerezze. Non certo in un contesto deprivato, bensì nella Roma bene, tra amicizie che contano, iPad e iPhone a profusione. Si raccoglie soprattutto il dolore di quel padre, la consapevolezza della sfortuna che lo ha colpito e la crudezza di non potersi certo accontentare di un generico affetto e attaccamento.
L'implacabile necessità di fare da "guardiano" al proprio figlio lo trasforma rapidamente in una vittima del suo stesso "prigioniero". È palpabile ed emerge, pagina dopo pagina, tutto il disagio e la fatica che un padre speciale affronta e deve affrontare.

Nelle pagine scritte da Nicoletti ho trovato tutto ciò che corre nella testa, ma soprattutto nel cuore, di un uomo e padre di un ragazzo di 11 anni con la sindrome di Down. Il periodo di vita è analogo: io mi trovo nella mirabolante fascia anagrafica degli "esodati", mentre mio figlio si affaccia alla preadolescenza. Io devo affrontare tutte le preoccupazioni e il terrore della precarietà (non solo professionale) e del tempo che passa. Mentre lui deve fare i conti con quella "assenza" da ciò che lo circonda ben descritta da Nicoletti in Tommy: un'apparente indifferenza ai mutamenti e soprattutto al concetto del tempo che passa. Un concetto astratto, complesso, che mi dilania e al tempo stesso mi immobilizza.

È come se vivessi su un'eterna giostra, dove la velocità del giro aumenta sempre più e so per certo che non si fermerà. Ecco la differenza: per gli altri si fermerà, vuoi per i figli che se ne vanno da casa, vuoi per altro. Ma per me non si fermerà. E se sai già che non si ferma, il panico ("Se, come e quando riuscirò a fare anche le cose che mi appassionano, in primis scegliere liberamente cosa fare?") aumenta ad ogni piè sospinto. "Un tunnel concentrico con incolmabili fessure", per usare le parole del libro.

La magica possibilità di conciliare la propria vita con quello del proprio figlio diventa per me una utopia e Nicoletti fa bene a sognare un luogo ideale (Insettopia) dove poter fantasticare che quell'equilibrio fatto di saggezza e di eccitazione possa vivere e lasciare andare tutte le energie.
Invito tutti i genitori (soprattutto i padri) a leggere questo libro; tutti, non sono quelli con figli con bisogni speciali. Non intendo con questo "consolarmi": credo solo che il senso di solitudine, di impotenza, di esaltazione e di aberrazione che un padre speciale come Nicoletti vive sia del tutto analogo a quello che vivono molti altri padri "normali". Sappiate solo che, terminato di leggere il libro, avrete un pizzico di consapevolezza in più di ciò state vivendo: amarezza, frustrazione, dolore e fatica sì. Ma disperazione mai!

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