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Persone con disabilità

A cura di Ledha

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20 Gennaio 2014

Un'alleanza per combattere i pregiudizi

di Sergio Palazzo, presidente CBI Bergamo

Per affrontare con serenità il nodo del "dopo di noi" i genitori devono poter conoscere e toccare con mano le realtà offerte dal territorio. Ecco il nostro percorso.

Il percorso che ha portato alla stesura del documento "L'abitare delle persone con disabilità che necessitano maggiore grado di supporto" è stato lungo e complesso. Tutto è nato a seguito dell'esigenza di affrontare il nodo del "dopo di noi", una delle più grandi angosce dei genitori di ragazzi con disabilità. Madri e padri, soprattutto se in età avanzata, sanno che non potranno prendersi cura per sempre dei propri figli. E l'incognita per il futuro rappresenta la più grande delle angosce.
Negli scorsi anni il CBI - Coordinamento bergamasco per l'integrazione - si era già occupato del tema dell'abitare, con un occhio particolare ai Centri diurni e alla residenzialità leggera. Mettendo a fuoco in modo particolare il tema dell'autonomia, avevamo organizzato diversi seminari di approfondimento nel tentativo di dare risposte adeguate ai bisogni delle famiglie.
Una risposta che però era parziale e incompleta . Il CBI riunisce infatti 35 associazioni della provincia di Bergamo più alcuni singoli genitori. Riflette quindi una composizione estremamente variegata, diverse patologie a diversi livelli di gravità. Ciascuna condizione con esigenze diverse, che necessitano una risposta appropriata.

Sentivamo che le situazioni più difficili erano state escluse, almeno fino a quel momento, dai nostri percorsi. Così abbiamo deciso di intervenire: abbiamo dato vita a un gruppo di lavoro e individuato delle strutture sul territorio con cui collaborare. In questo percorso ci ha accompagnato anche una funzionaria dell' Asl di Bergamo che ci ha aiutato ad avere uno sguardo più attento e completo sulle realtà del territorio e sulle unità d'offerta accreditate.
Due sono state le parole chiave che ci hanno guidato: pregiudizio e conoscenza. Molti genitori erano preoccupati e spaventati dall'idea di lasciare il proprio figlio in una struttura residenziale. Nei loro pensieri c'era un pregiudizio legato alla vecchia idea degli istituti: semplici "parcheggi" in cui ammassare le persone.

Oggi fortunatamente non è più così: ma la "non conoscenza" di queste realtà alimenta il pregiudizio. Abbiamo quindi lavorato per favorire la diffusione di corrette informazioni sul lavoro delle strutture residenziali che operano sul territorio della provincia. La conoscenza di quella che è la realtà ha permesso di far cadere le barriere mentali, dando alle famiglie un senso dell'abitare che non sia solo un "contenitore". Ma una seconda casa, dove è presente il tentativo di declinare "progetti di vita " individuali, attraverso anche relazioni con la comunità che li ospita.
Il percorso, che è durato 6-7 mesi, non è stato facile e non sono mancati momenti di confronto talvolta accesi, ma i risultati sono stati positivi e soddisfacenti. Le nostre famiglie hanno potuto visitare alcune strutture presenti sul territorio, incontrare gli operatori, le famiglie dei pazienti ricoverati e anche alcuni ospiti delle strutture. Abbiamo potuto toccare con mano la sensibilità e la professionalità degli operatori.
E' stato un percorso utilissimo, perché abbiamo scoperto una realtà che ci era sconosciuta. Un prezioso momento di crescita e maturazione per tutti noi, che ha permesso di acquisire una maggiore serenità riguardo al futuro dei propri figli. Tutte le situazioni possono essere migliorate. Ma in questo modo abbiamo la certezza che non manderemo i nostri figli allo sbaraglio o che non li stiamo semplicemente parcheggiando alla ricerca di un "posto letto".
Il 26 ottobre abbiamo organizzato un convegno per restituire alla collettività il nostro lavoro. Abbiamo messo in luce tutti questi aspetti e riflettuto su come e dove sarebbe possibile intervenire per migliorare. Le famiglie sono uscite fortificate da questa esperienza: solo stipulando una stretta alleanza tra famiglie, operatori e territorio possiamo garantire un futuro dignitoso ai nostri figli.

 

 

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