Expo, la sfida dell'accessibilità
Il Comune di Milano ha messo in piedi una "Task force" per affrontare il problema delle barriere architettoniche. Un grande impegno a poco più di un'anno dall'inizio della manifestazione.
Finalmente. E' tardi, certo. Expo 2015 aprirà i battenti ai visitatori fra poco più di un anno. Ma siamo italiani, e sappiamo perfettamente che le nostre migliori energie siamo capaci di metterle in campo solo se accompagnate dalla parola magica "emergenza". E così il tema dell'accessibilità per tutti, comprese le persone con disabilità, è finalmente entrato nell'agenda delle priorità pubbliche. Il Comune di Milano ha messo in piedi una vera e propria "task force" di competenze tecniche, amministrative, associative, per affrontare uno per uno i nodi che tuttora rendono angosciosa l'idea che a Milano e nell'area metropolitana investita dal ciclone espositivo possano arrivare nell'arco di sei mesi almeno duecentomila visitatori disabili, in sedia a rotelle, con bastoni, non vedenti, ipovedenti, sordi, senza contare l'esercito di ultrasessantenni. Regione Lombardia sta inserendo fra le previsioni dei nuovi servizi informativi dedicati alla disabilità uno stanziamento più sostanzioso proprio in coincidenza con l'anno di Expo. La stessa società incaricata di organizzare l'evento si sta attrezzando per garantire il pieno rispetto delle norme sull'accessibilità, e una specifica attenzione alle informazioni digitali.
Questo risultato, lasciatemelo scrivere con una punta di orgoglio, è merito anche del nostro lavoro di informazione e di pressione sui contenuti, senza esagerare nei toni, ma con la chiarezza e l'onestà che in questi frangenti sono necessarie. Abbiamo infatti più volte spiegato che Milano, al momento, è tutt'altro che a posto in tema di barriere. Anzi, al contrario sta scontando un ritardo ventennale, di attenzione e di investimenti oculati. A cominciare dagli snodi fondamentali della mobilità collettiva. Il passaggio da treni a metropolitana, la connessione fra aeroporti e quartiere fieristico, la vetustà dei mezzi pubblici che attraversano il centro storico di Milano, sono solo alcuni dei punti più spinosi da affrontare e risolvere in tempi a questo punto strettissimi.
Ma la nascita di un metodo, fortemente condiviso dall'intera amministrazione comunale milanese, su iniziativa dell'assessore al welfare Pierfrancesco Majorino, è un fatto quasi epocale. Mi è stato chiesto personalmente di essere una sorta di "garante" che il lavoro dei gruppi tematici costituiti in questi giorni proceda speditamente e soprattutto sia indirizzato a trovare soluzioni pratiche, concrete e realizzabili in tema di mobilità, sicurezza, ricettività alberghiera, ristorazione, offerta di itinerari culturali e turistici, servizi di accoglienza, qualità dell'informazione sul web e non solo.
Un lavoro imponente, che ha però uno scopo di assoluta eccellenza: fare in modo che Expo 2015 - con tutto il rispetto - sia in qualche modo uno strumento per realizzare interventi che resteranno anche dopo i sei mesi dell'esposizione universale. Ci aspettiamo tutti uno scatto d'orgoglio, un impegno condiviso anche culturalmente, politicamente, a livello di opinione pubblica. Se non c'è la convinzione che lavorare sull'accessibilità e sull'accoglienza di una metropoli come Milano significa rendere migliore e più bella per tutti questa città, si rischia infatti di rimanere nel consueto ambito di nicchia, di cose che si devono fare per forza, perché lo dicono le norme.
Seguiremo passo passo questo percorso irto di barriere (sic!) e speriamo di poter raccontare solo vittorie e successi. L'Italia ci guarda, perché vincere la sfida di Milano significa aiutare in ogni caso tutti, da Nord a Sud, isole comprese. Proviamoci.
Articolo già pubblicato sul blog InVisibili