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A cura di Ledha

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22 Ottobre 2015

Per una riforma che sia davvero a servizio dei territori


di Graziano Pirotta

Tante ancora le incertezze sulla riforma del sistema sanitario in Lombardia. Soprattutto per quello che riguarda l'incidenza che i Comuni potranno avere nella nuova organizzazione.

Anci Lombardia in occasione delle scorse elezioni regionali aveva sottoposto ai candidati Governatore la proposta di unificare sotto un unico Assessorato le competenze del settore sanitario e di quello socio sanitario. La nostra richiesta era motivata dall’evidente difficoltà nello stabilire il confine operativo di questi singoli settori, che spesso sovrappongono le loro competenze e funzioni, e dalla necessità di un governo unitario del sociale e socio-sanitario.

Non possiamo quindi che valutare positivamente l’introduzione di tale unificazione operativa decisa con la legge regionale 23 del 11 agosto 2015 “Evoluzione del sistema sociosanitario lombardo: modifiche al Titolo I e al Titolo II della legge regionale 30 dicembre 2009 n. 33 (Testo unico delle leggi regionali in materia di sanità)”, che nelle intenzioni del legislatore, come da noi auspicato, dovrebbe mettere ordine nella complessa gestione delle attività socio assistenziali a cui i Comuni sono chiamati, alla loro integrazione con quelle socio sanitarie e alla interazione con le prestazioni sanitarie, fornite in particolare dagli ospedali. Nella versione definitiva dalle legge approvata dal Consiglio regionale, vi sono ulteriori passaggi normativi che hanno tenuto in considerazione, anche se parzialmente, le proposte che Anci Lombardia aveva sottoposto.

A fronte di questo importante risultato dobbiamo però evidenziare come la norma non fornisca a oggi delle certezze in merito alle conseguenze operative della introduzione della nuova architettura del settore sociosanitario. Non offre dati e criteri operativi oggettivi e, soprattutto, non considera il necessario coinvolgimento dei Comuni nella governance delle ATS (Agenzie territoriali per la salute) e delle ASST (Aziende socio sanitarie territoriali), a fronte delle responsabilità degli Amministratori locali in merito alla salute e al welfare.

Dall'approvazione della riforma sono rimasti, infatti, in sospeso alcuni Titoli del Progetto di Legge della Giunta regionale, approvato a gennaio 2015, fondamentali nella ricaduta sui territori (è in quei titoli, infatti, che vengono trattati i temi riguardanti la salute e la gestione dei percorsi di cura), temi che ora la Commissione terza del Consiglio Regionale ha cominciato ad approfondire.

A questo punto dell’iter normativo, per gli elementi in nostro possesso, è ancora troppo difficile poter esprimere un giudizio globale e complessivo.

Siamo ora nella fase di riorganizzazione delle nuove strutture di programmazione (ATS) e di gestione ospedaliera e territoriale (ASST), fase che nelle intenzioni della Giunta regionale, e in particolare del presidente Maroni che sta gestendo in prima persona in maniera funzionale alla costituzione dell'assessorato unico al Welfare, dovrebbe concludersi con la fine dell'anno e quindi cominciare con le nuove modalità a partire dal primo di gennaio.
Tante sono ancora le incertezze, soprattutto per quello che riguarda l'incidenza che i Comuni potranno avere nella nuova organizzazione: siamo in attesa di partecipare in maniera fattiva al processo.

La Lombardia nei prossimi mesi, infatti, dovrà concretizzare quanto previsto dalla riforma del sistema socio-sanitario approvata. È una sfida per affermare la necessaria integrazione tra sociale e socio-sanitario, per rafforzare il ruolo dei territori e delle loro istituzioni nella definizione degli accordi territoriali.  Anci Lombardia ritiene fondamentale far sì che le Assemblee dei Sindaci siano il luogo in cui definire obiettivi condivisi dai Comuni, e tra i comuni e le nuove organizzazioni sanitarie.

Non posso ora dilungarmi su dettagli e specificazioni in merito ai contenuti della riforma. Ciò che mi preme sottolineare è che si rende necessario presidiare gli spazi che all’interno della riforma vengono lasciati ai Comuni e riempire di contenuto quanto previsto dagli articoli della Legge (in particolare art. 6 – 7 – 7 bis – 20). Specifica attenzione andrà tenuta affinché il Piano di Zona sia confermato come strumento fondamentale per la programmazione delle risposte sociali, ma anche socio sanitarie integrate; che la rete delle RSA e di tutte le unità di offerta socio – sanitarie (art. 26) possa essere vista come strumento importante per la costruzione di servizi territoriali integrati

La discussione nei territori non può essere concentrata solamente sul mantenere o meno l’autonomia dirigenziale di qualche struttura, ma dovrà riguardare come puntare sulla integrazione tra sanitario – sociosanitario e sociale, sulla presenza di servizi per i cittadini e su come articolare strumenti di verifica e controllo della qualità dei servizi erogati.

La strada è sicuramente lunga e irta di ostacoli.

Abbiamo chiesto un incontro con il Presidente Maroni al fine di esporre le nostre osservazioni e di avviare un confronto fattivo che sia in grado di dipanare i punti meno chiari della riforma e avviare un percorso condiviso per l’attuazione del provvedimento.

Nel confronto che vogliamo aprire con Regione Lombardia, e che speriamo sia accolto da Regione, l'Anci regionale farà tutto quanto possibile per fare sì che questa riforma sia davvero a servizio dei territori e soprattutto possa vedere una governance maggiormente condivisa tra Regione e Comuni. Anci Lombardia lavorerà strenuamente per garantire spazi di rappresentanza ai territori: tanti o pochi che saranno, l'invito che faccio a tutti gli Amministratori è quello di non farsi sfuggire l'occasione di contare un po' di più anche nel comparto sanitario.

 

Graziano Pirotta, responsabile welfare di Anci Lombardia
Articolo già pubblicato sulla rivista "Strategie Amministrative"

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