Quella satira che non fa sorridere
Si può fare ironia sui ciechi, sui sordi, sui disabili intellettivi, su tutto. Ma il discrimine è l'intelligenza.
Aperte le Paralimpiadi per falsi invalidi: Italia favorita. Questo il titolo di un pezzo pubblicato sul noto sito satirico "Lercio.it".
L'autore dell'articolo si sforza, ma proprio non ce la fa.
Eppure si è messo nella scia promettente dei falsi invalidi, un tema a piacere già calpestato all'infinito da penne ben più fluide della sua, da trasmissioni di denuncia televisiva che hanno formato le coscienze di questo Paese.
Il terreno insomma sembra facile, ma ugualmente l'autore inciampa, si ingolfa. Aggiunge ingredienti su ingredienti al suo minestrone, pensando di arricchirlo, ma il risultato è indigeribile.
Ma non per l'impianto cocleare nella foto, non per alimentare ancora una volta l'ignobile ricorrente campagna sui falsi invalidi (si legga al riguardo quanto scritto da Fish). Certo, anche per questo, ma solo in minima parte.
Vede, caro autore, il discrimine è l'intelligenza, la conoscenza approfondita dei mille sapori, la sapienza nel dosarli.
Si può fare ironia sui ciechi, sui sordi, sui disabili intellettivi, su tutto. Ma non, come fa chi scrive il primo commento, pensando che i ciechi non possano leggere. Questo è solo un modo per mettere in mostra la propria non conoscenza.
Nella canzone degli Skiantos "Calpesta il paralitico" c'è una domanda che fa da ritornello:
Scommetto non hai mai pensato
di pestare un handicappato.
Questa a me sembra una domanda interessante. Che mentre ascolto dentro di me traduco così: "Scommetto non hai mai pensato di confrontarti come con un tuo pari incontrando una persona con disabilità".
Una domanda interessante.
Che non si può dribblare subito con una pernacchietta.
La sua minestra caro autore, mi sa proprio che va buttata, mi dispiace.
Approfondisca, guardi il mondo con occhi attenti, provi a parlare anche con "gli handicappati", e vedrà che riuscirà a scrivere e a scriverne in modo più convincente.
Magari anche a suscitare un sorriso.
Auguri.
Antonio Bianchi