Genitori attivi
Ho imparato a chiedere e pretendere il giusto per mia figlia. Ho imparato che č meglio essere un genitore attivo, educato, ma attivo e mia figlia č felice di andare a scuola.
Mi hanno chiesto di “raccontare” la mia esperienza di inclusione scolastica.
La mia? quella di mia figlia…….
È vero però, che la storia dell’inclusione scolastica di mia figlia è anche la mia. Sono convinta che la volontà di mia figlia e la mia testardaggine abbiano realizzato la sua inclusione scolastica. Questa è la prima cosa che voglio dire.
Anche se la legge garantisce l’inclusione scolastica, nel mio caso almeno, la maggior parte dei soggetti “istituzionali” coinvolti nel realizzare l’inclusione di mia figlia erano poco informati, poco motivati, poco propositivi……
Devo riconoscere che tutti mi hanno dedicato il loro tempo ascoltandomi. Ore, ore e ore di riunioni dall’asilo fino a oggi che mia figlia fa la seconda superiore. Ma non ho mai visto nessuno, durante tutte queste riunioni, scrivere due appunti su di un foglio. Non so come facessero poi a ricordare tutto. E infatti poi la cosa finiva lì: strette di mano e grazie per la disponibilità.
I “Genitori del gruppo per l’integrazione scolastica” che ho trovato per caso, leggendo un volantino sul vetro all’ingresso dell’asilo, sono invece stati determinanti. Genitori “illuminati” per i quali l’inclusione è normale, è un diritto.
Mi hanno spiegato il lessico e gli strumenti dell’inclusione: la legge 104, il PEI, il GLH, il GLO, la certificazione. Era un mondo che non conoscevo, mi hanno informato e formato condividendo la loro esperienza.
Questi genitori mi hanno insegnato a non accettare passivamente quello che veniva dato, ma a chiedere e pretendere il giusto per mia figlia.
La seconda cosa invece che voglio raccontare è che per mia figlia frequentare la scuola con i compagni è un’esperienza che la rende felice: vuole andare a scuola! È un problema tenerla a casa, anche quando è ammalata.
Perché è tutto perfetto?
No, perché: “Mamma io vado con i miei compagni”. È questa la cosa importante: “Stare con i miei compagni”.
Quindi perché ogni volta all’asilo, alle elementari, alle medie, alle superiori mi sono sentita fare la stessa proposta: “Pensavamo di portare sua figlia alla cartoleria per acquistare una matita, un foglio, così impara ad usare gli euro”. Da sola, con l’insegnante di sostegno……, ma perché? Questa esperienza la può fare con me a casa, a scuola deve stare con i compagni, ascoltare la professoressa di italiano che spiega i “Promessi Sposi”.
Mia figlia è capace di fare questo, le piace, ma “a che cosa serviranno i Promessi Sposi nella vita a mia figlia?”. “Beh le serviranno sì, come serviranno ai suoi compagni”.
Intanto mia figlia impara ad ascoltare, impara nuove parole, impara a ricordare, impara a raccontare, impara a riconoscere i sentimenti, impara a stare con gli altri, in silenzio, alzando la mano per fare una domanda, impara a ridere se un compagno fa “una battuta”, a lamentarsi perché “la prof interroga ancora e poi non ci ha ancora dato le verifiche”. Impara, cresce diventa adulta.
Lungo il percorso scolastico di mia figlia mi sono trovata a volte a spiegare agli insegnanti che alcune loro proposte, fatte anche in buona fede, magari per proteggerla avevano però la conseguenza di toglierla dalla classe, di non includerla. Devo riconoscere che la maggior parte dei professori sono sempre stati in questo disponibili ad ascoltarmi.
“Pensavamo di fare un gruppo di lavoro per i ragazzi disabili della scuola, che ne dice iscriviamo anche sua figlia?”
“No grazie, magari chiedetele quale tra i laboratori a cui si iscrivono le compagne interessa anche a lei”.
Insegnanti, psicologo, educatrice, genitori insieme abbiamo costruito un “percorso di inclusione”, perché mia figlia è unica e non si possono applicare ricette standard di inclusione.
In questi anni a scuola mia figlia ha incontrato alcune persone meravigliose che hanno “fatto la differenza” e devo ringraziarle, perché erano determinate e lavoravano come “fossero me”: Gemma, Daniela, Roberta.
Altre, la maggior parte, mi hanno ascoltato e hanno accolto le mie proposte. Poche, per fortuna, mi hanno visto come una gran rompiscatole e non hanno fatto nulla.
Chiudo con un recente dialogo. Leggo sulle circolari della scuola che il prossimo giovedì ci saranno le prove Invalsi in classe di mia figlia. Aspetto una settimana, poi mi attivo: “Buongiorno professore e giovedì che si fa? Sa che sul sito Invalsi, ci sono delle prove predisposte per ragazzi con disabilità? “
“Grazie Signora, avevamo pensato di preparare qualcosa noi, ma a questo punto potremmo usare anche quelle.”
“Bene! Grazie, certo adattale in base alla vostra esperienza e alla vostra conoscenza di mia figlia.”
Sì, certo magari avrebbero preparato comunque delle prove.
Nel tempo, però ho imparato che è meglio essere un genitore attivo, educato, ma attivo e mia figlia è felice di andare a scuola.
M.B.