Aktion T4. Un leone contro Hitler
August von Galen, vescovo cattolico di Munster fu tra i pochissimi a denunciare e a opporsi alle politiche di eugenetica nazista. Che uccise pił di 400mila persone con disabilitą e malati.
Domenica 3 agosto 1941. La chiesa di San Lamberto a Munster (in Westfalia) è stipata come non mai. La seconda guerra mondiale già infuria da due anni. Hitler e il partito nazista controllano saldamente la Germania. La “soluzione finale”, lo sterminio degli ebrei, è stata avviata da pochi mesi.
August Von Galen, vescovo cattolico di Munster, sale sul pulpito per la predica domenicale. È un uomo imponente, alto più di due metri. Ha un soprannome importante e impegnativo ma che gli calza a pennello: per molti è il “leone di Munster” ed è uno tra i più strenui oppositori di Adolf Hitler e delle politiche razziali. Si schiarisce la voce (che immaginiamo potente, come il suo fisico e la sua determinazione) e inizia a elencare tutti gli articoli del codice penale in vigore in Germania. E sulla base di quelle stesse leggi definisce “assassini” coloro che hanno programmato e stanno attuando la soluzione finale degli ebrei e soprattutto l’eliminazione dei malati psichici e dei portatori di handicap: “Si tratta di uomini e di donne, del nostro prossimo, di nostri fratelli e sorelle! Di poveri esseri umani malati. Essi sono improduttivi, se vogliamo, ma questo significa forse che hanno perso il diritto di vivere?”
"Hai tu, o io, il diritto alla vita soltanto finché noi siamo produttivi, finché siamo ritenuti produttivi da altri? Se si ammette il principio, ora applicato, che l'uomo improduttivo possa essere ucciso, allora guai a tutti noi, quando saremo vecchi e decrepiti. Se si possono uccidere esseri improduttivi, allora guai agli invalidi, che nel processo produttivo hanno impegnato le loro forze, le loro ossa sane, le hanno sacrificate e perdute. Guai ai nostri soldati, che tornano in patria gravemente mutilati, invalidi. Nessuno è più sicuro della propria vita”.
Con quella che viene ricordata come l’omelia “dell’eutanasia” Von Galen spezza il silenzio e la cappa di omertà che avvolge il programma “Aktion T4”, il programma di eugenetica nazista fortemente voluto da Adolf Hitler in persona con il folle obiettivo di “purificare il sangue della nazione” e soprattutto risparmiare sul bilancio della sanità, sulla pelle di quelle persone considerate “improduttive”. “Vite indegne di essere vissute”, come ricorda il titolo del monologo teatrale di Marco Paolini “Ausmerzen”.
Circa 400mila uomini, donne e bambini con disabilità vennero uccisi nella sola Germania a partire dal 1939. Un crimine che è stato perpetrato sotto gli occhi degli tedeschi, con la complicità dei medici di famiglia. Le centinaia di sezioni dei Centri di consulenza per la protezione della razza – voluti dal medico svizzero Leonardo Conti - dovevano essere obbligatoriamente obbligati da centri medici e levatrici della nascita di bambini con disabilità o affetti da gravi malattie fisiche e psichiche. Una volta informati, i medici dei Centri convocavano i genitori di questi bambini, millantando il lavoro di centri specializzati dove si stavano sperimentando cure per quelle terribili patologie. Ottenuto il consenso, i bambini venivano uccisi con un’iniezione letale o nelle prime – rudimentali – camere a gas.
Von Galen fu tra i pochissimi che ebbe il coraggio di denunciare pubblicamente questa strage silenziosa. “Il primo convoglio dei condannati a morte senza nessuna colpa è partito da Marinethal – annunciò dal pulpito – e dalla casa di cura di Warstein, ho saputo, sono già stati portati via ottocento malati”. Von Galen fece nomi e cognomi, citò i luoghi e i medici coinvolti. Accusò Hitler e il nazismo elencando con precisione tutte le sue accuse.
Le parole del “leone di Munster” e le sue prediche circolarono (copiate a mano o ciclostilate) persino tra i soldati al fronte. Von Galen riuscì a scuotere le coscienze al punto che – per non creare malumore tra i cittadini e i soldati di fede cattolica – Hitler decise di sospendere il programma di eutanasia. “I conti con Galen saranno fatti fino all’ultimo centesimo”, minacciò Hitler in persona. Ma la sua minaccia rimase vuota: il Furher morì suicida nel bunker di Berlino nove mesi prima di Von Galen. “Ci sono doveri di coscienza dai quali nessuno ci può liberare – disse il vescovo di Munster – dai quali nessuno ci può liberare e che vanno compiuti costi quel che costi, anche la stessa vita”.
I riferimenti alla vita e alle opere di Von Galen sono tratti dall’articolo “Il Leone di Munster” a firma di Giulio Meotti, pubblicato sul quotidiano “Il foglio” in data 22 febbraio 2014