FISH: no alle coperture assicurative private per alcune prestazioni sanitarie
Un emendamento approvato al Senato dà il via libera al ricorso a questo strumento. Una decisione che, avverte la federazione, mette a rischio il diritto alla salute e carica le famiglie di persone con disabilità di ulteriori costi
La Federazione Italiana per i diritti delle persone con disabilità e famiglia (FISH) esprime una profonda e crescente preoccupazione per l’emendamento n. 13.0.400 al disegno di legge “Misure di garanzia per l’erogazione delle prestazioni sanitarie”, recentemente approvato dalla commissione Affari sociali e sanità del Senato. Questo provvedimento rappresenta, infatti, un preoccupante passo indietro nella tutela dei diritti delle persone con disabilità, compromettendo l’universalità e l’equità delle cure previste dal Servizio sanitario nazionale (Ssn).
L’introduzione di misure che aprono la strada a coperture assicurative private per alcune prestazioni sanitarie, con il rischio di caricare sulle famiglie e sui Comuni il peso dei costi sanitari, mina le fondamenta di un sistema sanitario pubblico che deve garantire a tutti i cittadini l’accesso a cure adeguate, indipendentemente dalla loro condizione economica o di salute. La disabilità, infatti, comporta già di per sé un costo elevato, sia in termini di prestazioni sanitarie che di assistenza, che si riversa direttamente sulle persone con disabilità e sulle loro famiglie, spesso in difficoltà a fronteggiare oneri economici insostenibili.
L’articolo 32 della Costituzione Italiana sancisce il diritto alla salute come un diritto fondamentale dell’individuo, che deve essere tutelato dallo Stato senza discriminazioni. Questo principio costituzionale è messo seriamente in discussione dall’emendamento in questione, che rischia di trasformare la salute in una merce per pochi, creando un sistema sanitario a due velocità, dove chi non può permettersi assicurazioni private rischia di essere escluso da prestazioni essenziali.
L’introduzione di fondi sanitari integrativi che possano erogare prestazioni, anche se parzialmente comprese nei Livelli Essenziali di Assistenza (LEA), rischia di generare confusione e disuguaglianze nell’accesso alle cure. Le persone con disabilità, già frequentemente emarginate socialmente ed economicamente, si troverebbero ulteriormente penalizzate, esposte a un inasprimento della loro condizione di povertà e marginalizzazione. Non solo il costo delle prestazioni sanitarie diventerebbe insostenibile per molti, ma la qualità delle cure rischierebbe di abbassarsi, con gravi ripercussioni sulla loro qualità della vita.
In un Paese che si fonda sulla solidarietà e sull’uguaglianza dei diritti, non possiamo permettere che l’accesso alle cure diventi una questione legata al reddito o a una logica di profitto. La riforma del sistema sociosanitario deve invece puntare a garantire un accesso equo e universale alle cure, senza lasciare indietro nessuno, e in particolare le persone con disabilità, che già affrontano difficoltà quotidiane nel vivere una vita dignitosa.
FISH ribadisce con forza la necessità di interventi che rafforzino il sistema pubblico sanitario, assicurando la piena attuazione dell’articolo 32 della Costituzione, e invita le istituzioni a non adottare misure che rischiano di aggravare ulteriormente la condizione di fragilità delle persone con disabilità e delle loro famiglie. Non possiamo accettare che il diritto alla salute venga sacrificato su un altare di risparmi economici e interessi privati.
“Questo provvedimento, se non ritirato, porterà le persone con disabilità a un’ulteriore marginalizzazione sociale ed economica -avverte il presidente della FISH, Vincenzo Falabella-. È urgente un cambio di rotta, a tutela della salute di tutti, come previsto dalla nostra Costituzione. Per questo, abbiamo chiesto con forza di riaprire le audizioni, prima di procedere con l’approvazione del mandato al relatore, per garantire che le istanze delle persone con disabilità e delle loro famiglie siano ascoltate e adeguatamente considerate".